Realizzata dall’artista Pippo Galipò per la manifestazione “Il Natale degli Angeli” nel dicembre del 2010, l’opera vuole essere una metafora della incarna la condizione umana ferita, l'angoscia e la contraddizione dell'esistenza. “La transitorietà di questa figura fragile, fatta di rete metallica, fil di ferro e juta, di vuoto e pieno, di materia e spirito (la colomba),rappresenta la metafora della condizione dell'uomo moderno, incapace di affrontare un mondo sempre più virtuale e tecnologico, che con il miraggio di nuove libertà lo rende invece sempre più ingabbiato (la gabbia come controllo sociale)”.
L'Ammiraglio russo Fedor Fedorovich Ushakov (1745-1817) nel maggio 1802 assunse il comando in capo della flotta del mar Baltico, squadra navale a cui appartenevano anche gli equipaggi delle navi che, all'indomani del sisma del 1908 portarono i soccorsi a Messina.Considerato come uno dei padri spirituali dei marinai russi di tutti le generazioni è commemorato su questa piazza con un busto eretto nell'ambito del festival di Primavera russa per il decennale dell'istituzione del Consolato generale.
Il busto, realizzato dallo scultore Antonio Bonfiglio, raffigura Ludovico Fulci (Santa Lucia del Mela, 31 dicembre 1849 – Messina, 28 giugno 1934), politico messinese, mazziniano, anticlericale, antifascista e antimonarchico, avversario dell’arcivescovo Paino e del Fascismo più tardi. Fulci fu eletto deputato alla Camera nel collegio di Messina dalla XV alla XXIII legislatura (1882-1913), nel gruppo Radicale.
Realizzata nel 2010 dall’artista Filippo De Mariano per “Il Natale degli Angeli”, una manifestazione promossa dal Comune di Messina per la diffusione dell’arte contemporanea tra le strade della città. Così l’artista spiega la sua opera “Il passaggio dell'angelo può essere spiegato in due modi, l'uomo che passa, come a chiedere il permesso, il perdono per le proprie colpe, lo sguardo mitologico che impone riverenza e rispetto, un passaggio tra una vecchia vita e una nuova... La seconda spiegazione sta proprio nell'angelo creato da un uomo peccatore, che con la sua bellezza un po modificata, ricercata, distorta, passa lasciando curiosità... Il passaggio dell'angelo è un gioco, anche nella sua creazione strutturale, di positivo e negativo, di mancanze e di masse, di bene e di male, di discorsi compiuti e storie mai finite. Mi piacerebbe sentir dire da qualche passante: "allora gli angeli esistono"...
I bassorilievi realizzati per i prospetti di Palazzo Zanca nel 1932 da Antonio Bonfiglio, (“Clarenza che suona la campana”), e Giuseppe Sutera (“Dina che lancia la prima pietra”), rappresentano un episodio leggendario della storia patria messinese. Durante l’assedio della Guerra del Vespro, condotto da Carlo d’Angiò con una possente armata, le due sorelle, asserragliate sul colle di Montalto con i concittadini, scoprirono la sortita notturna degli angioini (8 agosto 1282), svegliando l’esercito messinese guidato da Alaimo da Lentini, che, dopo una dura battaglia, ricacciò indietro gli agguerriti avversari.
Di umili origini, figlia di un cuoco, Rosa Rosso (Messina, 1808 - 1867) aveva assistito alla repressione borbonica seguita alla rivoluzione siciliana del 1820-21. Sposata con lo stalliere Donato, rimasta presto vedova, viveva guadagnandosi da vivere come “tosatrice di cani”. Condivideva però le aspirazioni della città per un cambiamento politico. Nel 1848-49 partecipò attivamente alla rivoluzione siciliana contro il governo borbonico, prima a Messina e poi a Palermo. A Messina fu protagonista di molti scontri armati con le truppe borboniche conquistandosi il titolo di “artigliera del popolo”. Dopo la riconquista borbonica dell’isola venne arrestata, torturata e imprigionata nei sotterranei della Cittadella. Uscita di prigione, viveva chiedendo l’elemosina davanti all’Università solo ai giovani studenti nei quali riponeva l’unica speranza per il futuro. Dopo il 1860, le fu concesso una piccola pensione. Morì in povertà. Un busto realizzato da Vincenzo Gugliandolo nel 1893 è custodito all’interno del Banco di Sicilia, nella sala degli sportelli dell’istituto
Al centro del grande triangolo, d’impianto classicista come tutto l’edificio, una figura femminile con diadema, tridente e scettro rappresenta Messina, Regina del Peloro. Il busto frontale e ieratico che emerge dalle acque impersonifica la potenza della città tra le due sponde dello Stretto, rappresentate dalle sirene Scilla e Cariddi, muscolari e sinuose creature. Immagine debitrice sia dell’iconografia marina inventata dal Montorsoli nelle sue bellissime fontane cittadine sia dai delfini della monetazione greca, il frontone è modernamente diviso in tre parti in funzione statico architettonica e, probabilmente, simbolica, a difesa di futuri sconvolgimenti tellurici.
Putti, teste femminile, cornucopie e profili allegorici fanno parte del repertorio scultoreo decorativo modellato, in calcestruzzo, da Antonio Bonfiglio per prospetti esterni dell’edificio. Disegni e progetti dovevano venirgli da Camillo Puglisi Allegra, eclettico e brillante architetto autore della Galleria Vittorio Emanuele III (1929).