La web series ’A Famigghia racconta in cinque episodi la sgangherata impresa turistica di tre ventenni che, a bordo di un furgoncino, offrono a due turiste in crociera, appena sbarcate al porto di Messina, «un viaggio “on the road” alla scoperta della vera Sicilia». Scritta, sceneggiata e diretta da Angelo Campolo, la serie, prodotta da Giuseppe Ministeri per la compagnia DAF, in collaborazione con l’Assessorato regionale Turismo, Sport e Spettacolo e la Sicilia Film Commission, riflette con leggerezza e ironia sui luoghi e sui loro abitanti, seguendo la rocambolesca giornata dei protagonisti.
La storia dei Cineclub nella città dello Stretto inizia nel 1935 con il “Cineguf”, la sezione cinematografica del Guf locale, acronimo dei Gruppi Universitari Fascisti diffusi e operanti in tutta Italia. Ne è responsabile Giordano Corsi, al quale si devono alcune serate retrospettive, organizzate presso la Casa dello Studente di via Cesare Battisti. Qui, nel corso di sette anni, vengono organizzate proiezioni seguite da dibattiti, e vengono prodotti anche alcuni documentari. L’attività cesserà con l’entrata in guerra dell’Italia ma, subito dopo il conflitto, sarà lo stesso Corsi, insieme a un gruppo di giovani (Enrico Bellantoni, Renato Cavallaro, Edoardo Biondi, Enzo Palumbo e altri) a dare vita nel 1947 ad un nuovo Cineclub, il “Circolo Messinese del Cinema”. Dopo una seconda fase di attività (1949-1950), cui parteciparono Remy Todaro, Paolo Mondello, Armando Vitelli, Enzo Campagna, l’iniziativa condusse ad una nuova esperienza, quella del “Circolo del cinema Lumière”. Vi fu poi un Cineclub con sede in via Cavalieri della Stella n.39, che durò sino al 1953 e, dal 1958 al 1962, venne fondato un “Circolo del cinema” che aderiva alla FICC, cui collaborarono Antonio Campagna, Mario La Rocca, Pippo Gambino, Paola Pugliatti, Giuseppe Carlozzo, Nino Cacìa ed Enrico Bellantoni, prima con l’avallo di Salvatore Pugliatti e poi con la presidenza di Angelo Falzea. Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio del nuovo decennio, vennero poi realizzate interessanti retrospettive ed iniziative dal Centro Universitario Cinematografico, con la direzione di Citto Saija e Ciccio Spataro, che si avvalse della sala del Cinema Orione e fu poi assorbito dal Cineforum che ne prende il nome. Fondato nel 1963, il “Cineforum Don Orione”, attivo ancora adesso con la presidenza di Nino Genovese, dopo una serie di iniziative preliminari venne inaugurato ufficialmente il 3 aprile 1964, con un programma di proiezioni ricco di titoli d’autore, e presentato dal Segretario dello Spettacolo di Messina Dino Arena. Soci e collaboratori del Cineforum, uno dei più antichi e prestigiosi d’Italia, furono, oltre ad Arena, Nino Cacìa, Salvatore Di Giacomo, Trento Malatino, Giuseppe Miligi, Rev. Giacomo Mondello, Alfonso Moscato, Santi Raffaele, Saverio Toldonato, Elio Trupiano, Ubaldo Vinci. Qui si sono formate intere generazioni di appassionati e studiosi, intellettuali ed operatori sociali, giovani impegnati in campo politico e nella società civile, anche grazie ad un fitto programma di attività collaterali – tra cui la collaborazione con la “rassegna Cinematografica Internazionale di Messina e Taormina” – che hanno arricchito, anno dopo anno, la vita culturale cittadina. Tra gli altri Cineclub messinesi vanno ricordati il Cinecircolo “Lorenzo Milani”, di cui fu presidente Ninni Panzera, l’“Entr’Acte”, “Officina 1892”, il “Manhattan”, l’“Umberto Barbaro”, il “Don Bosco” di Giostra, l’“Antonello da Messina”, l’“Arci”. Sulla scia del Don Orione, che nei tempi migliori arrivò a seimila soci, vennero fondati in provincia altri Cineclub, come quelli di S. Angelo di Brolo (promotori Nicola Fazio, Nino Ricciardi e Renato Caldarera), di Lipari (promotore Mariano Bruno), di Santa Teresa Riva (promotore Massimo Caminiti) e altri.
Messina, insieme alla sua provincia, ha scritto una pagina fondamentale nella storia del cinema italiano che, alla Sicilia, è legato sin dagli esordi. Numerosi luoghi messinesi, dalla città ai centri collinari e costieri della sua geografia paesaggistica, sono diventati set privilegiato di numerosi capolavori anche internazionali che, specialmente tra le Isole Eolie e Taormina, devono alla scelta della location una delle chiavi del loro successo.
La bellezza incontaminata delle Eolie, prima del boom turistico che ne ha fatto una delle mete più ambite, ha fatto da scenario, nel 1950, all’indimenticabile pellicola neorealista Stromboli – Terra di Dio di Roberto Rossellini, girato nell’isola omonima dell’arcipelago. La storia del film è legata all’amore tra il regista e Ingrid Bergman, che, non solo nei panni della protagonista ma anche nel cuore di Rossellini, prese il posto di Anna Magnani, la quale sarà invece immortalata, nello stesso anno, in Vulcano, del regista William Dieterle, girato, anche in questo caso, nell’isola da cui prende il nome. Nel 1954 Vittorio De Seta sceglie le Eolie per il suo Isole di fuoco, premiato nella sezione documentario al Festival di Cannes del 1955. Nel 1954, invece, il regista aveva firmato il corto Lu tempu di li pisci spata, girato nelle acque dello Stretto.
Le Eolie, ma anche Messina e altri luoghi, come Casalvecchio Siculo e Taormina, diventano scenario, nel 1960, del celebre L’avventura di Michelangelo Antonioni, con Gabriele Ferzetti, Monica Vitti, Lea Massari, Renzo Ricci. Lipari, Salina, Panarea, Alicudi e Stromboli sono scelte, nel 1993, per l’episodio Isole del film di Nanni Moretti Caro Diario, premiato l’anno successivo al Festival di Cannes per la miglior regia. Nel 1994 Salina è set dell’ultimo film in cui appare Massimo Troisi, Il Postino di Michael Radford, con Philippe Noiret e un’esordiente Maria Grazia Cucinotta. Del 2003 è La meglio gioventù, in cui compare Lipari, di Marco Tullio Giordana e, più recentemente, occorre citare almeno il documentario di Giovanna Taviani, la quale, proseguendo una tradizione familiare, ambienta e dedica alle isole Fughe e approdi (2011). Ma le Eolie sono divenute set anche per svariate fiction televisive, da Rino Gaetano – Ma il cielo è sempre più blu (di Marco Turco, 2007) a Edda Ciano e il comunista (di Graziano Diana, 2011).
Taormina, sede dell’omonimo festival internazionale del cinema è, al pari dell’arcipelago eoliano, uno degli scenari più amati dai registi di tutti i tempi, da Alberto Lattuada (Don Giovanni in Sicilia, 1967) a Roberto Benigni (Piccolo diavolo, 1988), da Luc Besson (Le grand bleu, 1988) a Giuseppe Tornatore (Malèna, 2000), da Woody Allen (La dea dell’amore, 1995) a Carlo Verdone (Grande, grosso e Verdone, 2008). Tra i film più noti girati a Messina e in provincia non si può non citare, poi, Il Padrino di Francis Ford Coppola, pietra miliare nella storia del cinema internazionale, premiato con tre Oscar e considerato tra i capolavori più belli di tutti i tempi, che fu girato, tra l’altro, a Savoca, Forza d’Agrò e Motta Camastra, ambientazioni scelte anche per il secondo e il terzo sequel.
Ma già agli albori del Novecento Messina è set di sperimentazioni, come rivelano, nel 1898, L’uscita dell’ultima messa dalla Chiesa dell’Annunziata del 6 novembre, Lo sbarco dei passeggeri dal Ferry-Boat, Convegno dei ciclisti messinesi allo Chalet. Del 1909 sono, invece, Dalla pietà all’amore e Amore e Morte, di Luca Comerio, e L’Orfanella di Messina di Arturo Ambrosio, mentre due anni dopo arriva La Fidanzata di Messina (1911), tratto dall’omonima tragedia di Friedrich Schiller. La città dello Stretto compare poi, tra gli altri film, in Viva l’Italia! (1961) di Roberto Rossellini, Mare matto (1963) di Renato Castellani, Quando i picciotti sgarrano (1978) di Romolo Cappadonia. Messina, infine, è set prediletto nel cinema di Francesco Calogero, dal film d’esordio La gentilezza del tocco (1987) all’ultima pellicola, Seconda primavera (2015). La città, inoltre, è diventata location di giovani cineasti, come Fabio Schifilliti, Massimo Coglitore, Christian Bisceglia, ed è spesso indagata attraverso documentari e cortometraggi.
Scritto e diretto in occasione del 90° Anniversario del catastrofico terremoto di Messina, il corto Tre case, di Nicola Calì, è stato prodotto nel novembre 1998 dalla cooperativa messinese Entr’acte, fondata nel 1981 dal regista Francesco Calogero. L’opera, che segna l’esordio di Calì dietro la macchina da presa, vince il premio come miglior cortometraggio nella terza edizione del Messina Film Festival (1998) e, l’anno dopo, si aggiudica il premio speciale della giuria al Festival di Casteggio e un riconoscimento nella kermesse Immagini a confronto.
Girato in parte a Messina, Mare matto è un film di produzione italo-francese del 1963, diretto da Renato Castellani, con Gina Lollobrigida, Jean-Paul Belmondo, Lamberto Maggiorani, Tomas Milian, fotografia di Toni Secchi, sceneggiatura di Castellani, Piero Bernardi, Leo Benvenuti, musiche di Carlo Rustichelli e Nino Rota. Al centro della storia, la vita dura della gente di mare, umile e coraggiosa, ma anche allegra e scanzonata. In origine gli episodi erano oltre la decina; Castellani voleva farne un film libero, svincolato dalle convenzioni, ma al montaggio il produttore Cristaldi lo fece drasticamente tagliare.
Nuovo lungometraggio di Francesco Calogero, scritto, diretto e prodotto dal regista messinese quindici anni dopo Metronotte, Seconda Primavera è stato presentato in occasione del Trieste Film Festival 2015, dove domenica 18 gennaio è avvenuta la prima proiezione, alla presenza dell’autore e dei principali componenti del cast, tra i quali spiccano numerosi interpreti messinesi. Girato nella città dello Stretto, è un film corale sulle quattro stagioni della vita, ciascuna delle quali è abbinata ad un personaggio.
Il film, omaggio al cinema come memoria della società, rappresenta una delle pellicole più amate e conosciute anche all’estero, ma pochi sanno che proprio a Messina, prima che altrove, ebbe inizio il suo straordinario successo. Uscito nelle sale nel 1988, Nuovo Cinema Paradiso, diretto da Giuseppe Tornatore, ha vinto moltissimi premi, tra i quali l’Oscar per il miglior film straniero nel 1990. Nel cast, accanto a Philippe Noiret, Salvatore Cascio, Marco Leonardi, Jacques Perrin, Agnese Nano, anche l’attore messinese Tano Cimarosa, presenza costante nelle pellicole di Tornatore.
Deadline è un cortometraggio italiano del 2002 scritto e diretto da Massimo Coglitore, con Guido Caprino, Karina Arutyunyan, Maurizio Puglisi, Alessia Tripodo. Si tratta di un thriller horror, realizzato da Coglitore subito dopo The Elevator, il suo primo film. Girato in 35 mm, Deadline debutta in concorso al Torino Film Festival nello stesso anno e, selezionato in diversi festival, viene trasmesso da alcune tv satellitari, oltre ad essere distribuito dalla Fice nelle sale cinematografiche associate.