Foto Profilo Giovanni Pascoli
Tale potenza nascosta donde s’irradia la rovina e lo stritolio, ha annullato qui tanta storia, tanta bellezza, tanta grandezza. Ma ne è rimasta come l’orma nel cielo, come l’eco nel mare. Qui dove è quasi distrutta la storia, resta la poesia. Le parole commosse con cui Giovanni Pascoli evoca la tragedia del terremoto che, la notte del 28 dicembre 1908, colpisce Messina, connettono la storia personale del poeta romagnolo alle rive dello Stretto, dove egli era giunto dieci anni prima per insegnare Letteratura latina nell’ateneo cittadino, rimanendovi sino alla fine di giugno del 1902. A Messina vive con la sorella Mariù, dapprima in via Legnano, attendendo intensamente ai propri studi e ritornando nei familiari luoghi nativi durante i mesi estivi. In questi anni stringe amicizia con il giovane umanista Manara Valgimigli e intrattiene fitte corrispondenze epistolari, ricevendo una lettera anche da Filippo Tommaso Marinetti, anima dell’avanguardia futurista, che trae incentivo dalla sperimentazione linguistica pascoliana. La residenza messinese successiva fu un appartamento di Palazzo Sturiale, a Piazza Risorgimento, da cui Pascoli ammirava l’Aspromonte oltre lo Stretto e, dall’altra parte, i monti sovrastati da Forte Gonzaga. Mete predilette delle sue passeggiate, erano la Palazzata, la Pescheria, la spiaggia di Maregrosso, da dove ammira il “Fretum Siculum”, e il mare. Messina ha tributato alla sua memoria l’attestato di cittadinanza onoraria, in occasione del centenario della morte, ricordato con un ricco calendario di appuntamenti culturali, a cura del Comitato di Coordinamento delle Celebrazioni Pascoliane di Messina 2012, cui hanno aderito la Biblioteca comunale “Tommaso Cannizzaro” e la Biblioteca provinciale “G. Pascoli”, in collaborazione con l’Università e la Biblioteca regionale universitaria.