Gli isolati I e II furono edificati a partire dal 1937. Il progetto è opera di Giuseppe Samonà e Guido Viola che collaborarono insieme anche ad altri interventi. (Cardullo F., 1999). Il primo dei due isolati asseconda la curva della via V. Emanuele risultando vagamente trapezoidale mentre il secondo dei due isolati ha uno sviluppo lineare. La loro configurazione formale è affidata ad un ordine gigante che incornicia con elementi in pietra il passaggio coperto tra i due edifici che, in qualche modo, ricorda una delle porte della vecchia palazzata distrutta dal terremoto.
Del progetto originario della palazzata vennero realizzati soltanto gli isolati I e II, gli edifici posti alla testata nord della Palazzata, che vennero destinati a sedi per gli uffici dell’INA. Gli isolati I e II furono edificati a partire dal 1937. Il progetto è opera di Giuseppe Samonà e Guido Viola che collaborarono insieme anche ad altri interventi. (Cardullo F., 1999). Il primo dei due isolati asseconda la curva della via V. Emanuele risultando vagamente trapezoidale mentre il secondo dei due isolati ha uno sviluppo lineare. La loro configurazione formale è affidata ad un ordine gigante che incornicia con elementi in pietra il passaggio coperto tra i due edifici che, in qualche modo, ricorda una delle porte della vecchia palazzata distrutta dal terremoto. Infatti in corrispondenza del passaggio, in sommità del quale è una raffigurazione dell’operosità dei lavoratori, lo spessore dei due edifici si riduce così che l’unione tra due edifici contigui, nell’idea originaria del progetto che ne prevedeva tredici, avrebbe ricordato la cortina continua che nei secoli precedenti aveva caratterizzato l’affaccio a mare della città.
Sulla scorta delle indicazioni del Piano Regolatore dell’ing. Luigi Borzì venne bandito un concorso di idee per la realizzazione dell’affaccio a mare della città di Messina. Nel 1930 Giuseppe Samonà partecipò unitamente a Camillo Autore, Guido Viola e Raffaele Leone, aggiudicandosi la vittoria su ventinove concorrenti. In luogo della palazzata distrutta dal terremoto, il progetto vincitore del concorso prevedeva la realizzazione di tredici isolati che, per motivi di sicurezza sismica, dovevano essere strutturalmente indipendenti. Dei tredici isolati, previsti nel progetto vincitore, ne vennero realizzati solo undici e in essi l’idea originaria, a causa del notevole lasso di tempo intercorso tra la costruzione del primo e dell’ultimo, si modificò significativamente. Del progetto originario della palazzata vennero realizzati soltanto gli isolati I e II, gli edifici posti alla testata nord della Palazzata, che vennero destinati a sedi per gli uffici dell’INA. Gli isolati I e II furono edificati a partire dal 1937. Il progetto è opera di Giuseppe Samonà e Guido Viola che collaborarono anche in altri interventi. (Cardullo F., 1999). Il primo dei due isolati asseconda la curva della via V. Emanuele risultando vagamente trapezoidale mentre il secondo dei due ha uno sviluppo lineare. La loro configurazione formale è affidata ad un ordine gigante che incornicia con elementi in pietra il passaggio coperto tra i due edifici che, in qualche modo, ricorda una delle porte della vecchia palazzata distrutta dal terremoto. Infatti, in corrispondenza del passaggio alla cui sommità è posta una raffigurazione dell’operosità dei lavoratori, lo spessore dei due edifici si riduce così che l’unione tra due edifici contigui, nell’idea originaria del progetto, avrebbe ricordato la cortina continua che nei secoli precedenti aveva caratterizzato l’affaccio a mare della città. In pieno razionalismo il linguaggio utilizzato da Viola e Samonà è congruo con i tempi: la struttura è evidenziata lungo gran parte delle facciate, fatta eccezione per la soluzione d’angolo sottolineata dall’assenza del portico di copertura. Un basamento in pietra che individua l’attacco a terra dei due edifici e un portico di copertura che riunifica i due volumi caratterizzandone il rapporto con il cielo. Lo sviluppo in elevato di ambedue gli edifici è caratterizzato da un doppio ordine di balconi continui con parapetti in muratura che replicano in chiave semplificata il disegno del portico della terrazza. Le superfici del piano terreno sono contraddistinte dall’impiego di lastre di marmo mentre la struttura dei pilastri è ricoperta da tesserine quadrate di colore grigio e le rimanenti parti dell'edificio sono caratterizzate da un intonaco cementizio. Gli infissi di legno sono speculari e risultano posti al centro delle campate.