La storia del complesso residenziale Casa Nostra è probabilmente tra le esperienze più paradigmatiche della storia urbana e sociale della città di Messina. Sorto sulle colline del quartiere Giostra, periferia popolare della città, l’insediamento, costruito negli anni ’80, è stato sgomberato nel 1993, a pochi anni dall’inaugurazione (1985). Una frana, infatti, ha costretto le famiglie che abitavano tredici palazzine del complesso a lasciare le proprie case, ancora soggette a mutui e prestiti, creando un vero e proprio deserto urbanistico.
La storia del complesso residenziale Casa Nostra è probabilmente tra le esperienze più paradigmatiche della storia urbana e sociale della città di Messina. Sorto sulle colline del quartiere Giostra, periferia popolare della città, l’insediamento, costruito negli anni ’80, è stato sgomberato nel 1993, a pochi anni dall’inaugurazione (1985). Una frana, infatti, ha costretto le famiglie che abitavano tredici palazzine del complesso a lasciare le proprie case, ancora soggette a mutui e prestiti, creando un vero e proprio deserto urbanistico. Dal 1993 al 2014 il complesso abitativo è stato al centro di una battaglia giudiziaria e di una riscossa sociale che nel 2015 ha visto protagonisti gli abitanti della zona riuniti nel laboratorio Ri.Criamo Casa Nostra, fortemente voluto dall’attivista Silvestro Bonanno. Attraverso il linguaggio dell’arte, una presenza viva e colorata ha rotto il grigiore di Casa Nostra unendo la comunità degli abitanti di Tremonti in un esperimento di riqualificazione dal basso premiata dal finanziamento della demolizione degli edifici pericolanti e della costruzione di un parco urbano nell’area, grazie al contratto firmato dall’amministrazione comunale di Messina nel settembre del 2015, che costituisce l’atto definitivo di una lunga e densa battaglia condotta da cittadini e politici. La vicenda di questa spontanea riappropriazione del territorio urbano vede nel linguaggio artistico uno strumento di denuncia e di risignificazione degli spazi e dei materiali. Nel luglio del 2015, un grande sole è stato posto sulla facciata di uno dei palazzi prospicienti la “Piazza della Vergogna”, lo slargo attraversato ogni giorni da migliaia di cittadini che abitano gli altri complessi edilizi della zona. Il grande sole prodotto dal laboratorio di Ri.Creiamo Casa Nostra svetta sul grottesco mostro della Burocrazia, informe aggregato di materiali dalle grandi orecchie dalla bocca irta di denti - sbarre. Due grandi occhi sono stati realizzati sul prospetto di un altro palazzo disabitato, animando di vivida tensione psicologica le nude pareti di questi fabbricati depredati di tutto e lasciati per decenni nel più completo abbandono. Una vittoriosa V, realizzata con un paio di sci riciclati e il telaio di una porta indica l’area dove dovrebbe sorgere il parco urbano, segnando anche, a mo’ di stendando, la vittoria di un gruppo di cittadini contro l’assurdità della burocrazia e la violenza del malaffare.
La storia del complesso residenziale Casa Nostra è probabilmente tra le esperienze più paradigmatiche della storia urbana e sociale della città di Messina. Sorto sulle colline del quartiere Giostra, periferia popolare della città, l’insediamento, costruito negli anni ’80, è stato sgomberato nel 1993, a pochi anni dall’inaugurazione (1985). Una frana, infatti, ha costretto le famiglie che abitavano tredici palazzine del complesso a lasciare le proprie case, ancora soggette a mutui e prestiti, creando un vero e proprio deserto urbanistico. Dal 1993 al 2014 il complesso abitativo è stato al centro di una battaglia giudiziaria e di una riscossa sociale che nel 2015 ha visto protagonisti gli abitanti della zona riuniti nel laboratorio Ri.Criamo Casa Nostra, fortemente voluto dall’attivista Silvestro Bonanno. Attraverso il linguaggio dell’arte, una presenza viva e colorata ha rotto il grigiore di Casa Nostra unendo la comunità degli abitanti di Tremonti in un esperimento di riqualificazione dal basso premiata dal finanziamento della demolizione degli edifici pericolanti e della costruzione di un parco urbano nell’area, grazie al contratto firmato dall’amministrazione comunale di Messina nel settembre del 2015, che costituisce l’atto definitivo di una lunga e densa battaglia condotta da cittadini e politici. La vicenda di questa spontanea riappropriazione del territorio urbano vede nel linguaggio artistico uno strumento di denuncia e di risignificazione degli spazi e dei materiali. Nel luglio del 2015, un grande sole è stato posto sulla facciata di uno dei palazzi prospicienti la “Piazza della Vergogna”, lo slargo attraversato ogni giorni da migliaia di cittadini che abitano gli altri complessi edilizi della zona. Il grande sole prodotto dal laboratorio di Ri.Creiamo Casa Nostra svetta sul grottesco mostro della Burocrazia, informe aggregato di materiali dalle grandi orecchie dalla bocca irta di denti - sbarre. Due grandi occhi sono stati realizzati sul prospetto di un altro palazzo disabitato, animando di vivida tensione psicologica le nude pareti di questi fabbricati depredati di tutto e lasciati per decenni nel più completo abbandono. Una vittoriosa V, realizzata con un paio di sci riciclati e il telaio di una porta indica l’area dove dovrebbe sorgere il parco urbano, segnando anche, a mo’ di stendando, la vittoria di un gruppo di cittadini contro l’assurdità della burocrazia e la violenza del malaffare. Non si tratta di un caso isolato, l’esperienza di Casa Nostra può essere messa in connessione con l’incredibile storia di Giovanni Cammarata, l’artista di Maregrosso che dal 1979 al 2002 si fece carico di una spontanea e anarchica opera di riqualificazione urbana laddove interessi privati e complicità delle istituzioni hanno contribuito a generare un luogo senza identità, aperto a tutte le possibili speculazioni e al lento e inesorabile degrado dei luoghi e degli abitanti. Se Cammarata ha operato in perfetta solitudine, il laboratorio creativo di Casa Nostra è il frutto di una sensibilità sociale ed estetica che va diffondendosi nella comunità messinese e che trova anche nelle istituzioni una maggiore attenzione, come testimoniato dalle pensiline del tram oggetto dell’intervento degli artisti selezionati da Distrart.