Il Museo d’Arte Contemporanea Horcynus Orca - MACHO è il museo creato dall’omonima fondazione nei pregevoli spazi del parco letterario di Torre Faro. La sua costituzione deriva dalla lunga stagione di eventi promossi dall’ente fondatore che ha permesso di raccogliere un notevole corpus di opere, attraverso la generosità di numerosi artisti, collezionisti, critici e teorici coordinati dalla storica d’arte Martina Corgnati, curatrice della collezione.
Il Museo d’Arte Contemporanea Horcynus Orca - MACHO è il museo creato dall’omonima fondazione nei pregevoli spazi del parco letterario di Torre Faro. La sua costituzione deriva dalla lunga stagione di eventi promossi dall’ente fondatore che ha permesso di raccogliere un notevole corpus di opere, attraverso la generosità di numerosi artisti, collezionisti, critici e teorici coordinati dalla storica d’arte Martina Corgnati, curatrice della collezione. Il cuore tematico del museo si fonda su un progetto di ricerca intorno all’arti visive prodotte nei contesti geopolitici del Mediterraneo, secondo quell’ottica d’inclusione e connessione che è al centro dell’attività culturale della fondazione Horcynus Orca. Oggi il MACHO propone una collezione di un centinaio di opere, esposte in un percorso espositivo di cinque sale, cui si aggiunge un archivio video di 500 titoli realizzati da più di 200 artisti. Il percorso espositivo è costituito da dieci sale. L’astrazione italiana e i suoi protagonisti sono al centro della prima sala, in cui sono allestite le opere dei protagonisti di questa stagione artistica: Agostino Ferrari, Luciano Betalini, Gianfranco Anastasio e Gianfranco D’Alonzo, arricchite dalle opere dello scultore Angelo Casciello e dal designer e scultore Riccardo Dalisi. Nella seconda sala sono raccolte le produzioni delle personalità emerse nel mondo arabo a partire dagli anni 2000. Gli egiziani Nermine Hammam, con Metanoia (2009), Khaled Kafez, Amal Kenavy con una tela e un video della serie You Will be Killed (2006), Moataz Nasr con un video e un’istallazione fotografica del lavoro intitolato Water (2000). Sempre nella stessa sala è presente un’installazione site specific dedicata alla preghiera realizzata dal libanese Salah Saouli realizzata per Horcynus Orca in occasione della mostra Sud-Est (2005). La terza sala ospita un progetto ideato da Martina Corgnati e realizzato a Tunisi nel 2012, quando Agostino Ferrari e Nja Mahdaoui (1937) hanno dipinto insieme una grande tela a quattro mani mettendo a confronto la tradizione calligrafica araba e quella occidentale del segno astratto elaborata da Ferrari nella sua lunga carriera. Le opere sono state, anche in questo caso, donate al Museo dagli artisti. Nella quarta sala ospita l’istallazione Homenaje a las aguas del Leteo, realizzata oppositamente da De Soto per la fondazione HO in occasione della mostra “Incontri Mediterranei – Nord – Ovest” curata da Martina Corgnati nel 2012, presso le Terme di San Calogero a Lipari. Si tratta di dieci opere in acciaio ossidato dedicate al tema del tempo e della memoria; una riflessione che l’artista, tra i maggiori scultori spagnoli contemporanei, sviluppa attraverso lavori di grande purezza formale e intensa carica emotiva. Nella quinta sala sono ospitate alcune opere di Tsibi Geva, uno dei più influenti artisti israeliani contemporanei. Figlio di un importante architetto razionalista, Geva lavora sull’ambiente in una riflessione sugli strati storici e culturali che danno forma all’identità di un popolo e di un paesaggio. L’installazione per HO venne realizzata direttamente a Messina, con materiali recuperati in loco. Il suo titolo, The bird inside stands outiside allude alla dimensione complessa della pittura che pur non rappresentando nulla instaura una dialettica di emozioni e relazioni ricca di sfumature. Nella sesta sala sono ospitate due opere del notissimo artista siciliano Emilio Isgrò. Si tratta di due installazioni in cui sono presenti i suoi celebri insetti: “Non è la prima volta che uso le api per le mie mostre, ama in queste occasione si tratta di api eoliane e siciliane, cioè d’insetti in grado di sopravvivere all’inquinamento che sta distruggendo tutte le altri api del modo. Come se la sapienza millenaria di cui le api sono portatrici, suggendo il miele dai fiori delle grandi culture mediterranee – da quella greca a quella araba, da quella fenicia a quella normanna – potesse ancora lanciare un segnale di fiducia d un’Europa che sembra sgretolarsi sotto il peso della sua stessa storia”. Nell’ultima sala sono ospitate tre artiste mediterranee che si sono concentrate sul grande tema delle migrazioni. Emily Jaciri che con il video Crossing Surda (2002) documenta l’attraversamento di un check point tra Israele e Palestina, Natividad Navalon che presenta il viaggio nel tempo compiuto da ogni donna nel corso della sua vita (2012), e Agnese Purgatorio che presenta una monumentale ciminiereacomignolo realizzata con un collage fotografico nel 2007/08, simbolo delle navi di migranti sulle rotte verso l’Europa.
Il Museo d’Arte Contemporanea Horcynus Orca - MACHO è il museo creato dall’omonima fondazione nei pregevoli spazi del parco letterario di Torre Faro. La sua costituzione deriva dalla lunga stagione di eventi promossi dall’ente fondatore che ha permesso di raccogliere un notevole corpus di opere, attraverso la generosità di numerosi artisti, collezionisti, critici e teorici coordinati dalla storica d’arte Martina Corgnati, curatrice della collezione. Il cuore tematico del museo si fonda su un progetto di ricerca intorno all’arti visive prodotte nei contesti geopolitici del Mediterraneo, secondo quell’ottica d’inclusione e connessione che è al centro dell’attività culturale della fondazione Horcynus Orca. Oggi il MACHO propone una collezione di un centinaio di opere, esposte in un percorso espositivo di cinque sale, cui si aggiunge un archivio video di 500 titoli realizzati da più di 200 artisti. Il percorso espositivo è costituito da dieci sale. L’astrazione italiana e i suoi protagonisti sono al centro della prima sala, in cui sono allestite le opere dei protagonisti di questa stagione artistica: Agostino Ferrari, Luciano Betalini, Gianfranco Anastasio e Gianfranco D’Alonzo, arricchite dalle opere dello scultore Angelo Casciello e dal designer e scultore Riccardo Dalisi. Nella seconda sala sono raccolte le produzioni delle personalità emerse nel mondo arabo a partire dagli anni 2000. Gli egiziani Nermine Hammam, con Metanoia (2009), Khaled Kafez, Amal Kenavy con una tela e un video della serie You Will be Killed (2006), Moataz Nasr con un video e un’istallazione fotografica del lavoro intitolato Water (2000). Sempre nella stessa sala è presente un’installazione site specific dedicata alla preghiera realizzata dal libanese Salah Saouli realizzata per Horcynus Orca in occasione della mostra Sud-Est (2005). La terza sala ospita un progetto ideato da Martina Corgnati e realizzato a Tunisi nel 2012, quando Agostino Ferrari e Nja Mahdaoui (1937) hanno dipinto insieme una grande tela a quattro mani mettendo a confronto la tradizione calligrafica araba e quella occidentale del segno astratto elaborata da Ferrari nella sua lunga carriera. Le opere sono state, anche in questo caso, donate al Museo dagli artisti. Nella quarta sala ospita l’istallazione Homenaje a las aguas del Leteo, realizzata oppositamente da De Soto per la fondazione HO in occasione della mostra “Incontri Mediterranei – Nord – Ovest” curata da Martina Corgnati nel 2012, presso le Terme di San Calogero a Lipari. Si tratta di dieci opere in acciaio ossidato dedicate al tema del tempo e della memoria; una riflessione che l’artista, tra i maggiori scultori spagnoli contemporanei, sviluppa attraverso lavori di grande purezza formale e intensa carica emotiva. Nella quinta sala sono ospitate alcune opere di Tsibi Geva, uno dei più influenti artisti israeliani contemporanei. Figlio di un importante architetto razionalista, Geva lavora sull’ambiente in una riflessione sugli strati storici e culturali che danno forma all’identità di un popolo e di un paesaggio. L’installazione per HO venne realizzata direttamente a Messina, con materiali recuperati in loco. Il suo titolo, The bird inside stands outiside allude alla dimensione complessa della pittura che pur non rappresentando nulla instaura una dialettica di emozioni e relazioni ricca di sfumature. Nella sesta sala sono ospitate due opere del notissimo artista siciliano Emilio Isgrò. Si tratta di due installazioni in cui sono presenti i suoi celebri insetti: “Non è la prima volta che uso le api per le mie mostre, ama in queste occasione si tratta di api eoliane e siciliane, cioè d’insetti in grado di sopravvivere all’inquinamento che sta distruggendo tutte le altri api del modo. Come se la sapienza millenaria di cui le api sono portatrici, suggendo il miele dai fiori delle grandi culture mediterranee – da quella greca a quella araba, da quella fenicia a quella normanna – potesse ancora lanciare un segnale di fiducia d un’Europa che sembra sgretolarsi sotto il peso della sua stessa storia”. Nell’ultima sala sono ospitate tre artiste mediterranee che si sono concentrate sul grande tema delle migrazioni. Emily Jaciri che con il video Crossing Surda (2002) documenta l’attraversamento di un check point tra Israele e Palestina, Natividad Navalon che presenta il viaggio nel tempo compiuto da ogni donna nel corso della sua vita (2012), e Agnese Purgatorio che presenta una monumentale ciminiereacomignolo realizzata con un collage fotografico nel 2007/08, simbolo delle navi di migranti sulle rotte verso l’Europa. Ultima nota riguarda lo spazio ospitante. Il forte ottocentesco sede della collezione MACHO, deve il suo nome, “Forte degli inglesi”, dall’occupazione britannica dei primi anni del XIX secolo. La celebre torre tronco conica cela un secondo forte con relativa torre di età rinascimentale, di cui poco si conosce. La fortificazione fu implementata durante l’Ottocento, per poi trovare la sua forma definitiva nel secondo dopoguerra. I recenti lavori di restauro a cura della Soprintendenza di Messina hanno portato alla luce il basamento del faro di epoca romana, oltre al resto di alcune cisterne di acqua piovana e altro materiale.