Spiaggia d’estate. Due giovani uomini su un’altalena, un gruppo di bagnanti si rilassa sulla spiaggia. Siamo al lido di Mortelle, sono i tardi anni ‘50. La città di Messina è all’apogeo della sua brevissima e dolorosissima storia novecentesca. Il lido è pieno di gente, ovunque. In piscina, sul ballatoio, tra le cabine, alle docce, uomini e donne in costume godono della brezza marina e dei confort offerti dalla nuovissima struttura balneare.
Spiaggia d’estate. Due giovani uomini su un’altalena, un gruppo di bagnanti si rilassa sulla spiaggia. Siamo al lido di Mortelle, sono i tardi anni ‘50. La città di Messina è all’apogeo della sua brevissima e dolorosissima storia novecentesca. Il lido è pieno di gente, ovunque. In piscina, sul ballatoio, tra le cabine, alle docce, uomini e donne in costume godono della brezza marina e dei confort offerti dalla nuovissima struttura balneare. Nella grande monografia dedicata a Michelangelo Vizzini non vengono fornite indicazioni precise cronologiche su questa serie di scatti. Semplicemente compaiono al capitolo “Lidi”, dopo una grande carrellata sull’attività di reportage realizzata dal noto fotografo messinese durante le manifestazioni che vedevano soggiornare in città i divi del cinema di allora. C’era l’agosto messinese, un cartellone fittissimo di feste, spettacoli, proiezioni di grande livello artistico. La città di quegli anni ci viene restituita in questa versione mondana e internazionale che spesso pare una sorta di consolazione iconografica delle odierne sciagure. Tuttavia, gli scatti al lido di Mortelle si pongono in continuità con i volti di Gassman, Sordi, Celi, Manfredi immortalati durante le loro strepitose vacanze. Ne sono in qualche modo la versione popolare e domestica, restituiscono un’idea della città molto serena, immersa un’atmosfera di pieno e diffuso benessere. Vizzini ci restituisce un ritratto felice inattaccabile, dove, nonostante la folla, non sembra esserci nessun particolare in grado di tradire un’inquietudine, un disagio, una nota stonata. D’altra parte proprio la costruzione del Lido del Tirreno e del Lido di Mortelle sono il frutto di un particolare momento di felici intuizioni da parte degli imprenditori e della politica. “La molla […] per la partenza delle iniziative private a Mortelle venne da una serie di provvedimenti legislativi che si susseguirono a partire dai primi anni ’50, quando si cominciò a considerare per la prima volta il turismo come potenziale via di sviluppo. Infrastrutture, propaganda, strutture recettive andavano potenziate e integrate per ambire a una crescita delle presenze turistiche in Sicilia, e competere a livello internazionale con altre località che avevano già avviato tali processi: è questo il cuore degli innumerevoli discorsi, disegni di legge, resoconti formulati in quegli anni in parlamento e sulla stampa”[1].
[1] Isabella Fera, L’architettura moderna va in vacanza. Una città balneare sullo stretto di Messina, LetteraVentidue, Siracusa, 2011, p.66.
Spiaggia d’estate. Due giovani uomini su un’altalena, un gruppo di bagnanti si rilassa sulla spiaggia. Siamo al lido di Mortelle, sono i tardi anni ‘50. La città di Messina è all’apogeo della sua brevissima e dolorosissima storia novecentesca. Il lido è pieno di gente, ovunque. In piscina, sul ballatoio, tra le cabine, alle docce, uomini e donne in costume godono della brezza marina e dei confort offerti dalla nuovissima struttura balneare. Nella grande monografia dedicata a Michelangelo Vizzini non vengono fornite indicazioni precise cronologiche su questa serie di scatti. Semplicemente compaiono al capitolo “Lidi”, dopo una grande carrellata sull’attività di reportage realizzata dal noto fotografo messinese durante le manifestazioni che vedevano soggiornare in città i divi del cinema di allora. C’era l’agosto messinese, un cartellone fittissimo di feste, spettacoli, proiezioni di grande livello artistico. La città di quegli anni ci viene restituita in questa versione mondana e internazionale che spesso pare una sorta di consolazione iconografica delle odierne sciagure. Tuttavia, gli scatti al lido di Mortelle si pongono in continuità con i volti di Gassman, Sordi, Celi, Manfredi immortalati durante le loro strepitose vacanze. Ne sono in qualche modo la versione popolare e domestica, restituiscono un’idea della città molto serena, immersa un’atmosfera di pieno e diffuso benessere. Vizzini ci restituisce un ritratto felice inattaccabile, dove, nonostante la folla, non sembra esserci nessun particolare in grado di tradire un’inquietudine, un disagio, una nota stonata. D’altra parte proprio la costruzione del Lido del Tirreno e del Lido di Mortelle sono il frutto di un particolare momento di felici intuizioni da parte degli imprenditori e della politica. “La molla […] per la partenza delle iniziative private a Mortelle venne da una serie di provvedimenti legislativi che si susseguirono a partire dai primi anni ’50, quando si cominciò a considerare per la prima volta il turismo come potenziale via di sviluppo. Infrastrutture, propaganda, strutture recettive andavano potenziate e integrate per ambire a una crescita delle presenze turistiche in Sicilia, e competere a livello internazionale con altre località che avevano già avviato tali processi: è questo il cuore degli innumerevoli discorsi, disegni di legge, resoconti formulati in quegli anni in parlamento e sulla stampa”[1]. Al netto delle contestualizzazioni storiche, gli scatti di Vizzini rimangono un manifesto pieno di vitalità. Una vitalità ordinata, serena e ancora oggi parlante. Come nella foto realizzato al gruppo di uomini seduti presso il bancone, intenti a scambiarsi un grande bicchiere ormai svuotato dalle cannucce. Il fotografo ha immortalato il gruppo senza sbavature, riuscendo a includere dentro il rettangolo dell’istantanea, i movimenti briosi delle persone ritratte, non perdendo di vista neanche l’architettura dentro cui s’inserisce la testa dell’uomo seduto in primo piano. Vizzini è un fotografo dall’occhio rigoroso, calmo. Riesce a cogliere il dinamismo del tuffatore senza sfocature, il suo corpo è immobilizzato dalla luce perfetta, egli sembra galleggiare. Allo stesso modo, gli astanti sul ponte sembrano le figure di un quadro mentre la bambina che si allontana con il salvagente appare delicata e romantica come una ballerina di Degas. In un altro scatto un giovane spinge una giostra con alcune donne che lo guardano forse per dirgli qualcosa, mentre un’altra, di spalle, tende la mano in un gesto di rimprovero verso un altro giovane in piedi a sinistra. Il taglio dall’alto dello scatto, l’articolato ritmo degli sguardi e la presenza femminile rendono questa foto un’ironica e icastica rappresentazione dell’estate, così come infantilmente e profondamente è radicata nell’animo di ogni buon siciliano.
[1] Isabella Fera, L’architettura moderna va in vacanza. Una città balneare sullo stretto di Messina, LetteraVentidue, Siracusa, 2011, p.66.