Lo spettacolo segna il debutto della compagnia Carullo-Minasi, inaugurando la trilogia di testi che i due giovani autori-attori dedicano a Platone attraversando i temi dell’amore, del sacro e dell’arte. In qualità di autori, registi e interpreti, Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi evocano, con toni poetici e un’atmosfera fiabesca al limite tra realtà e sogno, la storia di due piccoli esseri umani, un uomo e una donna dalle fattezze ridotte, che si ritrovano sul grande palco dell’esistenza. Due passi sono conquista il Premio Scenario per Ustica 2011, il Premio In Box 2012 e il Premio Internazionale Teresa Pomodoro 2013, oltre ad essere finalista al Premio Museo Cervi “Resistenze” 2012 e al Premio Le Voci dell’Anima 2013.
Lo spettacolo segna il debutto della compagnia Carullo-Minasi, inaugurando la trilogia di testi che i due giovani autori-attori dedicano a Platone attraversando i temi dell’amore, del sacro e dell’arte. I "due passi" del titolo rappresentano, tra le altre cose, un’ipotesi, una partenza, la possibilità di affrontare con coraggio e leggerezza il viaggio della vita, quella intravista dallo stretto spazio di una camera. Qui, tra oggetti quotidiani ed essenziali e altri piuttosto strambi, simboli di un altrove fisico ed emotivo, come l’universo infantile, trascorrono il tempo due piccoli esseri umani, un uomo e una donna dalle fattezze ridotte, che si ritrovano sul grande palco dell’esistenza. È ispirandosi a questo motivo che prende forma l’atto unico, costruito su un sapiente intreccio di riferimenti filosofici e letterari, secondo un processo creativo nutrito dalla biografia e dalla formazione artistica di Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi. In qualità di autori, registi e interpreti, i due evocano, con toni poetici e un’atmosfera fiabesca al limite tra realtà e sogno, una vicenda d’amore, destinata a mutarsi in storia universale. Ad illustrarne la scaturigine, leggiamo nelle note di regia:
Il processo di realizzazione dello spettacolo è stato assai sorprendente. Siam partiti dal tema della malattia, della quotidianità patologizzata in vista di un’ipotetica salvezza fatta di prescrizioni e negazioni, e siamo misteriosamente -quasi per opposizione- approdati ai temi dell’amore, della creazione, della libertà, della conoscenza. Temi “tanti”, temi ingombranti, temi tutti legati alla vita, alla dignità, alla semplicità dell’esserci. Un esercizio di coppia legato ai metaforici temi dell’andare, dell’agire, del potere volere nonostante l’apparente impossibilità.
Due passi sono ha conquistato il Premio Scenario per Ustica 2011, il Premio In Box 2012 e il Premio Internazionale Teresa Pomodoro 2013, oltre ad essere stato finalista al Premio Museo Cervi “Resistenze” 2012 e al Premio Le Voci dell’Anima 2013.
Lo spettacolo segna il debutto della compagnia Carullo-Minasi, inaugurando la trilogia di testi che i due giovani autori-attori dedicano a Platone attraversando i temi dell’amore, del sacro e dell’arte. I "due passi" del titolo rappresentano, tra le altre cose, un’ipotesi, una partenza, la possibilità di affrontare con coraggio e leggerezza il viaggio della vita, quella intravista dallo stretto spazio di una camera. Qui, tra oggetti quotidiani ed essenziali e altri piuttosto strambi, simboli di un altrove fisico ed emotivo, come l’universo infantile, trascorrono il tempo Pe e Cri, due piccoli esseri umani, un uomo e una donna dalle fattezze ridotte, che si ritrovano sul grande palco dell’esistenza, alla ricerca della bellezza. È ispirandosi a questo motivo, con delicatezza e autoironia, che prende forma l’atto unico, costruito su un sapiente intreccio di riferimenti filosofici e letterari, secondo un processo creativo nutrito dalla biografia e dalla formazione artistica di Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi. Reggino lui, messinese lei, in qualità di autori, registi e interpreti, i due evocano, con toni poetici e un’atmosfera fiabesca al limite tra realtà e sogno, una vicenda d’amore, destinata a mutarsi in storia universale. In un sublime gioco a nascondere, la parola partecipa, tra dialoghi surreali e umanissimi, alla tenerezza e all'incanto che tenacemente resistono, oltre l'ansia della perdita e la soglia dell'incertezza su cui oscillano talvolta i rapporti. Ad illustrarne la scaturigine, leggiamo nelle note di regia:
Il processo di realizzazione dello spettacolo è stato assai sorprendente. Siam partiti dal tema della malattia, della quotidianità patologizzata in vista di un’ipotetica salvezza fatta di prescrizioni e negazioni, e siamo misteriosamente -quasi per opposizione- approdati ai temi dell’amore, della creazione, della libertà, della conoscenza. Temi “tanti”, temi ingombranti, temi tutti legati alla vita, alla dignità, alla semplicità dell’esserci. Un esercizio di coppia legato ai metaforici temi dell’andare, dell’agire, del potere volere nonostante l’apparente impossibilità.
A dominare la scrittura, che esplora le possibilità espressive della lingua, oltre alle potenzialità dell’azione in scena come nella vita, è un’inquietudine di fondo, che una parte della critica ascrive ad un milieu assurdo, innestato, come nel caso di un’altra coppia messinese, quella di Scimone e Sframeli, sugli umori di una precisa geografia, che diventa anche dell’anima. Scrive Alessandra Bernocco («Europa», 9/4/2014):
Due passi sono è una storia d’amore e di smisurato bisogno di resistere nella vita dell’altro, di proteggerlo e trattenerlo a sé, a qualsiasi costo, con interdizioni, rimproveri, raccomandazioni e parole, tante parole, inanellate in una funambolica impertinente logorrea. Ma poi finalmente si decide di uscire, di rischiare, di abbandonare lo spazio angusto dove si consumavano le giornate a litigare appollaiati su una sedia rosa, per fare due passi. [...] Noi assistiamo a una lenta evaporazione dai colori chiarissimi, e una leggerezza ci culla verso atmosfere felliniane.
Due passi sono ha conquistato il Premio Scenario per Ustica 2011, il Premio In Box 2012 e il Premio Internazionale Teresa Pomodoro 2013, oltre ad essere stato finalista al Premio Museo Cervi “Resistenze” 2012 e al Premio Le Voci dell’Anima 2013. Scene e costumi sono di Cinzia Muscolino, disegno luci di Roberto Bonaventura, aiuto regia è Roberto Bitto. Produzione e organizzazione a cura di "Il Castello di Sancio Panza".