L'illustrazione è basata sulla serie televisiva statunitense intitolata Spartacus ed è incentrata sulla figura dell’omonimo gladiatore trace. La locazione delle gesta è la villa privata dei nobili “padroni” romani dove questi ultimi solevano offrire spettacoli privati ai loro ospiti.
L'illustrazione è basata sulla serie televisiva statunitense intitolata Spartacus ed è incentrata sulla figura dell’omonimo gladiatore trace. La locazione delle gesta è la villa privata dei nobili “padroni” romani dove questi ultimi solevano offrire spettacoli privati ai loro ospiti.
Il soggetto dell'illustrazione, fortemente radicato nella tradizione figurativa rinascimentale, è stato rielaborato evitando gli schemi compositivi consolidati sia del fumetto che della pittura, scegliendo di rappresentare il momento di attacco tra i due gladiatori. Le immagini corpulente e le anatomie possenti assumono nuova vita attraverso una reinterpretazione convincente tanto sul piano compositivo quanto su quello della sperimentazione tecnica. I muscoli del corpo dell'attaccante sono poderosi e, di contro, il gladiatore che riceve il colpo della lancia è a riposo, trasmettendo il senso di una straordinaria potenza fisica. L'assenza dei volti dei gladiatori, nascosti di spalle o sotto una maschera, mira intenzionalmente a produrre nell’osservatore il senso della forte concentrazione mentale e dell'anonimato, lasciando il margine per un possibile processo identificativo nella percezione del contrasto. Per evitare di porre il peso delle luci sulla parte destra dell'illustrazione, più debole, l’artista predilige una confluenza che illumini la schiena del gladiatore nella parte sinistra, rafforzandone il tronco dotato di una funzione essenzialmente dinamica. La posa, che vede il braccio destro e la gamba sinistra tesi in antitesi delle altre due estremità, è quella tipica del contrapposto che, tramandata anche nel medioevo, deriva dal canone di Policleto. Il corpo atletico, al culmine della forza giovanile, si manifesta tramite un accuratissimo studio dei particolari anatomici, dalla torsione del collo alla struttura dei tendini, dalle venature su mani e piedi alla tensione muscolare delle gambe, finanche al torso.
Per conferire maggiore mistero e risalto le teste vengono metaforicamente intrappolate nei caschi dei tipici gladiatori romani mentre i corpi vengono perfezionati armonicamente con la veduta privilegiata posteriore. I personaggi sullo sfondo sono statici, testimoniando il tedio e l’assurdo senso di intrattenimento associato a spettacoli cruenti.
L'illustrazione è basata sulla serie televisiva statunitense intitolata Spartacus ed è incentrata sulla figura dell’omonimo gladiatore trace. La locazione delle gesta è la villa privata dei nobili “padroni” romani dove questi ultimi solevano offrire spettacoli privati ai loro ospiti.
Il soggetto dell'illustrazione, fortemente radicato nella tradizione figurativa rinascimentale, è stato rielaborato evitando gli schemi compositivi consolidati sia del fumetto che della pittura, scegliendo di rappresentare il momento di attacco tra i due gladiatori. Le immagini corpulente e le anatomie possenti assumono nuova vita attraverso una reinterpretazione convincente tanto sul piano compositivo quanto su quello della sperimentazione tecnica. I muscoli del corpo dell'attaccante sono poderosi e, di contro, il gladiatore che riceve il colpo della lancia è a riposo, trasmettendo il senso di una straordinaria potenza fisica. L'assenza dei volti dei gladiatori, nascosti di spalle o sotto una maschera, mira intenzionalmente a produrre nell’osservatore il senso della forte concentrazione mentale e dell'anonimato, lasciando il margine per un possibile processo identificativo nella percezione del contrasto. Per evitare di porre il peso delle luci sulla parte destra dell'illustrazione, più debole, l’artista predilige una confluenza che illumini la schiena del gladiatore nella parte sinistra, rafforzandone il tronco dotato di una funzione essenzialmente dinamica. La posa, che vede il braccio destro e la gamba sinistra tesi in antitesi delle altre due estremità, è quella tipica del contrapposto che, tramandata anche nel medioevo, deriva dal canone di Policleto. Il corpo atletico, al culmine della forza giovanile, si manifesta tramite un accuratissimo studio dei particolari anatomici, dalla torsione del collo alla struttura dei tendini, dalle venature su mani e piedi alla tensione muscolare delle gambe, finanche al torso.
Per conferire maggiore mistero e risalto le teste vengono metaforicamente intrappolate nei caschi dei tipici gladiatori romani mentre i corpi vengono perfezionati armonicamente con la veduta privilegiata posteriore. I personaggi sullo sfondo sono statici, testimoniando il tedio e l’assurdo senso di intrattenimento associato a spettacoli cruenti. In queste variazioni di proporzione si possono leggere anche motivazioni di carattere filosofico: gli spettatori rappresenterebbero la ragione quale strumento distintivo tra l’uomo e le bestie; i gladiatori sarebbero invece il braccio fisico di cui la ragione si serve per operare. I dettagli anatomici della figura maschile in movimento e a riposo sono idealmente immaginate all’interno loro contesto storico. Avvalendosi di studi e diagrammi, l'autore esamina inoltre il rapporto ritmico tra i vari muscoli e il risultato della loro interazione sulla forma del corpo, mettendo in evidenza le relazioni tra massa e movimento che consentono di comprendere il corpo umano nel suo vivere. L'inquadratura e il momento si ispirano alle note opere fumettistiche 300 e Sin City di Frank Miller. Anche se le anatomie sono basate su personaggi reali, si possono intravedere rimandi alla costruzione anatomica di Burne Hogarth, ai dinamismi riconducibili a Claudio Castellini e ad opere illustri del passato come ad esempio Pollice Verso di Gérôme del 1872.
Illustrazione "Gladiatori"
Pubblicazione "Gladiatori"
2012 - Messina - Spigolatura "Gladiatori"
Il quadro è stato presentato alla mostra collettiva Nonostante tutto presso la Galleria d'arte “Orientale Sicula” di Messina. Nella recensione sulla mostra da parte della "Gazzetta del Sud" viene definita come un'opera ibrida, un "quadro-fumetto”. L'illustrazione è stata pubblicata sulla rivista "Moleskine".