Nato contestualmente al giornale messinese “Centonove”, Gui è il protagonista di alcune vignette satirico-politiche pubblicate sulla rivista. Da iniziale “strumento jolly”, privo di un nome identificativo, estremamente duttile, utilizzato per descrivere in maniera tagliente situazioni diversificate, Gui cresce progressivamente nei contenuti e nella forma.
Nato contestualmente al giornale messinese “Centonove”, Gui è il protagonista di alcune vignette satirico-politiche pubblicate sulla rivista. Originariamente concepito grazie allo spunto creativo fornito da Emilio Pintadi, giornalista e conduttore di un programma televisivo locale, Gui viene presentato al pubblico quale personaggio principale di strisce estemporanee realizzate in diretta durante la trasmissione e concernenti le tematiche trattate durante le puntate.
Da iniziale “strumento jolly”, privo di un nome identificativo, estremamente duttile, utilizzato per descrivere in maniera tagliente situazioni diversificate, Gui cresce progressivamente nei contenuti e nella forma. Creato con linee essenziali, facilmente comprensibili, il personaggio è allegoricamente dotato di un solo occhio centrale, di chiara metafora polifemica e intenzionalmente sovradimensionato, la cui morbosa attenzione si rivolge con puntualità all’identificazione e alla lettura critica di fatti sconvenienti e brutture sociali. Si configura quale eroe normale e testimone scomodo che non tralascia le più irriverenti considerazioni circa le incoerenze piccolo-borghesi della città, ricavate da suggestioni di lucida impronta monicelliana. Il ciuffo di capelli richiama le tre punte della Trinacria e la cravatta che sovente indossa è anch’essa un accessorio emblematico all’interno del quale si animano situazioni, luoghi, riferimenti, richiami specifici fortemente interconnessi al peculiare tema/sfondo dell’illustrazione.
Nato contestualmente al giornale messinese “Centonove”, Gui è il protagonista di alcune vignette satirico-politiche pubblicate sulla rivista. Originariamente concepito grazie allo spunto creativo fornito da Emilio Pintadi, giornalista e conduttore di un programma televisivo locale, Gui viene presentato al pubblico quale personaggio principale di strisce estemporanee realizzate in diretta durante la trasmissione e concernenti le tematiche trattate durante le puntate.
Da iniziale “strumento jolly”, privo di un nome identificativo, estremamente duttile, utilizzato per descrivere in maniera tagliente situazioni diversificate, Gui cresce progressivamente nei contenuti e nella forma. Solitamente rappresentato a figura intera o a mezzobusto, si trova ad essere spesso attorniato da specie marine tipiche dell’area dello Stretto, simbolicamente ricollegate ai “buddaci” (ovvero pesci dalla presunta bocca larga che, in maniera più o meno appropriata e verosimile, vengono abitudinariamente identificati con i cittadini messinesi che sarebbero soliti vantarsi in assenza di sostanza fattiva). Creato con linee essenziali, facilmente comprensibili, il personaggio è allegoricamente dotato di un solo occhio centrale, di chiara metafora polifemica e intenzionalmente sovradimensionato, la cui morbosa attenzione si rivolge con puntualità all’identificazione e alla lettura critica di fatti sconvenienti e brutture sociali. Si configura quale eroe normale e testimone scomodo che non tralascia le più irriverenti considerazioni circa le incoerenze piccolo-borghesi della città, ricavate da suggestioni di lucida impronta monicelliana. Il ciuffo di capelli richiama le tre punte della Trinacria e la cravatta che sovente indossa è anch’essa un accessorio emblematico all’interno del quale si animano situazioni, luoghi, riferimenti, richiami specifici fortemente interconnessi al peculiare tema/sfondo dell’illustrazione.
In seguito all’iniziale rappresentazione in bianco e nero, Gui viene progressivamente dotato di colorazione che matura e a raggiunge una vera e propria trasposizione pittorica, configurandosi quale sapiente sintesi tra grafica, pittura e impegno sociale. Aumentato nelle dimensioni e nell’estensione numerica che arriva a contare fino a circa trenta rappresentazioni su altrettante tele, Gui torna ad essere silenzioso e a mostrare la schiacciante ed invivibile realtà urbana coniugata al faticoso tentativo di restare a galla in un mare, quello messinese, troppo denso di liquami di varia natura. Questa lettura ironica e sarcastica di eventi talvolta esasperanti si conferma, anche con questo nuovo abito, cogente ed acuta, lasciando intravedere una speranza anche nelle raffigurazioni prive di orizzonti nitidi.