Il Cristo ricaricabile

Testo Ridotto: 

La trama narrativa del romanzo, caratterizzato da un’originalità provocatoria evidente già dal titolo, è ambientata a Roma e demistifica, attraverso le vicende e i personaggi di una saga familiare contemporanea, miti e stereotipi della nostra società. Tra questi, il “miracolismo” d’accatto, la macchina dello star system a tutti i costi, certi non-sense della galassia mediatica cui la vita reale toglie la maschera. Il protagonista è un “messia” involontario, il giovane surfista senza arte né parte Milhouse Giordano, che, al risveglio da una movimentata Notte Bianca, si ritrova, suo malgrado, destinatario di un potere tanto eccelso quanto ambiguo. 

Testo Medio: 

La trama narrativa del romanzo, caratterizzato da un’originalità provocatoria evidente già dal titolo, è ambientata a Roma e demistifica, attraverso le vicende e i personaggi di una saga familiare contemporanea, miti e stereotipi di una società disposta a credere a tutto, purché l’illusione colmi un bisogno talvolta inconfessabile. Cosa succederebbe, oggi, se a Roma arrivasse un messia? Parte da questa domanda l’avventura de Il Cristo ricaricabile, che, nell’universo romanzesco di Pispisa, occupa un posto privilegiato tra le opere da “solista”, quelle non scaturite dall’alveo del collettivo Kai Zen ma dalla personale invenzione creativa dello scrittore. Pubblicato da Meridiano Zero, il libro, recensito dalle rubriche dei principali quotidiani nazionali e presentato in rassegne e festival letterari, affronta i grandi temi sui quali da sempre si interroga l’umanità, non con la pretesa di fornire risposte esistenziali o ricette miracolose ma con lo sguardo di lucido disincanto di chi descrive, senza banalizzarlo, il mondo che lo circonda, con il suo carico di paure e illusioni, debolezze e grandi speranze. Protagonista di questa narrazione corale è Milhous detto Milo, destinato a sbalzare dalle pagine del romanzo per imprimersi a lungo nella memoria del lettore, per effetto della minuziosa caratterizzazione con cui ogni personaggio prende forma. Questo giovane introverso e insicuro, alle prese con le ingombranti personalità della sua famiglia, un ragazzo qualsiasi che preferisce pensare alle tavole da surf piuttosto che interrogarsi sull’esistenza di entità supreme, diventa di colpo destinatario di un dono tanto eccezionale quanto ambiguo. Si tratta nientemeno che di stimmate sanguinanti, comparse sulle sue mani al risveglio da una movimentata Notte Bianca. Da questo momento Milo è catapultato, suo malgrado, in un vortice improvviso di eventi del tutto fuori dal suo controllo, ostaggio delle migliaia di sofferenti che cercano il suo benefico contatto e dei giornalisti che non gli danno tregua. Un messia ordinario, a buon mercato, adeguato cioè ai tempi: ricaricabile, secondo le esigenze del momento. 

Testo Esteso: 

La trama narrativa del romanzo, caratterizzato da un’originalità provocatoria evidente già dal titolo, è ambientata a Roma e demistifica, attraverso le vicende e i personaggi di una saga familiare contemporanea, miti e stereotipi di una società disposta a credere a tutto, purché l’illusione colmi un bisogno talvolta inconfessabile. Cosa succederebbe, oggi, se a Roma arrivasse un messia? Parte da questa domanda l’avventura de Il Cristo ricaricabile, che, nell’universo romanzesco di Pispisa, occupa un posto privilegiato tra le opere da “solista”, quelle non scaturite dall’alveo del collettivo Kai Zen ma dalla personale invenzione creativa dello scrittore. Pubblicato da Meridiano Zero, il libro, recensito dalle rubriche dei principali quotidiani nazionali e presentato in rassegne e festival letterari, affronta i grandi temi sui quali da sempre si interroga l’umanità, non con la pretesa di fornire risposte esistenziali o ricette miracolose ma con lo sguardo di lucido disincanto di chi descrive, senza banalizzarlo, il mondo che lo circonda, con il suo carico di paure e illusioni, debolezze e grandi speranze. Protagonista di questa narrazione corale è Milhous detto Milo, destinato a sbalzare dalle pagine del romanzo per imprimersi a lungo nella memoria del lettore, per effetto della minuziosa caratterizzazione con cui ogni personaggio prende forma. Questo giovane introverso e insicuro, alle prese con le ingombranti personalità della sua famiglia, un ragazzo qualsiasi che preferisce pensare alle tavole da surf piuttosto che interrogarsi sull’esistenza di entità supreme, diventa di colpo destinatario di un dono tanto eccezionale quanto ambiguo. Si tratta nientemeno che di stimmate sanguinanti, comparse sulle sue mani al risveglio da una movimentata Notte Bianca. Da questo momento Milo è catapultato, suo malgrado, in un vortice improvviso di eventi del tutto fuori dal suo controllo, ostaggio delle migliaia di sofferenti che cercano il suo benefico contatto e dei giornalisti che non gli danno tregua. Un messia ordinario, a buon mercato, adeguato cioè ai tempi: ricaricabile, secondo le esigenze del momento. Da questo insolito spunto – ispirato, secondo quanto più volte dichiarato dall’autore, ad un sogno realmente fatto – procede lo sviluppo della storia, tra colpi di scena e incursioni in generi e stili differenti. C’è senz’altro il giallo, ma anche la politica e il ritratto generazionale, condito da analisi di costume e da inevitabili affondi etici, insieme ad una prospettiva sociologica che si intravede tra una invenzione narrativa e l’altra. Sullo sfondo, il postmoderno e le sacre scritture, mai oggetto di bersaglio polemico ma, piuttosto, pretesto per avviare una riflessione profonda su una materia che è interamente terrena, indagando nell’inconscio di un mondo che, come si legge nella quarta di copertina, «ha barattato l’anima con il corpo, la responsabilità con la fuga, l’amore con il divertimento, la redenzione con la distrazione, la morte con la dimenticanza». Ecco allora materializzarsi uno scenario segnato da santoni e guaritori, dal “miracolismo” d’accatto, dalle comparse scalcinate della macchina dello star system a tutti i costi, da certi non-sense della galassia mediatica cui la vita reale toglie la maschera. Una materia rovente, che non arretra di fronte a questioni come l’eutanasia, l’omosessualità, la religione e costruisce sapientemente pagine cariche di ironia e spregiudicatezza, evitando accuratamente luoghi comuni e facili sentimentalismi. Dichiaratamente “allergico” agli stereotipi sulla Sicilia, Guglielmo Pispisa è, a tutti gli effetti, uno scrittore siciliano atipico, per il quale la dimensione geografica diviene non luogo di ambientazione reale ma stato d’animo, tanto più che, nutrita da suggestioni molteplici, la scrittura dell’autore messinese respinge certe visioni folkloriche alle quali una lettura critica troppo superficiale o grossolana rischia di ridurre la matrice letteraria siciliana. 

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