L’opera appartiene all’ultimo periodo d’attività dell’artista di Roccavaldina. Presentata alla mostra del marzo 2009 alla galleria Fortunarte di Messina, documenta l’ulteriore evoluzione della pittura di Nino Cannistraci Tricomi nel solco di una ricerca formale fatta di purezza e grande rigore. Rouge è un “oggetto pittorico” silenzioso e astratto, di cui è difficile tradurre in parole, la tensione intellettuale ed emotiva.
L’opera appartiene all’ultimo periodo d’attività dell’artista di Roccavaldina. Presentata alla mostra del marzo 2009 alla galleria Fortunarte di Messina, documenta l’ulteriore evoluzione della pittura di Nino Cannistraci Tricomi nel solco di una ricerca formale fatta di purezza e grande rigore. Rouge è un “oggetto pittorico” silenzioso e astratto, di cui è difficile tradurre in parole, la tensione intellettuale ed emotiva.Il minimalismo astratto di quest’opera segue la strada già segnata dai suoi monocromi a spray, di cui Ou topos (1990) alla Galleria provinciale d’arte moderna e contemporanea è una prova acuta e brillante. Anche se la stesura a spray, in qualche modo, tendeva ad astrarre ulteriormente i caratteri manuali della stesura pittorica, in realtà, essa era ribadita dall’estrema cura necessaria della gradazione cromatica. In Rouge, invece, la stesura è quasi invisibile, il colore è un monocromo puro che dialoga con la matericità dell’inserto. Il quadrato interrompe la continuità della percezione creando possibili ombre determinate dalla luce esterna, trasformando quest’opera, come ben evidenziato da Lucio Barbera nel catalogo della mostra, in una sorta di “progetto colorato” di “oggetto pittorico”, una tautologica rappresentazione di un’idea di colore e di forme. L’opera pare più pensata che dipinta, viene presentata con l’esattezza di un ragionamento intorno all’equilibrio geometrico e al rapporto cromatico tra le parti. In essa non sembra esserci nulla di umano, nulla di emotivo, né di etico. Tuttavia, l’impressione rischia di essere errata, perché l’opera necessita una riflessione ulteriore, che vada alla radice del processo creatore. Di fatto, Cannistraci Tricomi, più che astrarsi dal soggetto, dalla “cosa rappresentata”, sembra voler raggiungere la radice assoluta delle forme e dei colori, scartandone tutti i processi realizzativi e proponendone, invece, una nuova assoluta natura.
L’opera appartiene all’ultimo periodo d’attività dell’artista di Roccavaldina. Presentata alla mostra del marzo 2009 alla galleria Fortunarte di Messina, documenta l’ulteriore evoluzione della pittura di Nino Cannistraci Tricomi nel solco di una ricerca formale fatta di purezza e grande rigore. Rouge è un “oggetto pittorico” silenzioso e astratto, di cui è difficile tradurre in parole, la tensione intellettuale ed emotiva.Il minimalismo astratto di quest’opera segue la strada già segnata dai suoi monocromi a spray, di cui Ou topos (1990) alla Galleria provinciale d’arte moderna e contemporanea è una prova acuta e brillante. Anche se la stesura a spray, in qualche modo, tendeva ad astrarre ulteriormente i caratteri manuali della stesura pittorica, in realtà, essa era ribadita dall’estrema cura necessaria della gradazione cromatica. In Rouge, invece, la stesura è quasi invisibile, il colore è un monocromo puro che dialoga con la matericità dell’inserto. Il quadrato interrompe la continuità della percezione creando possibili ombre determinate dalla luce esterna, trasformando quest’opera, come ben evidenziato da Lucio Barbera nel catalogo della mostra, in una sorta di “progetto colorato” di “oggetto pittorico”, una tautologica rappresentazione di un’idea di colore e di forme. L’opera pare più pensata che dipinta, viene presentata con l’esattezza di un ragionamento intorno all’equilibrio geometrico e al rapporto cromatico tra le parti. In essa non sembra esserci nulla di umano, nulla di emotivo, né di etico. Tuttavia, l’impressione rischia di essere errata, perché l’opera necessita una riflessione ulteriore, che vada alla radice del processo creatore. Di fatto, Cannistraci Tricomi, più che astrarsi dal soggetto, dalla “cosa rappresentata”, sembra voler raggiungere la radice assoluta delle forme e dei colori, scartandone tutti i processi realizzativi e proponendone, invece, una nuova assoluta natura.“L’immagine è profondamente differente dal simulacro con cui è solitamente confusa. Mentre il simulacro non rappresenta, ma sostituisce a tutti gli effetti la realtà, l’immagine invece è sempre caratterizzata dal principio dell’assenza, della lontananza e, potremmo dire con le parole di Antonioni, del mistero”[1]. In quanto pura immagine, Rouge è opera intrisa di mistero e di possibili, molteplici aperture. Tuttavia, l’incanto conduce a non proporne nessuna, l’intensione dell’artista è proprio quella di dare, presentare, porgere un’idea perfettamente sviluppata, compiuta, data, in cui ogni altro significato aggiunto può risultare come una forzatura e un’intromissione. La pittura analitica di Cannistraci Tricomi va quindi letta storicamente all’interno dell’identità culturale della modernità. E’ la vista, l’occhio, infatti, a imporsi come organo della nostra epoca, come abilmente proposto da McLuhan in Galassia Gutenberg (1961). Se sociologo canadese vede nella transizione dall’epoca “acustica” a quella “ottica”, i presupposti fatali per un impoverimento e un restringimento del campo percettivo - gnoseologico dell’essere umano, la pittura di Cannistraci Tricomi sembra negare questo portato intrinseco della visualità, rafforzando, invece, le possibilità di un linguaggio ugualmente ricco di aperture e di stimoli concettuali derivanti dall’equilibrio delle forme e della materia, che altro non è, a sua volta, che una riproposizione, miniaturizzata e sintetica, della natura. Con un linguaggio astratto, freddo, a tratti duro, l’opera parla con la sintassi dell’occhio suggerendo traiettorie intime verso assoluti di tensioni emotive e ideali inestricabili eppure vivide nell’animo dello spettatore. “Noi, piuttosto, guardando ciò che ha fatto, siamo chiamati alla conoscenza, all’emozione e all’immaginazione. Con la consapevolezza, dimostrata più che mostrata che, come la sua superficie pittorica ha al suo interno altri mondi, altre atmosfere e un’anima”[2].
N. B. Il numero presente nella riproduzione di Rouge qui allegata non appartiene all’opera bensì al catalogo che la riproduce.
[1] Sandro Bernardi, ll paesaggio nel cinema italiano, Marsilio, Venezia, 2002, p.14.
[2] Nino Cannistraci Tricomi, catalogo della mostra a cura di Lucio Barbera, Fortunarte, Messina, p. 8.