Egidio De Fichy

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Egidio De Fichy nasce a Messina il 2 aprile 1910 da Vincenzo De Fichy e Maria Adelaide Scarfì.
Il padre Vincenzo era un noto giornalista del “Il MessaGgero”, nonché fondatore della “Settimana siciliana” e delle testate satiriche: “Il Cammaroto” e il “Don Giovanni”, soppresso nel 1936 perché sospettato di antifascismo. De Fichy cresce in un ambiente ricco di stimoli culturali e artistici, il nonno Giovanni è un noto scultore, assai attivo in città. Nella sua casa studio di contrada Scoppo, Egidio apprende precocemente i rudimenti del disegno, della pittura e della plastica. Si datano agli anni 1927 -28 le prime prove di pittura. Si tratta di piccoli paesaggi dal cromatismo accesso e dal segno sintetico, cui seguono nature morte dalle originali soluzioni compositive.  Il verismo di Giovanni Scarfì e la sua ricca produzione di ritratti sarà determinante per il giovane De Fichy che non abbandonerà mai il tema, consentendo ancora oggi una lettura diacronica della sua produzione (Lanuzza 2013). Nel 1929, la morte del nonno e le conseguenti difficoltà economiche costringono Egidio ad arruolarsi volontario nella Regia Marina. Tornato in città nel 1933, De Fichy entra nello studio di Antonio Bonfiglio, allora sito all’interno del convitto Cappellini, nei pressi di casa Scarfì. Il sodalizio tra l’allievo e il maestro sarà lungo e duraturo, e  i risultati non tarderanno ad arrivare. Nel 1935 De Fichy vince la borsa di studio Tomaso Aloysio Juvara con la scultura in gesso Don Saro. Si trasferisce quindi a Roma dove segue i corsi dell’Accademia Inglese e la scuola libera di Nudo del Circolo Artistico. Sono anni di copiosa produzione plastica e grafica: molti i ritratti del pittore Felice Forgione, coinquilino della casa romana di Via del Babbuino, e dei fratelli Elsa e  Marcello Marini. A Roma, si scrive pure ai cori del Museo Artistico Industriale, ma il servizio militare lo costringe a ritardare nel conseguimento del diploma, che arriverà nel 1942. Più volte richiamato in servizio, dopo l’esperienza drammatica della seconda guerra mondiale, tornerà a Messina dove accetterà l’incarico di disegnatore per il Genio Civile.  Inizia così un ricco periodo di esposizioni collettive che lo vede attivo tra Roma, Napoli, la Calabria e La Sicilia. A questo periodo risalgono i ritratti della moglie Maria, delle figlie Maria Adelaide, Benedetta, Enza e Antonella e una ricca serie di sculture dal verismo vibrante e dagli accenti simbolisti. Ultraottantenne fisserà i ricordi dell’esperienza drammatica della guerra nel volume Tamo Vamo, edito da Pungitopo nel 2010. Si spegne nel 2010 all’età di 94 anni.
 
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