Vanna Vinci e Giovanni Mattioli firmano una sceneggiatura che, pur rispecchiando le proprie corde autoriali, riesce a creare molteplici punti di aderenza con lo stile grafico della disegnatrice. Il suo segno è caratterizzato da linee grafiche sporche, da un bianco e nero contrastato, dalla cura dei dettagli architettonici e, come in questo caso, da ambientazioni visionarie. La cifra creativa tipica dell’autrice, abituata a disporre pesantemente i neri sulla tavola, in quest’opera viene alleggerita per un’esigenza di maggiore fluidità nella lettura. Le architetture veneziane sono semplificate e rese con un bianco e nero netto, la regia riconferma ancora una volta il personale taglio cinematografico che l’autrice conferisce alle inquadrature, dove i personaggi recitano offrendo diverse sfaccettature espressive.
Ambientata in una Venezia dai toni gotici, la storia fantastica è liberamente ispirata a un racconto di Vernon Lee, in cui fanno la loro comparsa elementi sovrannaturali e fortemente misteriosi. Il protagonista della storia è il compositore austriaco Sebastian, ragazzo dal carattere introverso e altezzoso, che fa ritorno a “La Serenissima” per dirigere un’opera al teatro La Fenice. Il giovane direttore d’orchestra, che aborrisce la musica melensa, è tuttavia tormentato da una voce che viaggia su note similari e che sembra essere quella di Sembenelli (famosa voce bianca del XXVIII secolo che, secondo la leggendaria storia, uccise una dama col solo utilizzo della voce). Unica presenza positiva nella vita di Sebastian è Mara, carissima amica di infanzia, con la quale nasce una dolce intesa. Continuando a disturbare le note delle prove e il ritmo del suo vivere quotidiano, la voce che strazia Sebastian lo condurrà alla totale instabilità, fino a quando, varcata la soglia di una villa diroccata, egli stesso diviene spettatore della scena dell’uccisione della dama ad opera di Sembenelli. Mara interviene proprio quando Sebastian sembra aver perso il lume della ragione, conducendolo fuori dalla villa e comunicandogli la tragica notizia dell’incendio de La Fenice. Sebastian, ancora una volta sospeso tra delirio e realtà, permane nel disperato limbo del dubbio sulla presunta veridicità di quella tragica esperienza.
Ambientata in una Venezia dai toni gotici, la storia fantastica è liberamente ispirata a un racconto di Vernon Lee, in cui fanno la loro comparsa elementi sovrannaturali e fortemente misteriosi. Il protagonista della storia è il compositore austriaco Sebastian, ragazzo dal carattere introverso e altezzoso, che fa ritorno a “La Serenissima” per dirigere un’opera al teatro La Fenice. Il giovane direttore d’orchestra, che aborrisce la musica melensa, è tuttavia tormentato da una voce che viaggia su note similari e che sembra essere quella di Sembenelli (famosa voce bianca del XXVIII secolo che, secondo la leggendaria storia, uccise una dama col solo utilizzo della voce). Unica presenza positiva nella vita di Sebastian è Mara, carissima amica di infanzia, con la quale nasce una dolce intesa. Continuando a disturbare le note delle prove e il ritmo del suo vivere quotidiano, la voce che strazia Sebastian lo condurrà alla totale instabilità, fino a quando, varcata la soglia di una villa diroccata, egli stesso diviene spettatore della scena dell’uccisione della dama ad opera di Sembenelli. Mara interviene proprio quando Sebastian sembra aver perso il lume della ragione, conducendolo fuori dalla villa e comunicandogli la tragica notizia dell’incendio de La Fenice. Sebastian, ancora una volta sospeso tra delirio e realtà, permane nel disperato limbo del dubbio sulla presunta veridicità di quella tragica esperienza.
Vanna Vinci e Giovanni Mattioli firmano una sceneggiatura che, pur rispecchiando le proprie corde autoriali, riesce a creare molteplici punti di aderenza con lo stile grafico della disegnatrice. Il suo segno è caratterizzato da linee grafiche sporche, da un bianco e nero contrastato, dalla cura dei dettagli architettonici e, come in questo caso, da ambientazioni visionarie. La cifra creativa tipica dell’autrice, abituata a disporre pesantemente i neri sulla tavola, in quest’opera viene alleggerita per un’esigenza di maggiore fluidità nella lettura. Le architetture veneziane sono semplificate e rese con un bianco e nero netto, la regia riconferma ancora una volta il personale taglio cinematografico che l’autrice conferisce alle inquadrature, dove i personaggi recitano offrendo diverse sfaccettature espressive.
Galleria Immagini - La voce
Pubblicazione La voce
2001 - Messina - La voce
Inizialmente la lavorazione della storia, nelle sue fasi intermedie, prevede un sopralluogo a Venezia che, per impegni vari degli autori, non avviene mai. Molte delle ambientazioni si basano quindi su fotografie fornite da Vanna Vinci a Michela De Domenico che opportunamente le rielabora.
Il volto del protagonista si ispira liberamente a quello del cantante David Bowie.