Foto Profilo Piero Serboli
Formatosi da autodidatta, Serboli avvia la sua pittura su una linea figurativa. E’ il 1975 quando tiene la sua prima personale al Cineforum Don Orione, ma presto, grazia al contatto con gli scritti di Kandinskij, l’artista messinese si apre a nuove ricerca liberando la propria eclettica energia creativa. Dalla fine degli anni ‘70 lavora con le tecniche più svariate a macchine figurative fatte di pittura, riproduzioni fotografiche, cornice intagliate e oggetti recuperati (Prime Donne 1985). Ironia e gioco sono gli elementi della sua poetica potenziata da un senso pittorico vivace e di grande effetto. Dal 1985 inizia la produzione di Paesaggi Recuperati, che compaiono per la prima volta organicamente nel 1988 in una personale alla Galleria “Il Mosaico”. Si tratta di tele su cui Serboli incolla pezze sporcate di colore che cui aggiunge, a volte, inserti dei materiali più svariati. La serie dei Paesaggi sarà uno dei temi principali della sua produzione, su cui ritornerà a più riprese nel corso della sua carriera. Dagli anni ’90 la tensione pop dada di Serboli si intensifica (No fastfood 1999), con esiti che interrogano, e in parte sembrano irridere, i mezzi e le pratiche dell’arte contemporanea. E’ il caso di Movi(eng) Marilyn del 2002, dove un’opera di Rotella divenuta manifesto del Taormina Film Festival, è inserita dentro una cornice il cui manico è rappresentato dalla stessa immagine della Monroe che liberamente spostabile a destra e a sinistra rimanda all’uso commerciale dell’immagine dell’attrice, icona felix della società dei consumi a dispetto della sua tragica fine. Dal 2004 Serboli lavora al tema della donna con la serie Alma Venus, un’estrosa e ricca produzione di opere tra pittura e assemblage che riflette, con grande profondità, sulla condizione della donna contemporanea e il significato del femminino mantenendo le dinamiche avvincenti della sua ironia e la freschezza del suo pittoricismo. Artista poliedrico, molto attivo anche nella promozione di mostre e di cataloghi, Serboli con sua vivace, e a tratti spiazzante, ironia ben rappresenta lo spirito dell’arte contemporanea nel momento del suo apogeo e della sua massima crisi.