L’acquerello appartiene al corpus di opere grafiche custodite presso il museo Amedeo Bocchi di Parma: si tratta di sessanta opere tra disegni, bozzetti e saggi preparati dal pittore emiliano per la commissione ministeriale nominata dalla Direzione generale dell’Antichità e delle Belle Arti allo scopo di giudicare il lavoro dei possibili successori di Giulio Aristide Sartorio (Roma 1860 – Roma 1932), morto proprio durante la realizzazione dei cartoni per la decorazione musiva del duomo di Messina. L’opera è uno studio compositivo sui gruppi di angeli delle Litanie lauretane, le figure che avrebbero dovuto decorare la navata centrale del duomo.
L’acquerello appartiene al corpus di opere grafiche custodite presso il museo Amedeo Bocchi di Parma: si tratta di sessanta opere tra disegni, bozzetti e saggi preparati dal pittore emiliano per la commissione ministeriale nominata dalla Direzione generale dell’Antichità e delle Belle Arti allo scopo di giudicare il lavoro dei possibili successori di Giulio Aristide Sartorio (Roma 1860 – Roma 1932), morto proprio durante la realizzazione dei cartoni per la decorazione musiva del duomo di Messina. L’opera è uno studio compositivo sui gruppi di angeli delle litanie lauretane, le figure che avrebbero dovuto decorare l’intera navata centrale del duomo. Le litanie lauretane sono le suppliche che si pregano alla fine del rosario, composte principalmente da invocazioni alla Vergine. Nel programma iconografico di mons. Angelo Paino (Santa Maria di Salina 1870 – Messina 1967) i mosaici del nuovo duomo dovevano riconnettere la cattedrale ricostruita alle grandi basiliche siciliane di Cefalù e Monreale, raccontando la storia religiosa e civile della città di Messina. Seguendo il prospetto interno della navata Bocchi impagina la figurazione in un gruppo di tre angeli posto tra le finestre, in un calibrato gioco di ali e profili che riesce ad occupare coerentemente lo spazio tra le membrature dell’architettura. Di fatto, egli scegli di dividere in tre campiture cromatiche gli elementi architettonici: fondo oro per lo spazio tra le finestre, blu per lo spazio centrale del prospetto, rosso e oro per il fascione superiore. Una soluzione, quella del sistema cromatico blu - rosso, più tradizionale rispetto all’altro acquerello custodito presso il Museo Bocchi di Parma con identico soggetto, ma con un più pittorico e moderno rapporto cromatico dei viola su fondo oro. Il saggio è una prova del grande impegno profuso dal pittore emiliano in vista dell’appuntamento con la commissione ministeriale, impegno che non sarà premiato, ma anzi lascerà nel pittore una profonda amarezza per lunghi anni (Previti 2007). All’indomani della bocciatura, Bocchi, frustrato per il lavoro e la spesa sostenuta, porterà il caso di fronte al giudice, la Sacra Rota secondo il diritto dell’epoca, che condannerà il pittore, probabilmente indotto da un intermediario, tale Guido Guidi, a credere la sua commissione come un fatto certo.
L’acquerello appartiene al corpus di opere grafiche custodite presso il museo Amedeo Bocchi di Parma: si tratta di sessanta opere tra disegni, bozzetti e saggi preparati dal pittore emiliano per la commissione ministeriale nominata dalla Direzione generale dell’Antichità e delle Belle Arti allo scopo di giudicare il lavoro dei possibili successori di Giulio Aristide Sartorio (Roma 1860 – Roma 1932), morto proprio durante la realizzazione dei cartoni per la decorazione musiva del duomo di Messina. L’opera è uno studio compositivo sui gruppi di angeli delle litanie lauretane, le figure che avrebbero dovuto decorare l’intera navata centrale del duomo. Le litanie lauretane sono le suppliche che si pregano alla fine del rosario, composte principalmente da invocazioni alla Vergine. Nel programma iconografico di mons. Angelo Paino (Santa Maria di Salina 1870 – Messina 1967) i mosaici del nuovo duomo dovevano riconnettere la cattedrale ricostruita alle grandi basiliche siciliane di Cefalù e Monreale, raccontando la storia religiosa e civile della città di Messina. Seguendo il prospetto interno della navata Bocchi impagina la figurazione in un gruppo di tre angeli posto tra le finestre, in un calibrato gioco di ali e profili che riesce ad occupare coerentemente lo spazio tra le membrature dell’architettura. Di fatto, egli scegli di dividere in tre campiture cromatiche gli elementi architettonici: fondo oro per lo spazio tra le finestre, blu per lo spazio centrale del prospetto, rosso e oro per il fascione superiore. Una soluzione, quella del sistema cromatico blu - rosso, più tradizionale rispetto all’altro acquerello custodito presso il Museo Bocchi di Parma con identico soggetto, ma con un più pittorico e moderno rapporto cromatico dei viola su fondo oro. Il saggio è una prova del grande impegno profuso dal pittore emiliano in vista dell’appuntamento con la commissione ministeriale, impegno che non sarà premiato, ma anzi lascerà nel pittore una profonda amarezza per lunghi anni. All’indomani della bocciatura, Bocchi, frustrato per il lavoro e la spesa sostenuta, porterà il caso di fronte al giudice, la Sacra Rota secondo il diritto dell’epoca, che condannerà l’artista, probabilmente indotto da un intermediario, tale Guido Guida, a credere la sua commissione come un fatto certo. La verità è che nel frattempo Paino aveva trovato l’erede più adatto della commissione: il candidato ministeriale, Giulio Bargellini (Firenze 1875 – Roma1936), che già nel 1931, Sartorio vivente, era stato presentato ufficialmente da una lettera del Direttore Generale del Fondo per il culto. I lavori di Bargellini per il Duomo di Messina terminano con la morte dell’artista nel marzo del 1936, quando era stato eseguito per intero solo il grande mosaico per la controfacciata, e intrapresa in parte la decorazione della navata centrale. I collaboratori di Bargellini continueranno a lavorare fino al nuovo incarico affidato a Pietro Gaudenzi (Genova 1880 – Anticoli Corrado 1955), artista amico di Bocchi tanto da essere effigiato tra i personaggi dell’affresco con l’allegoria della Speranza nella Sala del Consiglio della Cassa di Risparmio di Parma (2014). Dei bozzetti e dei cartoni di Bargellini sembra essersi persa ogni traccia, sebbene il ritrovamento di quelli di Bocchi lasci sperare di poterli in futuro rinvenire. Lo stile del suo intervento rappresenta, dopo l’esperienza di Sartorio, “un ritorno all’ordine”. Nel mosaico finalmente realizzato sulla controfacciata, giudicabile oggi solo da vecchie foto, per via dell’incendio devastante che avvolse la cattedrale nel 1943, è possibile notare gli elementi di una pittura animata da un classicismo chiaro e incisivo, ma che non rifiuta la decorazione e la preziosità che il mosaico ha come suo carattere intrinseco. All’interno del complesso e avvincente affaire dei mosaici painiani, il lavoro di Bocchi rimane un interessante progetto di “mosaico modernista”, purtroppo mai realizzato.