Tratto dal romanzo omonimo di Vanni Ronsisvalle, Un amore di Gide è un film del 2008, girato a Taormina e diretto da Diego Ronsisvalle, con Olivia Magnani, Guido Caprino, Mariano Rigillo, Alessandro Haber, Nicola Di Pinto, Luigi Angelillo. Alternando le riprese con spezzoni d’archivio che illustrano la Taormina degli anni ’50, il film riprende la trama narrativa che lo ispira per raccontare un oscuro episodio di cronaca nera avvenuto in quegli anni.
Tratto dal romanzo omonimo di Vanni Ronsisvalle, Un amore di Gide è un film del 2008, girato a Taormina e diretto da Diego Ronsisvalle, con Olivia Magnani, Guido Caprino, Mariano Rigillo, Alessandro Haber, Nicola Di Pinto, Luigi Angelillo. Alternando le riprese con spezzoni d’archivio che illustrano la Taormina degli anni ’50, il film riprende la trama narrativa che lo ispira per raccontare un oscuro episodio di cronaca nera avvenuto in quegli anni. Al centro della trama, l’inchiesta di Danielle Russo, giovane redattrice di una rivista parigina, inviata nella città jonica per indagare sul soggiorno taorminese di Truman Capote, nel 1950. Vi è coinvolto un gruppo d’intellettuali abituali frequentatori di Taormina: oltre agli scrittori Truman Capote e André Gide – storico ospite dell’Hotel Timeo –, il coreografo Jack Dunphy, la miliardaria e collezionista d’arte Peggy Guggenheim, il regista Jean Cocteau, l’attore Jean Marais. Ad affiancare Danielle nelle ricerche sarà un giornalista del luogo, che l’aiuterà a scoprire un episodio lontano nel tempo ma ancora sconvolgente. Vanni Ronsisvalle, che firma il soggetto, adattandolo dalla propria opera narrativa (2000), fonde costume e psicologia, cronache storiche e fantasia, mettendo in scena, tra grandi alberghi e ville, una vivace storia di amori, falsificazioni e travestimenti che ha toni pirandelliani di grottesco, orrore e follia. «Nella costruzione del film sono stati mescolati frammenti di repertorio della Taormina Anni Cinquanta, con i fatti della storia narrata nella Taormina del 2000, come fosse un’indagine che mette a confronto il presente con il passato in cerca della verità», si legge nelle note di regia. «In una vicenda comunque straordinaria colpisce l’affiorare accanto ad essa di realtà semplici della vita piccola o complesse e mostruose; dalle più turpi alle più generose: la ‘retorica’ rinomanza del luogo stesso accostata ai risvolti individuali, ai dettagli, alla psicologia di figure locali. Anche minuscole, trascurabili. Raccontarli con la maggiore plausibilità adattandovi l’asciuttezza del raro filmato d’epoca funziona per sostenere ciò che appartiene ai giorni nostri, agli enigmi di tutt’altra caratura rispetto al passato».
Tratto dal romanzo omonimo di Vanni Ronsisvalle, Un amore di Gide è un film del 2008, girato a Taormina e diretto da Diego Ronsisvalle, con Olivia Magnani, Guido Caprino, Mariano Rigillo, Alessandro Haber, Nicola Di Pinto, Luigi Angelillo. Alternando le riprese con spezzoni d’archivio che illustrano la Taormina degli anni ’50, il film riprende la trama narrativa che lo ispira per raccontare un oscuro episodio di cronaca nera avvenuto in quegli anni. Al centro della trama, l’inchiesta di Danielle Russo, giovane redattrice di una rivista parigina, inviata nella città jonica per indagare sul soggiorno taorminese di Truman Capote, nel 1950. Vi è coinvolto un gruppo d’intellettuali abituali frequentatori di Taormina: oltre agli scrittori Truman Capote e André Gide – storico ospite dell’Hotel Timeo –, il coreografo Jack Dunphy, la miliardaria e collezionista d’arte Peggy Guggenheim, il regista Jean Cocteau, l’attore Jean Marais. Ad affiancare Danielle nelle ricerche sarà un giornalista del luogo, che l’aiuterà a scoprire un episodio lontano nel tempo ma ancora sconvolgente. Vanni Ronsisvalle, che firma il soggetto, adattandolo dalla propria opera narrativa (2000), fonde costume e psicologia, cronache storiche e fantasia, mettendo in scena, tra grandi alberghi e ville, una vivace storia di amori, falsificazioni e travestimenti che ha toni pirandelliani di grottesco, orrore e follia. In primo piano nel romanzo, un intrigo proiettato alle spalle del premio Nobel André Gide da Capote e Cocteau, con la connivenza dei ministri degli esteri francese e italiano Schuman e Sforza, e il crimine commesso da una merlettaia e dai suoi gemelli. Taormina vi appare come territorio di avventure culturali ed erotiche di turisti e residenti stranieri, teatro di utopie e illusioni, eden corrotto di affascinante mistero. «Nella costruzione del film sono stati mescolati frammenti di repertorio della Taormina Anni Cinquanta, con i fatti della storia narrata nella Taormina del 2000, come fosse un’indagine che mette a confronto il presente con il passato in cerca della verità», si legge nelle note di regia. Illustrando le ragioni del proprio sguardo su questo spaccato storico e culturale, Diego Ronsisvalle dichiara:
La prima preoccupazione nel citare i grandi scenari di ieri, è stata quella di sorvegliare il rischio insito nel maneggiarli; l’inevitabile enfasi; invece è tenuto tutto sotto il rigo. Direi che è una delle scelte di questo film: sostituire il punto di vista, mutare l’occhio della camera da “oggettivo” a “soggettivo”, raccontare la vicenda con uno sguardo terzo rispetto ai suoi reali protagonisti senza sacrificare o svilire nulla della storia principale. Quasi fosse, appunto, una indagine, questo sì, sviluppata con cautela ed una certa incredulità, persino una certa stupita impazienza, a cui presta il viso la protagonista venuta da lontano. Tanto lei è strutturata culturalmente dal cotè elitario per cui lavora, quanto il giovane giornalista che l’aiuta pur appartenendo alla realtà locale la rifiuta con una sensibilità critica proiettata fuori dal luogo bello…In una vicenda comunque straordinaria colpisce l’affiorare accanto ad essa di realtà semplici della vita piccola o complesse e mostruose; dalle più turpi alle più generose: la ‘retorica’ rinomanza del luogo stesso accostata ai risvolti individuali, ai dettagli, alla psicologia di figure locali. Anche minuscole, trascurabili. Raccontarli con la maggiore plausibilità adattandovi l’asciuttezza del raro filmato d’epoca funziona per sostenere ciò che appartiene ai giorni nostri, agli enigmi di tutt’altra caratura rispetto al passato […].