Il piano di sedime dell’isolato 394 del Piano Regolatore di Messina sul quale insiste l’intendenza di Finanza possiede una significativa differenza di quota tra il limite est lungo la via Monsignor D’Arrigo e quello ovest all’opposto. Tale differenza di quota venne risolta facendo ricorso ad una monumentale scalinata in pietra lavica che da accesso al complesso.
Il piano di sedime dell’isolato 394 del Piano Regolatore di Messina sul quale insiste l’intendenza di Finanza possiede una significativa differenza di quota tra il limite est lungo la via Monsignor D’Arrigo e quello ovest all’opposto. Tale differenza di quota venne risolta facendo ricorso ad una monumentale scalinata in pietra lavica che da accesso al complesso. Questo consta di quattro corpi di fabbrica collegati da passaggi colonnati a formare cortili che recuperano le differenze di quota con qualche gradino. Il quinto edificio è staccato dagli altri e posto su un terrapieno all’estremità ovest dell’isolato. L’edificio venne realizzato tra il 1913 ed il 1915 dall’ingegnere Edoardo Mariano Cannizzaro e fa parte di quelle opere di primo intervento dopo il terremoto del 1908 che, con la legge del 28 luglio 1911, consentiva di affidare a professionisti di chiara fama gli edifici più importanti nell’ottica di ristabilire velocemente la presenza delle istituzioni più pregnanti nella città da ricostruire.
Il piano di sedime dell’isolato 394 del Piano Regolatore di Messina sul quale insiste l’intendenza di Finanza possiede una significativa differenza di quota tra il limite est lungo la via Monsignor D’Arrigo e quello ovest all’opposto. Tale differenza di quota venne risolta facendo ricorso ad una monumentale scalinata in pietra lavica che da accesso al complesso. Questo consta di quattro corpi di fabbrica collegati da passaggi colonnati a formare cortili che recuperano le differenze di quota con qualche gradino. Il quinto edificio è staccato dagli altri e posto su un terrapieno all’estremità ovest dell’isolato. L’edificio venne realizzato tra il 1913 ed il 1915 dall’ingegnere Edoardo Mariano Cannizzaro e fa parte di quelle opere di primo intervento dopo il terremoto del 1908 che, con la legge del 28 luglio 1911, consentiva di affidare a professionisti di chiara fama gli edifici più importanti nell’ottica di ristabilire velocemente la presenza delle istituzioni più pregnanti nella città da ricostruire. Il linguaggio che fu utilizzato dal progettista si rifà all’architettura classica, utilizzando colonne doriche, capitelli ionici e mescolandovi cornici ed elementi di maniera in una commistione che può essere intesa come una sorta di specchio della società che si manifesta nell’utilizzo di forme classiche per adattarvi nuove funzioni, dissimulando l’uso di materiali nuovi come il cemento armato sotto stucchi cementizi che riproducono le forme in pietra artificiale. Alla sommità della scalinata di ingresso i prospetti degli edifici ai due lati del cortile, delimitato da uno dei collegamenti trasversali, sono scanditi da semicolonne lisce che nascono da un basamento che stacca la mole degli edifici di circa un metro dal terreno e sormontate da un capitello composito. I diversi corpi di fabbrica, ciascuno di due livelli fuori terra, sono dotati di diverse opzioni di ingresso, garantendo una discreta flessibilità degli spazi interni. I materiali utilizzati in origine prevedevano impasti variamente addizionati a graniglie che coloravano e segnavano in modo differente le superfici. Purtroppo un intervento non compatibile con gli originari apparati decorativi ha ricoperto con materiali poco rispettosi delle caratteristiche delle finiture originarie generando un generale decadimento della qualità dell’edificio.