Il palazzo Arena occupa parte dell’isolato 316 del Piano Regolatore di Messina. La localizzazione dell’edificio che prospetta sulla Piazza Immacolata di Marmo a fianco della Cattedrale di Messina determina una diversa configurazione dei prospetti. I lavori di costruzione del fabbricato iniziarono nel 1916 e furono conclusi in meno di quattro anni. Una recente mostra organizzata dalla Soprintendenza di Messina ha esposto un disegno dei prospetti a firma di Gino Coppedè che sembra avere avuto il ruolo di direttore artistico dell’edificio, cioè colui che era preposto a curarne l’aspetto esteriore attraverso l’utilizzo di intonaci decorativi in stucco di cemento realizzati ad imitazione della pietra.
Il palazzo Arena, detto anche Palazzo dello Zodiaco a causa delle decorazioni graffite che caratterizzano i fronti sud ed est dell’edificio, occupa parte dell’isolato 316 del Piano Regolatore di Messina. La localizzazione dell’edificio che prospetta sulla Piazza Immacolata di Marmo a fianco della Cattedrale di Messina determina una diversa configurazione dei prospetti. Infatti, nella ricostruzione della città dopo il disastro tellurico del 1908, le facciate degli edifici prospicienti le aree nelle quali insistevano monumenti avrebbero dovuto essere configurate in modo opportuno, così che non stridessero a causa dello stile differente e nel contempo che fossero maggiormente decorati in modo da non contrastare a causa della sobrietà delle decorazioni. I lavori di costruzione del fabbricato iniziarono nel 1916 e furono conclusi in meno di quattro anni. Una recente mostra organizzata dalla Soprintendenza di Messina ha esposto un disegno dei prospetti a firma di Gino Coppedè che sembra avere avuto il ruolo di direttore artistico dell’edificio, cioè colui che era preposto a curarne l’aspetto esteriore attraverso l’utilizzo di intonaci decorativi in stucco di cemento realizzati ad imitazione della pietra. Infatti, mentre la struttura portante dell’edificio è in cemento armato le superfici sono trattate con intonaci decorativi lavorati in modo che somigliassero a murature in pietra sulle quali sono stati realizzati graffiti e decorazioni a tempera.
Il palazzo Arena, detto anche Palazzo dello Zodiaco a causa delle decorazioni graffite che caratterizzano i fronti sud ed est dell’edificio, occupa parte dell’isolato 316 del Piano Regolatore di Messina. La localizzazione dell’edificio, che prospetta sulla Piazza Immacolata di Marmo a fianco della Cattedrale, determina una diversa configurazione dei prospetti. Infatti, nella ricostruzione della città dopo il disastro tellurico del 1908, le facciate degli edifici prospicienti le aree nelle quali insistevano monumenti avrebbero dovuto essere configurate in modo opportuno, così che non stridessero a causa dello stile differente e nel contempo che fossero maggiormente decorati in modo da non contrastare a causa della sobrietà delle decorazioni. I lavori di costruzione del fabbricato iniziarono nel 1916 e furono conclusi in meno di quattro anni. Una recente mostra organizzata dalla Soprintendenza di Messina ha esposto un disegno dei prospetti a firma di Gino Coppedè che sembra avere avuto il ruolo di direttore artistico dell’edificio, ebbe cioè l’incarico di curarne l’aspetto esteriore attraverso l’utilizzo di intonaci decorativi in stucco di cemento realizzati ad imitazione della pietra. La struttura portante dell’edificio è in cemento armato, ma le superfici sono trattate con intonaci decorativi lavorati in modo che somigliassero a murature in pietra sulle quali sono stati realizzati graffiti e decorazioni a tempera. L’ingresso all’edificio sulla piazza Immacolata di Marmo impiega una coppia di colonnine che sostengono il balcone soprastante e si concludono con pendentif costituiti da mascheroni prosopomorfi. Il ritmo delle facciate è scandito da un sistema di lesene rifinite con intonaco a stucco cementizio lavorato a punta di cazzuola che inquadrano le aperture. Alcune di queste aperture caratterizzate dall’impiego di architravi con i sottostanti balconi, secondo il particolare disegno che compone la facciata e che alterna aperture ad arco e aperture architravate, sono protetti da tettoie in legno con tegole in stile fiorentino, come avviene in altri edifici attribuiti a Coppedè. La commistione di stili, decisamente eclettica, utilizza stilemi tratti dal repertorio medievale impiegando mensoline quattrocentesche per la definizione degli architravi delle finestre decorate con sagome che in Sicilia si sono manifestate nel XII e XIII secolo. Le inferriate dei balconi mostrano elementi decorativi presenti anche nell’isolato 312 del PR di Messina. A partire dagli anni ’50 l’edificio fu sopraelevato in più fasi alterando così l’originario sistema di rapporti che lo caratterizzava nei confronti della vicina cattedrale. È particolare che negli atti di compravendita degli immobili dell’edificio i venditori siano sempre i fratelli Cerruti: ciò consente di ipotizzare che fossero proprio loro ad avere promosso l’edificazione di quest’architettura.