L’Università di Messina fu fondata nel 1548 da Ignazio di Loyola su impulso della classe politica e grazie al viceré Juan de Vega. La bolla pontificia “Copiosus in misericordia Dominus” di Paolo III Farnese istituiva la prima Università collegiata gesuitica in Europa. L’edificio che ospitava l’Università fu danneggiato nel terremoto del 1908 e nel 1913 venne dato incarico a Giuseppe Botto, funzionario del Genio Civile che risulta autore, insieme a Gustavo Giovannoni, della sistemazione dell’Università di Roma. Il progetto di Botto, rivisto da Giuseppe Colmayer, insiste nell’area dell’isolato 268 del PR di Messina e risulta organizzato con un corpo di fabbrica centrale nel quale è il Rettorato, affiancato da tre corpi di fabbrica che insistono su ciascuno dei due lati.
L’Università di Messina fu fondata nel 1548 da Ignazio di Loyola su impulso della classe politica e grazie al viceré Juan de Vega. La bolla pontificia “Copiosus in misericordia Dominus” di Paolo III Farnese istituiva la prima Università collegiata gesuitica in Europa. L’edificio che ospitava l’Università fu danneggiato nel terremoto del 1908 e nel 1913 venne dato incarico a Giuseppe Botto, funzionario del Genio Civile che risulta autore, insieme a Gustavo Giovannoni, della sistemazione dell’Università di Roma. Il progetto di Botto, rivisto da Giuseppe Colmayer, insiste nell’area dell’isolato 268 del PR di Messina e risulta organizzato con un corpo di fabbrica centrale nel quale è il Rettorato, affiancato da tre corpi di fabbrica che insistono su ciascuno dei due lati. I collegamenti tra i differenti corpi di fabbrica sono realizzati con passaggi coperti che replicano i motivi delle decorazioni dei prospetti che così divengono l’elemento unificatore del linguaggio. Gli edifici che costituiscono il plesso centrale dell’Università, più che rivestire interesse per gli elementi decorativi impiegati, i quali risentivano del linguaggio eclettico legato al neoclassicismo, avevano senso per la prospettiva che si poteva godere dalla scalinata che dall’edificio del Rettorato consente di raggiungere la quota del cortile interno.
L’Università di Messina fu fondata nel 1548 da Ignazio di Loyola su impulso della classe politica e grazie al viceré Juan de Vega. La bolla pontificia “Copiosus in misericordia Dominus” di Paolo III Farnese istituiva la prima Università collegiata gesuitica in Europa. Dopo la rivolta antispagnola del 1674-78 l’Università fu soppressa fino al 1838 quando, con decreto di Ferdinando II, veniva elevata l’Accademia Carolina fondata nel XVIII secolo al rango di Università. Tuttavia l’istituzione durò fino ai moti del 1848 quando fu nuovamente soppressa per essere riaperta dopo qualche anno con una serie di norme limitative che imponevano bacini di utenza limitati alla provincia di Messina. Dopo l’Unità d’Italia, l’Università di Messina viene retrocessa al rango di Ateneo di secondo grado fino al 1885, quando la Provincia, il Comune e la Camera di commercio si consorziarono assumendosi l’impegno di versare allo Stato una cifra che consentisse il pagamento degli stipendi dei docenti. L’edificio che ospitava l’Università fu danneggiato nel terremoto del 1908 e nel 1913 fu dato incarico a Giuseppe Botto, funzionario del Genio Civile, che è autore con Gustavo Giovannoni della sistemazione dell’Università di Roma. Il progetto di Botto, rivisto da Giuseppe Colmayer, insiste nell’area dell’isolato 268 del PR di Messina e consta di un corpo di fabbrica centrale nel quale vi è il Rettorato, affiancato da altri tre edifici che insistono su ciascuno dei due lati. I collegamenti tra i differenti corpi di fabbrica sono realizzati con passaggi coperti che replicano i motivi delle decorazioni dei prospetti diventando l’elemento unificatore del linguaggio. Gli edifici che costituiscono il plesso centrale dell’Università, più che rivestire interesse per gli elementi decorativi impiegati, i quali risentivano del linguaggio eclettico legato al neoclassicismo, avevano senso per la prospettiva che si poteva godere dalla scalinata che dal Rettorato consente di raggiungere la quota del cortile interno. Infatti, le variate esigenze dell’Ateneo necessitarono di un incremento degli spazi. Così, nel 1963, fu dato incarico a Filippo Rovigo di realizzare la Facoltà di Economia nell’area che si apriva verso la via dei Verdi. Il linguaggio di questa nuova architettura risente dell’influsso esercitato dal razionalismo e ricerca, attraverso un nuovo e diverso sistema gerarchico, di realizzare un edificio fortemente caratterizzato dall’uso particolare del cemento armato. La struttura che sostiene l’aula magna ricorda le sperimentazioni in cemento armato dell’ingegner Pier Luigi Nervi. Verso la fine del XX secolo si è svolto un ulteriore intervento con la prospezione archeologica al di sotto della grande scalinata che raccorda il corpo del Rettorato con il cortile retrostante. L’incarico di redigere un progetto di fruizione dei resti rinvenuti sotto la scalinata fu conferito a Mario Manganaro e Fabio Basile. La scalinata venne rimontata su una struttura in cemento armato dopo avere ricavato, negli spazi sottostanti, uno spazio per la fruizione dei resti dell’antico Collegio gesuitico realizzato da Natale Masuccio tra il XVI ed il XVII secolo.