Pietro Mantilla

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Pietro Mantilla, nome d’arte di Pietro Mantineo, nasce a Messina nel 1952. Dotato di una grande sensibilità artistica, abbandona la primitiva idea di diventare scrittore per intraprendere, a ventitré anni, quella di pittore. Totalmente autodidatta, eccetto alcune scenografie realizzate con il padre, a ventisei anni parte alla volta di Milano, allora centro propulsivo dell’economia e dell’intellighenzia italiana, e meta prediletta di numerosi artisti siciliani fin dagli anni ’30. Pur di dipingere, lavora come spedizioniere e lavapiatti, affrontando anche i pubblici dormitori, e riuscendo anche a vendere qualche quadro. Tornato per un breve periodo a Messina due anni dopo, vi si stabilisce nuovamente grazie all’incontro fondamentale di Bruno Samperi, maestro con il quale dividerà per tre anni uno studio. Mantilla è interessato a dipingere e disegnare tutto ciò che vede, nel momento stesso in cui lo vede (Pugliatti 2009). Pittore impulsivo e primitivo quasi per esigenza fisiologica ha, in realtà, un suo stile peculiare assai riconoscibile. La sua pittura è nettamente figurativa, vicina per certi versi a quella di Carrà o a Novecento, tuttavia le sue figure sono nella plasticità e nelle forme volutamente anticlassiche. Egli esalta le asimmetrie degli arti e degli sguardi, le pieghe della carne, il livore della pelle, senza compiacimento, ma con un sottile e profondo senso dell’indagine, del racconto. I sui nudi (Nuda, 2002) invitano al dialogo, sembrano voler spiegare allo spettatore il senso dello smarrimento di quegli ambienti vuoti, cui è stato tolto tutto ma che riescono ugualmente ad animarsi in un gesto distratto o in una smorfia. La potenza di questo carismatico racconto, coerentemente con l’originaria vocazione letteraria di Mantilla, è ancora più forte nei suoi ritratti. Nessun orpello, nessun fronzolo, Mantilla riesce a far parlare le facce smunte, di bambola, dei suoi quadri con una lingua dolorosa e inquieta carica di umanità e di poesia. Bisogna però seguire l’indizio del designo per non fraintendere questo spontaneismo per un pensiero disarmato dei mezzi tecnici dell’arte. Nella grafica Mantilla dimostra un’articolata concezione spaziale, plastica e cromatica che sa usare cornici, chiaroscuri e fondali per creare immagini vivide, cariche di dinamismo e una drammatica e costante forza psichica.

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