Amedeo Bocchi: Autoritratto, 1935.
Amedeo Bocchi è nato a Parma nel 1883. Nel 1902, si trasferisce a Roma per frequentare l’Accademia di Nudo. Il dipinto Le tre Marie (1910) assicura al pittore una Medaglia d’oro a Brera nel 1912 ed un premio in occasione del centenario verdiano nel 1913. Nel 1911 si dedica, insieme a Daniele De Strobel, Latino Barilli e all’orafo Renato Brozzi, alla ricostruzione della quattrocentesca Camera d’Oro nel Castello di Torrechiara. In questo periodo iniziale della sua attività a lasciare un segno profondo fu l’incontro con Gustav Klimt, protagonista del padiglione austriaco all’Esposizione Internazionale del 1911. Quanto aveva appreso da Klimt, lo dimostrò nella decorazione della Sala del Consiglio della Cassa di Risparmio di Parma, commissione affidatagli nel 1914 da Cornelio Guerci. Completato nel 1916, il ciclo di affreschi rappresenta attraverso una trasparente simbologia i temi della Ricchezza, della Protezione e del Risparmio, all’interno di un ambiente di cui Bocchi ideò anche l’architettura e gli arredi secondo quell’idea del progettare a tutto campo propria del modernismo. La svolta nella vita del pittore giunge nel 1915, quando ottiene una casa-studio a Villa Strohl-Fern, comunità vivissima di artisti e intellettuali. Sposata in seconde nozze la modella Niccolina nel 1919, si dedica al lavoro esprimendosi al meglio nella Colazione del Mattino (1919), quadro esposto nella XII Biennale del 1920 e acquistato nel 1924 da Giuseppe Ricci Oddi per la sua collezione piacentina. Dopo la morte prematura della seconda moglie nel 1923, la figlia Bianca diviene la figura principale della sua opera. Nel 1924 Ritratto di Bianca in abito da sera è premiato con la medaglia d’oro alla mostra del ritratto femminile di Monza, mentre nel 1925 è nominato accademico di San Luca. L’affacciarsi degli anni Trenta vede Bocchi volgersi ad una pittura più plastica e volumetrica, con esiti prossimi al clima formale di “Novecento”, cui tuttavia il pittore parmigiano non aderì mai ufficialmente (Bianca in grigio del 1930, La gonna rossa del 1931). Nella primavera del 1933 Bocchi viene coinvolto nel progetto di realizzazione dei mosaici del Duomo di Messina, che erano stati in un primo tempo commissionati a Giulio Aristide Sartorio. Discostandosi volutamente dai progetti approntati da quest’ultimo, Bocchi elabora un piano completamente nuovo per la decorazione musiva, impegnandosi preliminarmente in una lunga fase di studio e ricerca. Il suo lavoro però non venne accettato dall’arcivescovo Paino e i bozzetti rifiutati divennero l’oggetto di una contesa legale nella quale Bocchi cercherà invano un risarcimento per le sue fatiche. Per giunta, nel 1934 la sua vita verrà tragicamente scossa dall’ennesimo lutto, quando all’età di 26 anni muore l’adorata figlia Bianca, protagonista del ritratto Il cappellino (1932). Negli anni che seguono, Amedeo Bocchi si dedica con la passione di sempre alla attività pittorica tra il suo studio e il silenzioso parco di Villa Strohl-Fern. La riscoperta da parte della critica inizia nel 1967 con la personale organizzata dall’Accademia di S. Luca presentata da Fortunato Bellonzi. Una serie di riconoscimenti importanti giungono dalla sua città con un’antologica al Teatro Regio nel 1970 e una medaglia d’oro per i meriti culturali conferitagli dal Presidente della Repubblica. Dopo aver dedicato la sua intera esistenza all’arte, Amedeo Bocchi si spegne il 16 dicembre del 1976 all’età di 93 anni.