Futurismo

Futurismo

La Balza futurista

Fondata da Guglielmo Jannelli, Luciano Nicastro e Vann’Antò (al secolo Giovanni Antonio Di Giacomo), «La Balza Futurista» esce in tre numeri, il 10 e il 27 aprile e il 12 maggio 1915. È una rivista che accoglie la carica rivoluzionaria propria del giornalismo militante in un momento di assoluto vuoto editoriale per ciò che concerne la pubblicazione di fogli futuristi e che è destinata a rappresentare l’organo ufficiale del movimento pur derogando, attraverso consapevoli trasgressioni, dall’ortodossia marinettiana, conservando una specificità attinente al complesso e originale fenomeno storico-letterario dell’avanguardia siciliana, e messinese in particolare.

Stazione ferroviaria e marittima

Il problema della ricostruzione dell’edificio della stazione si pone fin da dopo la prima guerra mondiale ma bisogna aspettare gli anni ’30 per vedere in concreto l’avvio dell’iter progettuale. Il progetto di questo nuovo edificio è affidato all’architetto Angiolo Mazzoni, allora funzionario delle Ferrovie dello Stato fin dal 1921 e autore di diverse stazioni di epoca fascista. Nel 1937 viene realizzato un plastico per essere approvato dal Duce che contava molto sull’opera di propaganda che avrebbe sortito la realizzazione di una stazione ferroviaria, opera necessaria ma che a quasi venti anni dal terremoto non era ancora stata realizzata. Così la stazione viene realizzata prima dell’inizio della seconda guerra mondiale. Scene di vita rurale siciliana o di paesaggio. L’opera inneggia ai valori del lavoro e dell’operosità italiana e, come dice lo stesso Mazzoni nella sua proposta per l’esecuzione di opere artistiche per la stazione di Messina, “Il mosaico misura circa 135 di superficie e verrà realizzato in smalto e vetro colorato, materiali questi propri del mosaico classico”.  

Isolati I e II della Palazzata

Gli isolati I e II furono edificati a partire dal 1937. Il progetto è opera di Giuseppe Samonà e Guido Viola che collaborarono insieme anche ad altri interventi. (Cardullo F., 1999). Il primo dei due isolati asseconda la curva della via V. Emanuele risultando vagamente trapezoidale mentre il secondo dei due isolati ha uno sviluppo lineare. La loro configurazione formale è affidata ad un ordine gigante che incornicia con elementi in pietra il passaggio coperto tra i due edifici che, in qualche modo, ricorda una delle porte della vecchia palazzata distrutta dal terremoto.

Palazzata di Messina

Nel 1622 l’architetto Simone Gullì presenta un progetto che prevede una cortina continua di tredici grandi edifici intervallati dalle monumentali porte cittadine. La palazzata sostituiva, in termini moderni, le vecchie mura urbane e venne danneggiata dal terremoto del 1783 tanto da essere in parte ricostruita fin dall’inizio del XIX secolo dall’abate Giacomo Minutoli. Venne definitivamente distrutta dal terremoto del 28 dicembre 1908. Fu bandito un concorso di idee, vinto nel 1931 dall’architetto Camillo Autore con Giuseppe Samonà, Guido Viola e Raffaele Leone. Del progetto fu realizzato solo l’edificio della testata a sud, il Palazzo dell’INA nel 1935. Successivamente furono realizzati il Palazzo del Banco Di Sicilia ed i successivi verso nord, che vennero realizzati nell’arco del ventennio seguente.

L'angoscia delle macchine

L’angoscia delle macchine, primo anello di una trilogia drammaturgica che comprende anche Raun e La mascherata degli impotenti, rappresenta una stravagante società fondata sul contrasto tra il principio maschile e quello femminile. Il testo, che avrebbe dovuto essere tradotto da Tzara in francese, venne pubblicato in tedesco sulla rivista «Der Sturm» nel 1925. 

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