narrativa

Narrativa

La città e la selva

Romanzo autobiografico, scritto tra il 1931 e il 1933 ma uscito solo cinquant’anni dopo (Milano, Rizzoli, 1983), La città e la selva è la principale opera del filosofo e scrittore messinese Guido Ghersi, che riflette nelle pagine della narrazione le proprie convinzioni storiche, filosofiche e religiose. Il luogo in cui sono ambientate le vicende del protagonista, Antonino Leto, è la Messina del 1918, ancora impegnata, dieci anni dopo il terremoto, nella difficile opera della ricostruzione. 

Il Cristo ricaricabile

La trama narrativa del romanzo, caratterizzato da un’originalità provocatoria evidente già dal titolo, è ambientata a Roma e demistifica, attraverso le vicende e i personaggi di una saga familiare contemporanea, miti e stereotipi della nostra società. Tra questi, il “miracolismo” d’accatto, la macchina dello star system a tutti i costi, certi non-sense della galassia mediatica cui la vita reale toglie la maschera. Il protagonista è un “messia” involontario, il giovane surfista senza arte né parte Milhouse Giordano, che, al risveglio da una movimentata Notte Bianca, si ritrova, suo malgrado, destinatario di un potere tanto eccelso quanto ambiguo. 

Il sorriso dell'ignoto marinaio

Oggetto di una vasta e stratificata attenzione critica, Il sorriso dell’ignoto marinaio è il romanzo dell’universo consoliano più noto al grande pubblico. L’autore si cimenta con il passaggio dai Borboni ai Savoia in Sicilia, descrivendo, attraverso la rivolta dei contadini di Alcara Li Fusi, il dramma sociale e storico degli ultimi, i vinti di verghiana memoria. Protagonista della narrazione è il barone di Mandralisca, l’erudito Enrico Pirajno, ma alla vicenda principale si intreccia quella di un misterioso quadro, un ritratto d’ignoto attribuito ad Antonello da Messina.  

Horcynus Orca

Caratterizzato da uno sperimentalismo linguistico che ne attesta l’unicità nel panorama dei romanzi italiani della seconda metà del Novecento, il romanzo darrighiano racconta, in oltre mille pagine, l’epopea marinaresca di ’Ndrja Cambrìa, racchiusa in quattro giorni e sfaccettata in una coralità di personaggi. Tra flashback e digressioni, in un flusso ininterrotto di immagini e suggestioni mitologiche, Horcynus Orca descrive le avventure del protagonista, «nocchiero semplice della fu regia Marina», nel suo viaggio di ritorno a casa da Napoli a Cariddi, il 4 ottobre 1943, attraverso l’invalicabile Stretto di Messina. 

La doppia storia

Al centro del romanzo, uscito postumo nel 1968 per le edizioni Mondadori (e recentemente ripubblicato da Pungitopo), vi è l’intera vicenda personale e artistica dell’autore, che la rievoca in una imponente architettura autobiografica. Attraverso il filtro della finzione letteraria, Beniamino Joppolo racconta incontri, luoghi, episodi realmente vissuti, nell’incessante percorso che lo ha condotto dalla Sicilia orientale, tra Patti, Sinagra e Messina, sino a Firenze, a Milano e infine a Parigi. Proprio qui, nei suoi ultimi anni di vita, prende forma il romanzo, che traccia, insieme, un memoriale privato e il documento storico di un’epoca, sempre in bilico tra la cronaca fedele dei fatti e la loro trasfigurazione fantastica.

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