La storia del Palazzo Reale di Messina, oggi non più esistente, può essere ricostruita riferendosi soltanto alle vedute del porto che nel corso dei secoli ne testimoniano l’aspetto. La sua fondazione risale ad epoca normanna per opera di Ruggero II. Il mercante arabo andaluso IbnGiubairche naufragò nella “spiaggia del mare” nel 1184, durante il regno di Guglielmo II, lo descrive “bianco come una colomba che domina la spiaggia del mare e dà albergo a tanti paggi ed ancelle addetti al servizio del re…”dando testimonianza del gran numero di dipendenti che affollavano la corte e quindi, indirettamente, della mole dell’edificio che la ospitava. Dalle sue parole si desume anche che il castello costruito all’estremità est della città si affacciava sul porto ma anche, a causa della linea di costa non ancora avanzata come accade oggi, era esposto anche sul versante del mar Ionio a sud dove probabilmente si arenò la nave di IbnGiubair, sotto gli occhi di Re Guglielmo affacciato al Palazzo Reale.
La storia del Palazzo Reale di Messina, oggi non più esistente, può essere ricostruita riferendosi soltanto alle vedute del porto che nel corso dei secoli ne testimoniano l’aspetto. La sua fondazione risale ad epoca normanna per opera di Ruggero II. Il mercante arabo andaluso IbnGiubairche naufragò nella “spiaggia del mare” nel 1184, durante il regno di Guglielmo II, lo descrive “bianco come una colomba che domina la spiaggia del mare e dà albergo a tanti paggi ed ancelle addetti al servizio del re…”dando testimonianza del gran numero di dipendenti che affollavano la corte e quindi, indirettamente, della mole dell’edificio che la ospitava. Dalle sue parole si desume anche che il castello costruito all’estremità est della città si affacciava sul porto ma anche, a causa della linea di costa non ancora avanzata come accade oggi, era esposto anche sul versante del mar Ionio a sud dove probabilmente si arenò la nave di IbnGiubair, sotto gli occhi di Re Guglielmo affacciato al Palazzo Reale. L’edificio subì successive trasformazioni con l’ampliamento nel periodo aragonese, anche se di questa trasformazione conosciamo ben poco. Si ha un’idea più precisa della sua riconfigurazione cinquecentesca ad opera di Andrea Calamech che, in ossequio alla volontà del vicerè Garcia di Toledo, realizzò un intervento che lo trasformò in un palazzo informato al linguaggio rinascimentale. All’Archivio di Stato di Palermo si conservano i disegni del progetto di Filippo Juvarradel1714 che ne prevedevano la ristrutturazione e l’ampliamento in forme nuove, trasformazione testimoniata anche dalle successive vedute del porto di Messina. Fu danneggiato dal terremoto del 1743 e restauratodal duca di Laviefuille. Il terremoto del 1783 segnò il crollo della parte superiore dell’edificio, come testimoniato dai rilievi effettuati da P.Schiantarelli del 1784. Questo fu ricostruito per interessamento diretto di Re Ferdinando (Borbone) anche se nel 1806 la sede vicereale fu definitivamente trasferita nella Casa del Gran Priorato dei Gerosolomitani. Dal 1826 ospitò il portofrancoe fu utilizzato come palazzo della Dogana. Nel 1850 fu preferita la sua demolizione per recuperare i materiali da costruzione ancora riutilizzabili oltre ad un’area pregiata della città che, dopo il terremoto del 1908, fu occupata dall’attuale isolato 300 del PR di Borzì.
La storia del Palazzo Reale di Messina, oggi non più esistente, può essere ricostruita riferendosi soltanto alle vedute del porto che nel corso dei secoli ne testimoniano l’aspetto. La sua fondazione risale ad epoca normanna per opera di Ruggero II. Il mercante arabo andaluso IbnGiubairche naufragò nella “spiaggia del mare” nel 1184, durante il regno di Guglielmo II, lo descrive “bianco come una colomba che domina la spiaggia del mare e dà albergo a tanti paggi ed ancelle addetti al servizio del re…”dando testimonianza del gran numero di dipendenti che affollavano la corte e quindi, indirettamente, della mole dell’edificio che la ospitava. Dalle sue parole si desume anche che il castello costruito all’estremità est della città si affacciava sul porto ma anche, a causa della linea di costa non ancora avanzata come accade oggi, era esposto anche sul versante del mar Ionio a sud dove probabilmente si arenò la nave di IbnGiubair, sotto gli occhi di Re Guglielmo affacciato al Palazzo Reale. L’edificio subì successive trasformazioni con l’ampliamento nel periodo aragonese, anche se di questa trasformazione conosciamo ben poco. Si ha un’idea più precisa della sua riconfigurazione cinquecentesca ad opera di Andrea Calamech che, in ossequio alla volontà del vicerè Garcia di Toledo, realizzò un intervento che lo trasformò in un palazzo informato al linguaggio rinascimentale. All’Archivio di Stato di Palermo si conservano i disegni del progetto di Filippo Juvarradel1714 che ne prevedevano la ristrutturazione e l’ampliamento in forme nuove, trasformazione testimoniata anche dalle successive vedute del porto di Messina. Fu danneggiato dal terremoto del 1743 e restauratodal duca di Laviefuille. Il terremoto del 1783 segnò il crollo della parte superiore dell’edificio, come testimoniato dai rilievi effettuati da P.Schiantarelli del 1784. Questo fu ricostruito per interessamento diretto di Re Ferdinando (Borbone) anche se nel 1806 la sede vicereale fu definitivamente trasferita nella Casa del Gran Priorato dei Gerosolomitani. Dal 1826 ospitò il portofrancoe fu utilizzato come palazzo della Dogana. Nel 1850 fu preferita la sua demolizione per recuperare i materiali da costruzione ancora riutilizzabili oltre ad un’area pregiata della città che, dopo il terremoto del 1908, fu occupata dall’attuale isolato 300 del PR di Borzì.