La storia si snoda attraverso una serie di metafore, riconducibili per ovvi motivi agli esempi stilistici di Maus, alla Fattoria degli animali di Orwell e a Le metamorfosi di Kafka, con il preciso intento di lanciare un messaggio fermo sul superamento dei contrasti e delle prepotenze descritte attraverso il richiamo alle più nobili doti umane di solidarietà e fratellanza. Infatti, ciò che nel corso della storia risulta capace di invertire la direzione rispetto la degenerazione progressiva verso cui si avvia l’intera congregazione colpita dalla mafiosità è l’eroica volontà del coraggioso protagonista Alberto che mostra col suo esempio, fatto di gesti di affetto e fratellanza disinteressata, come sia possibile contrastare la diffusione della malattia scarafaggiante.
La storia si snoda attraverso una serie di metafore, riconducibili per ovvi motivi agli esempi stilistici di Maus, alla Fattoria degli animali di Orwell e a Le metamorfosi di Kafka, con il preciso intento di lanciare un messaggio fermo sul superamento dei contrasti e delle prepotenze descritte attraverso il richiamo alle più nobili doti umane di solidarietà e fratellanza. Infatti, ciò che nel corso della storia risulta capace di invertire la direzione rispetto la degenerazione progressiva verso cui si avvia l’intera congregazione colpita dalla mafiosità è l’eroica volontà del coraggioso protagonista Alberto che mostra col suo esempio, fatto di gesti di affetto e fratellanza disinteressata, come sia possibile contrastare la diffusione della malattia scarafaggiante.
L’obiettivo contenutistico della narrazione è duplice. In primo luogo: mostrare come la repressione di certi comportamenti umani e di taluni fenomeni collettivi sia fine a se stessa, e perciò fallimentare, se non supportata da un adeguato cambiamento culturale figlio a sua volta di un’incisiva azione educativa. A tal proposito, viene sottolineata l’importanza di una ramificata crescita della coscienza civile fondata sul concetto di legalità non inteso solo rispetto delle leggi, ma anche e soprattutto quale riconoscimento dei diritti e dei doveri di ciascun membro di una comunità. In secondo luogo: l’intenzione di rivolgersi ai più piccoli risulta necessaria al fine di creare futuri cittadini consapevoli, partendo proprio dalle dinamiche quotidiane vissute dai personaggi che rappresentano, amaramente, anche un meccanismo di soprusi e prepotenze che sempre più spesso caratterizza in maniera “incivile” la convivenza all’interno della nostra società.
Questo volume, sapientemente realizzato da Lelio Bonaccorso e Marco Rizzo, affronta con notevole sensibilità la delicata spiegazione ai più piccoli del tema del fenomeno mafioso. Utilizzando in maniera intelligente l’allegoria della trasformazione in “esseri scarafaggianti” di tutti gli abitanti del paese di Castelgallo (luogo “immaginario”, ma purtroppo non solo immaginato) dove si compiono atti criminali o criminosi, la mafia viene descritta come una vera e propria epidemia capace di contagiare tutti i bulli, i prepotenti, i malfattori fino a colpire persino i più insospettabili: gli individui che col loro silenzio, più o meno consapevolmente, contribuiscono alla virale diffusione di questo morbo.
La storia si snoda attraverso una serie di metafore, riconducibili per ovvi motivi agli esempi stilistici di Maus, alla Fattoria degli animali di Orwell e a Le metamorfosi di Kafka, con il preciso intento di lanciare un messaggio fermo sul superamento dei contrasti e delle prepotenze descritte attraverso il richiamo alle più nobili doti umane di solidarietà e fratellanza. Infatti, ciò che nel corso della storia risulta capace di invertire la direzione rispetto la degenerazione progressiva verso cui si avvia l’intera congregazione colpita dalla mafiosità è l’eroica volontà del coraggioso protagonista Alberto che mostra col suo esempio, fatto di gesti di affetto e amicizia disinteressata, come sia possibile contrastare la diffusione della malattia scarafaggiante.
L’obiettivo contenutistico della narrazione è duplice: in primo luogo, mostrare come la repressione di certi comportamenti umani e di taluni fenomeni collettivi sia fine a se stessa, e perciò fallimentare, se non supportata da un adeguato cambiamento culturale figlio a sua volta di un’incisiva azione educativa. A tal proposito, viene sottolineata l’importanza di una ramificata crescita della coscienza civile fondata sul concetto di legalità non inteso solo rispetto delle leggi, ma anche e soprattutto quale riconoscimento dei diritti e dei doveri di ciascun membro di una comunità. In secondo luogo, l’esplicita intenzione di rivolgersi ai più piccoli risulta necessaria al fine di creare futuri cittadini consapevoli, partendo proprio dalle dinamiche quotidiane vissute dai personaggi che rappresentano, amaramente, anche un meccanismo di soprusi e prepotenze che sempre più spesso caratterizza in maniera “incivile” la convivenza interna alla nostra società.
Questa narrazione, composta da illustrazioni con “innesti di fumetto”, viene ritmicamente sostenuta sia dalla mutevole lunghezza dei testi, sia dalla cangiante grandezza dei disegni differenti quasi in ogni pagina. I personaggi antropomorfi sono resi familiari dalla colorazione adottata che impiega gli stessi strumenti e le medesime suggestioni cromatiche utilizzate dai bambini, talvolta evocando nel lettore la nostalgia per la dimensione infantile che pare ritrovata. Seppur dedicato ai bambini che emergono dal racconto quali lucidi valutatori di molte dannose aberrazioni del mondo (come la mafia) il messaggio diviene trasversale e transgenerazionale rivolgendosi altresì agli adulti, ai quali lo stesso disegnatore si appella invitandoli a “tornare ad ascoltare il bambino che è dentro ognuno di loro”.
Copertina "L'invasione degli scarafaggi. La mafia spiegata ai bambini."
Pubblicazione "L'invasione degli scarafaggi. La mafia spiegata ai bambini"
Spigolatura "L'invasione degli scarafaggi. La mafia spiegata ai bambini"
In seguito agli incontri tematici sul volume con gli allievi di alcune scuole elementari, il libro è stato oggetto da parte degli alunni di una trasposizione teatrale e dell'inventiva creazione di un gioco da tavolo.
Il dialogo aperto, fuori e dentro gli istituti, sui temi delicati contenuti nel libro ha permesso la denuncia di bulli e bulle presenti nelle classi e la loro successiva e positiva integrazione.