La doppia storia

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La doppia storia
Testo Ridotto: 

Al centro del romanzo, uscito postumo nel 1968 per le edizioni Mondadori (e recentemente ripubblicato da Pungitopo), vi è l’intera vicenda personale e artistica dell’autore, che la rievoca in una imponente architettura autobiografica. Attraverso il filtro della finzione letteraria, Beniamino Joppolo racconta incontri, luoghi, episodi realmente vissuti, nell’incessante percorso che lo ha condotto dalla Sicilia orientale, tra Patti, Sinagra e Messina, sino a Firenze, a Milano e infine a Parigi. Proprio qui, nei suoi ultimi anni di vita, prende forma il romanzo, che traccia, insieme, un memoriale privato e il documento storico di un’epoca, sempre in bilico tra la cronaca fedele dei fatti e la loro trasfigurazione fantastica.

Testo Medio: 

Al centro del romanzo, uscito postumo nel 1968 per le edizioni Mondadori (e recentemente ripubblicato da Pungitopo), vi è l’intera vicenda personale e artistica dell’autore, che la rievoca in una imponente architettura autobiografica. Attraverso il filtro della finzione letteraria, Beniamino Joppolo racconta incontri, luoghi, episodi realmente vissuti, nell’incessante percorso che lo ha condotto dalla Sicilia orientale, tra Patti, Sinagra e Messina, sino a Firenze, a Milano e infine a Parigi. Proprio qui, nei suoi ultimi anni di vita, prende forma il romanzo, che funziona insieme da memoriale privato e documento storico di un’epoca. La cronaca dei fatti, in cui sono perfettamente riconoscibili tutti i protagonisti di anni cruciali per la vita italiana, tende sempre alla trasfigurazione fantastica, secondo l’attitudine tipica della scrittura joppoliana. Il romanzo narra così la vita di Giacomo Jupo, esplicito alter ego dell’autore, a partire dall’infanzia trascorsa nella campagna siciliana, sullo sfondo delle vicende storiche e politiche comprese tra l’ascesa del fascismo e gli anni della seconda guerra mondiale, sino all’episodio significativo del ritorno a casa per la morte del padre, figura costantemente presente nelle sue ossessioni letterarie. La prospettiva autobiografica, che penetra il dato reale per restituirlo deformato ma non depotenziato, matrice riconoscibile nei luoghi dell’intera opera, appare idonea a descrivere circolarmente l’itinerario che da Il nido dei pazzi (scritto nel 1933) conduce a La doppia storia (1959-1962): tappe prima e ultima della storia di Joppolo autore di romanzi, nel cui intermezzo si colloca Tutto a vuoto (1945), per la definizione di una ideale trilogia di scrittura psicanalitica, in cui al flusso accumulativo di immagini giustapposte secondo il meccanismo alogico del ricordo, del sogno e della rêverie si associa una scrittura a spirale che ingarbuglia la parola in fitte reti analogiche, erigendo strutture complesse mescidanti, senza soluzione di continuità, riferimenti storico-spaziali concreti e fantasie allucinatorie. 

Testo Esteso: 

Al centro del romanzo, uscito postumo nel 1968 per le edizioni Mondadori (e recentemente riproposto da Pungitopo), vi è l’intera vicenda personale e artistica dell’autore, che la rievoca in una imponente architettura autobiografica. Attraverso il filtro della finzione letteraria, Beniamino Joppolo racconta incontri, luoghi, episodi realmente vissuti, nell’incessante percorso che lo ha condotto dalla Sicilia orientale, tra Patti, Sinagra e Messina, sino a Firenze, a Milano e infine a Parigi. Proprio qui, nei suoi ultimi anni di vita, prende forma il romanzo, che funziona insieme da memoriale privato e documento storico di un’epoca. La cronaca dei fatti, in cui sono perfettamente riconoscibili tutti i protagonisti di anni cruciali per la vita italiana, tende sempre alla trasfigurazione fantastica, secondo l’attitudine tipica della scrittura joppoliana. Il romanzo narra così la vita di Giacomo Jupo, esplicito alter ego dell’autore, a partire dall’infanzia trascorsa nella campagna siciliana, sullo sfondo delle vicende storiche e politiche comprese tra l’ascesa del fascismo e gli anni della seconda guerra mondiale, sino all’episodio significativo del ritorno a casa per la morte del padre, figura costantemente presente nelle sue ossessioni letterarie. La cornice familiare, intesa come luogo archetipico della costruzione identitaria, affettiva, relazionale dell’individuo, appare la radice per antonomasia di tutti i fantasmi narrativi che fissano l’immaginario joppoliano alla rielaborazione estenuata di trame di vita trasposte nell’edificio dissimulante della metamorfosi, in cui i luoghi reali e i volti conosciuti trascolorano in incubi della mente. L’importanza de La doppia storia nasce, quindi, non solo dal suo valore testimoniale, poiché offre uno sguardo privilegiato su uno spaccato sociale e culturale della nostra storia recente, ma ci consente anche di ripercorrere la storia personale dell’autore, offrendo una mappatura completa dei nuclei tematici che più lo hanno interessato, dal momento che nel romanzo sono ripresi molti episodi narrativi che possiamo ritrovare anche nelle pagine di teatro o nei racconti, a riprova del fatto che, nonostante la produzione joppoliana sia di fatto enorme e frastagliata, è possibile tuttavia individuare alcune caratteristiche fondamentali della sua avventura letteraria. La prospettiva autobiografica, che penetra il dato reale per restituirlo deformato ma non depotenziato, matrice riconoscibile nei luoghi dell’intera opera, appare idonea a descrivere circolarmente l’itinerario che da Il nido dei pazzi (scritto nel 1933) conduce a La doppia storia (1959-1962): tappe prima e ultima della storia di Joppolo autore di romanzi, nel cui intermezzo si colloca Tutto a vuoto (1945), per la definizione di una ideale trilogia di scrittura psicanalitica, in cui al flusso accumulativo di immagini giustapposte secondo il meccanismo alogico del ricordo, del sogno e della rêverie si associa una scrittura a spirale che ingarbuglia la parola in fitte reti analogiche, erigendo strutture complesse mescidanti, senza soluzione di continuità, riferimenti storico-spaziali concreti e fantasie allucinatorie. La Sicilia, in particolare, diviene macrocosmo, oggetto d’indagine sull’uomo che, in una sorta di eterna orizzontalità, mantiene in tutte le epoche i medesimi caratteri di violenza, ferocia, brama di sopraffazione estesi a dimensione universale e trascendente. Specialmente ne La doppia storia, più chiaramente che altrove, si manifestano qui i topoi ricorrenti di un effetto Sicilia[1] che anima la scrittura di autori, pur non allineati nelle scelte stilistiche ma accomunati dalla medesima appartenenza isolana, i quali tracciano in tempi e modi diversi la mappatura chiaroscurale di una identità costretta tra la chiusura entro archetipi, arcaici e oppressivi, connaturati al carattere del luogo e dei suoi abitanti, e l’ansia di riscatto incarnata dal mito della fuga, dell’evasione, del viaggio.


[1] Carlo Alberto Madrignani, Effetto Sicilia. Genesi del romanzo moderno (Verga Capuana De Roberto Pirandello Tomasi di Lampedusa Sciascia Consolo Camilleri), Macerata, Quodlibet, 2007.  

 

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Manifesto dello Spazialismo

  • Manifesto dello Spazialismo
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Da: li Ultimi Gattopardi, catalogo della mostra al Palacultura di Messina a cura di Francesco Gallo Mazzeo, Edizioni Di Passaggio, Palermo 2012.

Gallerie Opere Pittoriche Beniamino Joppolo

  • Beniamino Joppolo: Senza titolo, 1951, olio su tela, 80 x 130 cm.
  • Beniamino Joppolo: Senza titolo, 1952-54, olio su tela, 100 x 70 cm.
  • Beniamino Joppolo: Pesca notturna, 1951-52, olio su tela, 80 x 118 cm.
  • Beniamino Joppolo: Pesca notturna, 1952-54, olio su tela, 80 x 118 cm.
  • Beniamino Joppolo: Uomini, 1949, olio su tela, 90 x 128 cm.
  • Beniamino Joppolo: Senza titolo, 1950-51, olio su tela, 120 x 178 cm.
Credits: 
Da: Gli Ultimi Gattopardi, a cura di Francesco Gallo Mazzeo, Edizioni Di Passaggio, Palermo 2012.
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