Il santuario di S. Antonio da Padova sorge in quello che prima del terremoto era un poverissimo quartiere Avignone dove Sant’Annibale di Francia nel 1878 iniziò la sua opera di assistenza ai poveri. Il santuario, che è stato elevato a Basilica Pontificia minore da Benedetto XVI, fu progettato dall’ingegnere Letterio Savoja e dall’ingegnere Gaetano Bonanno e risulta essere la prima chiesa in muratura edificata dopo il terremoto del 1908.
Il santuario, che è stato elevato a Basilica Pontificia minore da Benedetto XVI, fu progettato dall’ingegnere Letterio Savoja e dall’ingegnere Gaetano Bonanno e risulta essere la prima chiesa in muratura edificata dopo il terremoto del 1908. La costruzione della chiesa fu iniziata nel 1921 nello stesso sito sul quale insisteva la chiesa baraccata donata dopo il disastro tellurico dal Papa S. Pio X al Canonico Annibale di Francia ed appena un anno dopo fu possibile celebrare la prima messa, anche se la chiesa fu benedetta nel 1926 durante l’arcivescovato di Monsignor Angelo Paino e fu consacrata solo nel 1937. Il linguaggio utilizzato dai progettisti si lega alla tradizione neoclassica ottocentesca. All’esterno, la facciata principale realizzata in pietra bianca di Melilli ed intonaci a stucco ad imitazione della stessa, presenta una gerarchizzazione dei volumi presentando l’ingresso in corrispondenza della nave principale, più alta rispetto alle due laterali, ed affiancato da due nicchie con le statue di S. Luca e S. Matteo, inquadrato da due colonne che sostengono una trabeazione riccamente lavorata sulla quale poggia un frontone curvo.
Il santuario di S. Antonio da Padova sorge in quello che prima del terremoto era il poverissimo quartiere Avignone dove Sant’Annibale di Francia nel 1878 iniziò la sua opera di assistenza ai poveri. Il sito, ancor oggi detto “Due Vie”, era considerato un importante crocevia che distribuiva sia alle due principali strade da cui si accedeva alla città che alla strada che saliva verso i Colli S. Rizzo permettendo di scavalcare le colline per raggiungere la riviera Ionica. Il santuario, elevato a Basilica Pontificia minore da Benedetto XVI, fu progettato dagli ingegneri Letterio Savoja e Gaetano Bonanno. Si tratta della prima chiesa in muratura edificata dopo il terremoto del 1908 la cui a costruzione iniziò nel 1921 nello stesso sito sul quale insisteva la chiesa baraccata donata dopo il disastro tellurico al Canonico Annibale di Francia da Papa S. Pio X. Appena un anno dopo fu possibile celebrarvi la prima messa, anche se la benedizione della chiesa avvenne nel 1926 durante l’arcivescovato di Monsignor Angelo Paino e la consacrazione fu celebrata solo nel 1937. Il linguaggio utilizzato dai progettisti si lega alla tradizione neoclassica ottocentesca. All’esterno, la facciata principale realizzata in pietra bianca di Melilli e intonaci a stucco ad imitazione della stessa, presenta una gerarchizzazione dei volumi presentando l’ingresso in corrispondenza della nave principale, più alta rispetto alle due laterali, ed affiancato da due nicchie con le statue di S. Luca e S. Matteo, inquadrato da due colonne che sostengono una trabeazione riccamente lavorata sulla quale poggia un frontone curvo. La facciata laterale lungo la via Ghibellina, l’unica visibile, è scandita da una successione di lesene che inquadrano l’ingresso al centro e due finestre alle estremità, alternando alle bucature finestre cieche. La facciata sud manifesta le tre absidi i cui catini sono coperti con lastre di piombo. L’impianto della chiesa è a tre navate con il cleristorio illuminato da finestre circolari che illuminano la navata centrale. Le colonne interne presentano una lieve entasi e sorreggono una teoria di archi decorati con stucchi dorati che conferiscono al tempio una particolare suggestività. Il soffitto e il catino dell’abside sono decorati con affreschi che rivelano un linguaggio ancorato alla tradizione ottocentesca.