L’edificio IX della Palazzata fu progettato nel 1929 ma dal progetto alla sua realizzazione intercorsero quasi trenta anni a causa della seconda guerra mondiale. Nel frattempo il linguaggio degli stessi progettisti si era evoluto pertanto il nuovo progetto avviato nel 1952 e realizzato nel 1956 denuncia, attraverso il linguaggio utilizzato, la sua minore età rispetto al contiguo edificio dell’INFAIL. Il progetto è di Giuseppe Samonà che nel pensare alla forma da dare alla sua opera, affidò ad una grande varietà di materiali e di lavorazioni il compito di trasmettere un’immagine severa ed al tempo stesso dichiaratamente moderna.
L’edificio IX della Palazzata fu progettato nel 1929 ma dal progetto alla sua realizzazione intercorsero quasi trenta anni a causa della seconda guerra mondiale. Nel frattempo il linguaggio degli stessi progettisti si era evoluto pertanto il nuovo progetto avviato nel 1952 e realizzato nel 1956 denuncia, attraverso il linguaggio utilizzato, la sua minore età rispetto al contiguo edificio dell’INFAIL. Il progetto è di Giuseppe Samonà che nel pensare alla forma da dare alla sua opera, affidò ad una grande varietà di materiali e di lavorazioni il compito di trasmettere un’immagine severa ed al tempo stesso dichiaratamente moderna. Le facciate sono scandite dalla struttura dei pilastri che emergono rispetto al filo della facciata e che incontrano le membrature orizzontali, un po’ meno emergenti ed evidenziate all’esterno con una fascia marcapiano di colore chiaro. Le murature contenute all’interno della struttura, in sottosquadro rispetto alla struttura principale, sono in mattoni pieni lavorati con martellina a denti e contengono una struttura metallica in parte aggettante che ospita al suo interno l’infisso creando una particolare partizione delle specchiature. Ciascuna finestra risulta dotata di una mensola/davanzale che all’intradosso è di colore giallo o rosso. Gli angoli sono negati da una particolare disposizione dei pilastri d’angolo che fanno avvertire le facciate ortogonali come giustapposte piuttosto che contigue.
L’edificio IX della Palazzata fu progettato nel 1929, ma dal momento del progetto alla sua realizzazione intercorsero quasi trent’anni a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale. Nel frattempo il linguaggio degli stessi progettisti era mutato pertanto il nuovo progetto, avviato nel 1952 e realizzato nel 1956, appare visibilmente più recente rispetto al contiguo edificio dell’INFAIL. Il progetto è di Giuseppe Samonà che nel pensare alla forma da dare alla sua opera, affidò ad una grande varietà di materiali e di lavorazioni il compito di trasmettere un’immagine severa ed al tempo stesso dichiaratamente moderna. Le facciate sono scandite dalla struttura dei pilastri che emergono rispetto al filo della facciata e che incontrano le membrature orizzontali, un po’ meno emergenti ed evidenziate all’esterno con una fascia marcapiano di colore chiaro. In un saggio del 1959 Francesco Tentori sosteneva che “La scansione orizzontale e verticale della struttura anziché portare a una scomposizione cellulare dei fronti in serie di pannelli di riempimento più o meno ben impaginati, è l'elemento basilare della riunificazione”. Le murature contenute all’interno della struttura, in sottosquadro rispetto alla struttura principale, sono in mattoni pieni lavorati con martellina a denti e contengono una struttura metallica in parte aggettante che ospita al suo interno l’infisso creando una particolare partizione delle specchiature. Ciascuna finestra risulta dotata di una mensola/davanzale che all’intradosso è di colore giallo o rosso. Gli angoli sono negati da una particolare disposizione dei pilastri d’angolo che fanno avvertire le facciate ortogonali come giustapposte piuttosto che contigue. Il fronte su via Garibaldi prevede il piano terreno adibito a botteghe, i cui infissi metallici di colore celeste evidenziavano l’attacco a terra dell’edificio. Sul fronte lungo la via V. Emanuele, invece, sono previsti alcuni degli ingressi mentre il piano terreno è evidenziato da un diverso disegno delle modanature che incorniciano le finestre ed anche le mensole poste alla loro base sono realizzate con elementi prefabbricati in cemento le cui superfici sono lavorate a punta grossa. La lavorazione delle superfici ha avuto nel presente caso un significativo rilievo, infatti, la caratterizzazione delle superfici era affidata all’uso di graniglie di marmo che risultavano gerarchizzate dall’impiego di differenti granulometrie e lavorazioni in funzione dell’elemento da caratterizzare. Purtroppo recenti restauri non hanno rispettato questa particolarità rendendola difficilmente percepibile.