La Camera bandì un primo concorso nel 1910 ed istituì una Commissione che avrebbe dovuto premiare tre progetti, lasciando alla Camera la facoltà di realizzarne uno di essi. Tuttavia i tre progetti prescelti non soddisfacevano appieno le esigenze della committenza così venne bandito un secondo concorso tra i tre progettisti segnalati. Tra questi vinse quello contrassegnato dal motto “Magnaque Resurrexit” del neolaureato architetto messinese Camillo Puglisi Allegra perché giudicato decoroso e consono alla razionale distribuzione degli spazi. A partire dal 1915 gli uffici della Camera di Commercio vennero temporaneamente ospitati nel Palazzo Tremij. Il linguaggio utilizzato dal Puglisi Allegra traeva spunto dall’edificio camerale danneggiato dal terremoto che, a sua volta, si ispirava al seicento messinese.
A seguito del terremoto del 1908, l’edificio della Camera di Commercio che insisteva sull’area dell’attuale Piazza della Repubblica, risultava fortemente danneggiato e data la previsione del piano Borzì di localizzare il Municipio nell’isolato 324, venne permutata l’originaria area di sedime del vecchio fabbricato con un’area prossima agli isolati in cui il piano prevedeva di localizzare la Dogana e la Banca d’Italia. La Camera bandì un primo concorso nel 1910 ed istituì una Commissione della quale facevano parte il Calandra ed il Basile anche se quest’ultimo rinunciò all’incarico facendo subentrare Gino Coppedè. Sarebbero stati premiati tre progetti, lasciando alla Camera la facoltà di realizzarne uno di essi. Tuttavia i tre progetti prescelti non soddisfacevano appieno le esigenze della committenza così venne bandito un secondo concorso tra i tre progettisti segnalati. Tra questi vinse quello contrassegnato dal motto “Magnaque Resurrexit” del neolaureato architetto messinese Camillo Puglisi Allegra perché giudicato decoroso e consono alla razionale distribuzione degli spazi. A partire dal 1915 gli uffici della Camera di Commercio vennero temporaneamente ospitati nel Palazzo Tremij. Il linguaggio utilizzato dal Puglisi Allegra traeva spunto dall’edificio camerale danneggiato dal terremoto che, a sua volta, si ispirava al seicento messinese. Rifuggendo la tendenza ad utilizzare il linguaggio liberty in voga nel primo periodo della ricostruzione, è forse anche grazie a questi tentativi di amalgamare elementi desunti dal passato cittadino che viene superata questa fase con soluzioni originali.
A seguito del terremoto del 1908, l’edificio della Camera di Commercio che insisteva sull’area dell’attuale Piazza della Repubblica, risultava fortemente danneggiato e data la previsione del piano Borzì di localizzare il Municipio nell’isolato 324, venne permutata l’originaria area di sedime del vecchio fabbricato con un’area prossima agli isolati in cui il piano prevedeva di localizzare la Dogana e la Banca d’Italia. La Camera bandì un primo concorso nel 1910 e istituì una Commissione della quale facevano parte il Calandra e il Basile, anche se quest’ultimo rinunciò all’incarico facendo subentrare Gino Coppedè. Sarebbero stati premiati tre progetti, lasciando alla Camera la facoltà di realizzarne uno di essi. Tuttavia i tre progetti prescelti non soddisfacevano appieno le esigenze della committenza così fu bandito un secondo concorso tra i tre progettisti segnalati. Tra questi vinse quello contrassegnato dal motto “Magnaque Resurrexit” del neolaureato architetto messinese Camillo Puglisi Allegra perché giudicato decoroso e consono alla razionale distribuzione degli spazi. Dal 1915 gli uffici della Camera di Commercio furono temporaneamente ospitati nel Palazzo Tremij. Il linguaggio utilizzato dal Puglisi Allegra traeva spunto dall’edificio camerale danneggiato dal terremoto che, a sua volta, s’ispirava al seicento messinese. Grazie a questi tentativi di amalgamare elementi desunti dal passato cittadino si raggiungono soluzioni originali, rifuggendo la tendenza a utilizzare il linguaggio liberty in voga nel primo periodo della ricostruzione. L’inizio dei lavori da parte della Ditta P. A. C. E. avviene nel 1926, mentre la consegna dell’area era avvenuta nel 1923. L’attacco a terra dell’edificio è caratterizzato da un bugnato in stucco ad imitazione del travertino di Tivoli, in cui i finti conci risultano fortemente a rilievo e scanditi da un sistema di paraste che inquadrano i tre cancelli di accesso in ferro battuto sapientemente lavorato. L’interno del salone della Borsa, dichiaratamente ispirato al palazzo distrutto dal terremoto, viene concluso nel 1933 e realizzato con marmo verde mentre lo scalone di accesso ai piani superiori è rivestito con marmi rossi e decorati con bassorilievi di scienziati ed artisti messinesi. I pavimenti in mosaico, così come le complesse opere in ferro, conferiscono a questo edificio una propria personalità differente da quella degli altri edifici della ricostruzione. Probabilmente questo edificio ha avuto il pregio di assecondare un linguaggio meno legato al liberty, imperante all’inizio del secolo, in favore di espressioni di un eclettismo maggiormente legato alla riproposizione di stili del passato locale. In virtù del rapporto instauratosi durante questi lavori Camillo Puglisi Allegra è anche progettista dell’isolato 329, il cosiddetto Palazzo di Marmo, ancor oggi sede della Ditta P. A. C. E.