Maria Costa

Voce poetica tra le più note e potenti sulle sponde siciliane e calabresi dello Stretto di Messina, di cui è instancabile interprete, Maria Costa trae linfa e ispirazione da quel mondo marino, fatto di attività umane e tesori naturali, nel quale è immersa sin da bambina. Nata e cresciuta nel quartiere di Case Basse, in località Paradiso, di fronte alle rive dello Stretto presenti nei suoi versi e nei suoi racconti, la poetessa messinese è autrice di numerose raccolte, in italiano e in dialetto, in gran parte inedite, che compongono i capitoli di un'epica popolare cantata attraverso il passaggio della grande Storia e di storie minori, desunte dall'osservazione diretta della realtà e da una tradizione orale nutrita di pathos solidale e antibellico. All’esordio sono legati i volumi Farfalle serali (1978) e Mosaico (1980), seguiti da ’A prova ’ill’ou (Premio Vann'Antò 1989) e Cavaddu ‘i coppi, apparsi rispettivamente nel 1989 e nel 1993 nelle edizioni Pungitopo. Sia i primi testi che la ricchissima produzione successiva, apprezzati dai critici, che hanno tributato alla poetessa centinaia di riconoscimenti, e indagati in svariate tesi di laurea, sono parte di un itinerario artistico coerente e riconoscibile, intrapreso da Costa sin dalla fanciullezza, seguendo le suggestioni lasciate nel suo immaginario dalla figura paterna, evocata con toni mitici. Il mito è, insieme alla memoria, uno dei motivi che ispirano questo mondo poetico, profondamente connesso alle radici della città e dell’intera isola, la Sicilia, che rivive nel coro di voci del microcosmo umano affacciato tra Scilla e Cariddi, descritto e alluso con un linguaggio impreziosito da cesellature e arcaismi, sulle corde dell’elegia o utilizzando i toni forti della satira pungente. Maria Costa ha ottenuto, nel 2005, la prestigiosa iscrizione nel registro dei “Tesori Umani Viventi”, assegnatale dall’Unità Operativa XXVIII – Patrimonio UNESCO, Registro Eredità Immateriali della Regione Siciliana.