Impegnati da diversi anni nella rilettura della drammaturgia pirandelliana, i due registi e attori Enzo Vetrano e Stefano Randisi affrontano, in Trovarsi, il rapporto tra verità e finzione, centrale nell’opera dell’autore agrigentino. Protagonisti dello spettacolo, prodotto nel 2011 dal Teatro Vittorio Emanuele di Messina, in collaborazione con Daf - Teatro dell'Esatta Fantasia, Mascia Musy e il giovane attore messinese Angelo Campolo.
Impegnati da diversi anni nella rilettura della drammaturgia pirandelliana, i due registi e attori Enzo Vetrano e Stefano Randisi affrontano, in Trovarsi, il rapporto tra verità e finzione, centrale nell’opera dell’autore agrigentino. La vicenda messa in scena ruota attorno al mondo del teatro, eletto per rappresentare il confine tra essere e apparire, attraverso la figura emblematica dell’attrice Donata Genzi, interpretata da Mascia Musy. Personaggio “puro” e “autentico”, come le attrici che Pirandello ammirava come incarnazione dell’Arte, Donata Genzi entra in crisi quando, abbandonandosi all’amore per il giovane Elj, interpretato da Angelo Campolo, si scopre a rifare quegli stessi gesti che aveva istintivamente fatto sul palcoscenico. La “verità” che Donata esprime sulle scene, infatti, è così credibile che quel trasporto e quella naturalezza propri dell’artista vengono attribuiti, dal pubblico, alle esperienze private della donna. Ed ecco che, nella relazione con Elj, Donata si chiede con paura se il suo appassionato amante, giovane e fatalmente immaturo, potrà capire in lei la differenza tra la donna e l’attrice. Ancora una volta, attraverso una storia che usa come paradigma una vicenda teatrale, Pirandello affronta tematiche che riguardano il modo di relazionarsi tra gli uomini, la verità di cui il palcoscenico può essere il più autentico testimone contrapposta alle ipocrisie e ai pregiudizi alimentati da una società malata. Lo spettacolo, realizzato nel 2011, è prodotto dal Teatro Vittorio Emanuele di Messina in collaborazione con Daf - Teatro dell'Esatta Fantasia.
I luoghi del racconto diventano astratti, con un denominatore comune che sono quelle sedie da teatro, circondate da immagini più sognate che reali, che hanno a che fare sempre, insistentemente, col mare. Perché questo è il fulcro attorno al quale Elj e Donata continuano a girare: che il teatro e il mare sono i due luoghi in cui si ritrovano gli aspetti della vita di uguale e opposta valenza. Fra l’autenticità della creazione, nell’arte come nella vita, e l’autenticità del mare, inteso come natura, c’è un legame misterioso e profondo che spetta all’uomo e alla donna di scoprire e far vivere, dando loro, ad entrambi, la possibilità di trovarsi.