Isolato 329 del PR di Messina - "Palazzo di marmo"

Testo Ridotto: 

Il cosiddetto Palazzo di Marmo occupa l’intero isolato 329 del PR di Messina e fu progettato in una prima versione dall’ingegnere Vincenzo Vinci con forme inclini all’eclettismo neorinascimentale. La costruzione dell’edificio attuale avvenne a partire dal 1931 per iniziativa dalla Società Peloritana Edilizia (SPE) mentre la costruzione dell’edificio fu curata dalla Società Peloritana Anonima Costruzioni Edilizie (P.A.C.E.) con la direzione tecnica dell’ingegnere Carlo Riccardo Lo Surdo che ne curò anche i calcoli di stabilità ed il progetto amministrativo. Tuttavia la paternità del progetto dell’edificio è da sempre stata attribuita all’architetto Camillo Puglisi Allegra sulla scorta della menzione che questi ne fa in un proprio curriculum trovato dopo la sua morte.

Testo Medio: 

Il cosiddetto Palazzo di Marmo occupa l’intero isolato 329 del PR di Messina e fu progettato in una prima versione dall’ingegnere Vincenzo Vinci con forme inclini all’eclettismo neorinascimentale. La costruzione dell’edificio attuale avvenne a partire dal 1931 per iniziativa dalla Società Peloritana Edilizia (SPE) mentre la costruzione dell’edificio fu curata dalla Società Peloritana Anonima Costruzioni Edilizie (P.A.C.E.) con la direzione tecnica dell’ingegnere Carlo Riccardo Lo Surdo che ne curò anche i calcoli di stabilità ed il progetto amministrativo. Tuttavia la paternità del progetto dell’edificio è da sempre stata attribuita all’architetto Camillo Puglisi Allegra sulla scorta della menzione che questi ne fa in un proprio curriculum trovato dopo la sua morte. Il linguaggio utilizzato nell’edificio attuale mostra una diversa configurazione dei prospetti che espelle la decorazione, così come era intesa nel primitivo progetto, per rendere una significativa monumentalità attraverso l’utilizzo di materiali e forme più vicine al razionalismo del periodo fascista. L’edificio è realizzato in cemento armato con muri spessi 60 cm al piano terra e 40 ai piani superiori così che in corrispondenza degli angoli si abbia un arretramento delle pareti rispetto al piano del piano botteghe.

Testo Esteso: 

Il cosiddetto Palazzo di Marmo occupa l’intero isolato 329 del PR di Messina e fu progettato in una prima versione dall’ingegnere Vincenzo Vinci con forme inclini all’eclettismo neorinascimentale. La costruzione dell’edificio attuale avvenne a partire dal 1931 per iniziativa dalla Società Peloritana Edilizia (SPE) mentre la costruzione dell’edificio fu curata dalla Società Peloritana Anonima Costruzioni Edilizie (P.A.C.E.) con la direzione tecnica dell’ingegnere Carlo Riccardo Lo Surdo che ne curò anche i calcoli di stabilità ed il progetto amministrativo. Tuttavia la paternità del progetto dell’edificio è da sempre stata attribuita all’architetto Camillo Puglisi Allegra sulla scorta della menzione che questi ne fa in un proprio curriculum trovato dopo la sua morte. Il linguaggio utilizzato nell’edificio attuale mostra una diversa configurazione dei prospetti che espelle la decorazione, così come era intesa nel primitivo progetto, per rendere una significativa monumentalità attraverso l’utilizzo di materiali e forme più vicine al razionalismo del periodo fascista. L’edificio è realizzato in cemento armato con muri spessi 60 cm al piano terra e 40 ai piani superiori così che in corrispondenza degli angoli si abbia un arretramento delle pareti rispetto al piano del piano botteghe. La configurazione delle superfici è affidata al piano terra all’impiego di lastre di marmo di rivestimento di colore rosato e da un marmo tipo onice che contorna tutte le aperture delle botteghe e che trova riscontro nel piano superiore in cui però le cornici delle finestre sono realizzate in stucco di cemento ad imitazione dei marmi impiegati nel piano sottostante. Le campate centrali in cui è posto uno degli ingressi all’edificio sono evidenziate da un diverso trattamento delle bucature che all’ultimo livello sono sormontare da un frontone spezzato che sottende ad una rivisitazione stilizzata del manierismo messinese. Le superfici corrispondenti ai due livelli superiori sono trattate ad intonaco, ma mentre al primo piano la scansione della facciata è determinata dalle lesene realizzate con quadrotti di stucco sagomati a punta di diamante e dalle cornici delle aperture, nell’ultimo livello la decorazione viene interrotta in corrispondenza delle due ultime campate per essere ridotta al minimo, affidando ad un gioco di arretramenti del prospetto e di semplici superfici rincassate ad arco, in corrispondenza delle aperture, il compito di garantire la lettura dell’angolo dell’edificio. Un cornicione minimale conclude l’edificio il cui lessico, anche considerando che la costruzione avvenne nell’anno IX dell’era fascista, sembra distante dalle altre opere di Camillo Puglisi Allegra. Una porzione di questo edificio è stata restaurata, anche se non sono state rispettate le originarie fasi di lavorazione degli elementi in finto marmo impiegati nei piani superiori.

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