Il cinema Apollo (originariamente Ariston) occupa il I comparto dell’isolato 295 del Piano Regolatore dell’ingegnere Luigi Borzì. Questo comparto rimase a lungo inedificato fino agli anni cinquanta quando, nel 1954, fu realizzato il cinema ad opera dell’architetto Filippo Rovigo. Anche questa architettura risente del linguaggio utilizzato da Rovigo nelle sue opere e manifesta uno stretto legame con l’architettura razionalista che dopo il periodo fascista poteva manifestarsi nelle sue forme pure e scevre da qualunque citazione nazionalista.
Il cinema Apollo (originariamente Ariston) occupa il I comparto dell’isolato 295 del Piano Regolatore dell’ingegnere Luigi Borzì. Questo comparto rimase a lungo inedificato fino agli anni cinquanta quando, nel 1954, fu realizzato il cinema ad opera dell’architetto Filippo Rovigo. Anche questa architettura risente del linguaggio utilizzato da Rovigo nelle sue opere e manifesta uno stretto legame con l’architettura razionalista che dopo il periodo fascista poteva manifestarsi nelle sue forme pure e scevre da qualunque citazione nazionalista. L’edificio è realizzato con una struttura in cemento armato e manifesta nei suoi prospetti una gerarchizzazione che consente di individuare la facciata principale per il ricorso ad una ampia vetrata che ne identifica l’ingresso alla sala cinematografica. L’edificio si articola su quattro livelli fuori terra ed uno interrato anche se la sala cinematografica originaria era contenuta su due livelli.
Il cinema Apollo (originariamente Ariston) occupa il I comparto dell’isolato 295 del Piano Regolatore dell’ingegnere Luigi Borzì. Questo comparto rimase inedificato fino a quando, nel 1954, fu realizzato il cinema ad opera dell’architetto Filippo Rovigo. Anche questa architettura risente del linguaggio utilizzato da Rovigo nelle sue opere e manifesta uno stretto legane con l’architettura razionalista che dopo il periodo fascista poteva manifestarsi nelle sue forme pure e scevre da qualunque citazione nazionalista. L’edificio è realizzato con una struttura in cemento armato e manifesta nei suoi prospetti una gerarchizzazione che consente di individuare la facciata principale per il ricorso ad un'ampia vetrata che ne identifica l’ingresso alla sala cinematografica. L’edificio si articola su quattro livelli fuori terra ed uno interrato, anche se la sala cinematografica originaria era contenuta su due livelli. All’interno dell’ampia vetrata che identifica l’ingresso trovano posto due colonne in cemento armato che contribuiscono a creare una scansione alla parete che costituisce il prospetto principale del fabbricato. La facciata era in origine caratterizzata anche da un singolo, minuscolo balconcino che aggettava sul lato sinistro al di sopra della vetrata di ingresso e che è stato distrutto in occasione di un intervento di manutenzione della facciata. I due prospetti laterali su via S. Filippo Bianchi e sullo spazio di isolamento che divide il cinema dal IV comparto dell’isolato, non sono mai stati rifiniti ad intonaco mostrando lo schema delle murature in mattoni pieni collaboranti con la struttura delle travi e dei pilastri in cemento armato. Lungo i due prospetti laterali sono presenti diversi balconcini in c.a. di ridotto valore funzionale ma di grande valore espressivo che creano un significativo movimento dei volumi. La destinazione d’uso, come nel caso del cinema Olimpia, è mista in quanto gli ultimi due livelli fuori terra sono occupati da residenze. Le facciate vengono concluse da un’ampia pensilina di copertura inclinata che, attraverso lo sbalzo dal filo del prospetto, provvede ad assicurare una sufficiente protezione alle sottostanti facciate.