Il mito è il fulcro tematico dell’opera di Ernesto Lombardo. Il suo sguardo epico elegiaco mette in scena un teatro d’immagini simboliche, allusive, oniriche che riportano in vita l’antico patrimonio di culture e racconti contestualizzandolo sottilmente all’interno di una consapevolezza contemporanea. E’ il caso del Declino dei miti cui fa parte in In volo, icona sognante di un tramonto culturale che non rinuncia all’ultimo, struggente, salto.
Il mito è il fulcro tematico dell’opera di Ernesto Lombardo. Il suo sguardo epico elegiaco mette in scena un teatro d’immagini simboliche, allusive, oniriche che riportano in vita l’antico patrimonio di culture e racconti contestualizzandolo sottilmente all’interno di una consapevolezza contemporanea. E’ il caso del Declino dei miti cui fa parte in In volo, icona sognante di un tramonto culturale che non rinuncia all’ultimo, struggente, salto. Proprio secondo questa traccia bisogna interpretare l’opera di Lombardo. La sua attività pittorica ha attraversato metà del ‘900 all’interno dei una dimensione di dialogo continuo, intimo e psicologico, con la natura e il mito. L’elegia nostalgica per un mondo scomparso, lontano, alimenta visioni in cui le immagini si trasfigurano, si sdoppiano in metamorfosi aeree, intrise di una luce magica e potente, raccontando lo splendore e l’equilibrio di un mondo scomparso. Nell’opera il profilo greco del personaggio s’innalza a occhi chiusi in groppa all’animale, anch’esso sognante, mentre davanti si apre una pianura incandescente in cui la luce diventa quasi una pioggia di raggi che sfoca l’orizzonte. “Proprio l’orizzonte è l’elemento caratterizzante dell’arte del nostro maestro. E’ quel remoto orizzonte che esprime l’idea del margine del tempo, al di là del quale è possibile immaginare un ulteriore vagabondaggio oltre le sensazioni disperse del tessuto pittorico” (Strinati). Le sue opere sono contemplazioni immobili di luoghi che non esistono, ma non c’è in lui l’inquietudine nervosa delle muse di De Chirico, i suoi miti resistono alla modernità come immagine interna, come patrimonio radicato nell’inconscio, come spazio mentale dove trovare l’equilibrio e la profondità originaria. La natura è la matrice di queste visioni, i paesaggi incontaminati diventano sogni in cui il corpo della donna è insieme seduzione, memoria, e manifestazione di quel principio generativo, materno, che è alla base della religiosità siciliana e dei suoi culti più antichi.
Il mito è il fulcro tematico dell’opera di Ernesto Lombardo. Il suo sguardo epico elegiaco mette in scena un teatro d’immagini simboliche, allusive, oniriche che riportano in vita l’antico patrimonio di culture e racconti contestualizzandolo sottilmente all’interno di una consapevolezza contemporanea. E’ il caso del Declino dei miti cui fa parte in In volo, icona sognante di un tramonto culturale che non rinuncia all’ultimo, struggente, salto. Proprio secondo questa traccia bisogna interpretare l’opera di Lombardo. La sua attività pittorica ha attraversato metà del ‘900 all’interno dei una dimensione di dialogo continuo, intimo e psicologico, con la natura e il mito. L’elegia nostalgica per un mondo scomparso, lontano, alimenta visioni in cui le immagini si trasfigurano, si sdoppiano in metamorfosi aeree, intrise di una luce magica e potente, raccontando lo splendore e l’equilibrio di un mondo scomparso. Nell’opera il profilo greco del personaggio s’innalza a occhi chiusi in groppa all’animale, anch’esso sognante, mentre davanti si apre una pianura incandescente in cui la luce diventa quasi una pioggia di raggi che sfoca l’orizzonte. “Proprio l’orizzonte è l’elemento caratterizzante dell’arte del nostro maestro. E’ quel remoto orizzonte che esprime l’idea del margine del tempo, al di là del quale è possibile immaginare un ulteriore vagabondaggio oltre le sensazioni disperse del tessuto pittorico” (Strinati). Le sue opere sono contemplazioni immobili di luoghi che non esistono, ma non c’è in lui l’inquietudine nervosa delle muse di De Chirico, i suoi miti resistono alla modernità come immagine interna, come patrimonio radicato nell’inconscio, come spazio mentale dove trovare l’equilibrio e la profondità originaria. La natura è la matrice di queste visioni, i paesaggi incontaminati diventano sogni in cui il corpo della donna è insieme seduzione, memoria, e manifestazione di quel principio generativo, materno, che è alla base della religiosità siciliana e dei suoi culti più antichi. Naturale è pure lo strumento della sua pittura: la luce in Lombardo è il principio regolatore del colore che è modulato in digradanti passaggi cromatici vicini alla pittura di Turner, ma priva di quei bagliori esasperati che in Lombardo sono invece controllatissimi punti di tensione costruiti con grande rigore all’interno delle sue composizioni. Il mito è diventato una filosofia personale, uno spazio di riflessione sulla condizione umana e sugli eterni archetipi dell’uomo. Il “declino” non riesce ad annullare il suo potere, che è in lui strada di una salvezza, la dimensione limpida di un pensiero ancorato alle forze naturali. Simbolico, allusivo, Lombardo guarda dentro le metamorfosi del mito sciogliendole in forme cangianti, sempre controllate, mai approssimate, che cercano una coerenza continua con il dato naturale interpretandone le possibilità di mutazione e di relazione con le immagini della nostra mente (Leda e il Cigno – Vertigine II, 1999). Scrive Paolo Miccoli: “La costante della pittura di questo artista è data essenzialmente dalla visione simultanea di natura e storia. La natura prende corpo nel fascino del mare, dei monti, degli alberi, del cielo e dei prati, mentre la storia palesa i suoi documenti o ‘frammenti del passato’ in statue dimezzate, in reperti archeologici, in attestati plastici della mitologia pagana. La cifra dell’arcaico […] è anche lezione di richiamo alla saggezza del passato ideale, dove l’armonia della natura non era messa in crisi dall’operato dell’uomo tecnologico odierno”. Ultima incarnazione del mito e sua completa riaffermazione, l’opera di Lombardo rientra nella grande tradizione intellettuale della cultura siciliana cui traccia un documento di memorie e visioni resistenti che hanno nel dialogo individuale, nella ricchezza delle immagini della nostra mente, il punto di partenza per una filosofia in grado di superare la crisi della nostra epoca.