Prodotto dal Teatro Vittorio Emanuele di Messina, L'Ufficio è un testo di Giacomo Ciarrapico e Mattia Torre, messo in scena con la regia di Ninni Bruschetta e un cast tecnico-artistico interamente messinese, che annovera sul palcoscenico Maurizio Marchetti, Antonio Alveario, Giampiero Cicciò, Maurizio Puglisi, Adele Tirante, Livio Bisignano, Lucio Patanè. Aiuto regia è Laura Giacobbe, assistente alla regia Livio Bisignano. Accompagnato dalle musiche di Tony Canto, lo spettacolo è ambientato in un fantomatico ufficio di Dio e offre, con le armi dell’ironia e del sarcasmo, uno sguardo acuto e denso di spunti di riflessione sul mondo che ci circonda.
Patri ’i famigghia di Dario Tomasello, coproduzione del Teatro di Messina e della compagnia Il Castello di Sancio Panza, si avvale della regia di Roberto Bonaventura e di un cast che annovera Angelo Campolo, Annibale Pavone e Adele Tirante; aiuto regista è Marilisa Busà, decorazione di scena a cura di Riccardo De Leo. Scritta in dialetto messinese, la pièce è una riflessione amara, con spunti di graffiante comicità, sul senso di desolazione e di sradicamento vissuto da una generazione che non riesce ad assumersi la responsabilità più delicata, quella della cura paterna dei propri cari.
La vita di provincia, con i suoi stigmi e i suoi impliciti divieti, è il motivo che ispira Biografia della peste, seconda produzione della compagnia di autori-attori formata da Luciana Maniaci e Francesco D’Amore. Apologo sulla vita e sulla morte, o esplicitazione di una scioccante e radicale pulsione di fuga, lo spettacolo ha vinto nel 2011 il Premio Nazionale di Drammaturgia "Il Centro del Discorso" e, nel 2013, è diventato un film, diretto da Andrea Tomaselli e prodotto dalla Indyca Film.
Interpretato da Federica De Cola, I miei occhi cambieranno è un monologo del 2011 diretto da Giampiero Cicciò, che firma la drammaturgia insieme a Giusi Venuti. La pièce, tratta da Certo che mi arrabbio della scrittrice e attrice messinese Celeste Brancato, traspone il suo diario evocandone i giorni della malattia, non senza una sorprendente nota ironica. Il lavoro è della compagnia If Prana di Matteo Romoli, regista assistente, disegno luci di Renzo Di Chio, scene e costumi di Francesca Cannavò.
Prodotto dalla compagnia Pubblico Incanto, Malastrada, in dialetto messinese, è un testo di Tino Caspanello, che ne firma la regia e lo porta in scena insieme agli attori Cinzia Muscolino e Tino Calabrò. I tre personaggi che lo compongono si muovono, assecondando una precisa geometria non solo fisica ma anche emotiva, in uno spazio oscuro e senza nome, sul quale tuttavia incombe una presenza invisibile e minacciosa. Si tratta del Ponte sullo Stretto di Messina che, mai esplicitamente citato, diviene il pretesto per la deflagrazione di una violenza destinata ad incidere su dinamiche familiari ambigue come il contesto in cui prendono corpo. Il testo è apparso su «Hystrio» n. 4 (2010) ed è pubblicato nel volume Teatro di Tino Caspanello, Editoria&Spettacolo, 2012.
Lo spettacolo segna il debutto della compagnia Carullo-Minasi, inaugurando la trilogia di testi che i due giovani autori-attori dedicano a Platone attraversando i temi dell’amore, del sacro e dell’arte. In qualità di autori, registi e interpreti, Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi evocano, con toni poetici e un’atmosfera fiabesca al limite tra realtà e sogno, la storia di due piccoli esseri umani, un uomo e una donna dalle fattezze ridotte, che si ritrovano sul grande palco dell’esistenza. Due passi sono conquista il Premio Scenario per Ustica 2011, il Premio In Box 2012 e il Premio Internazionale Teresa Pomodoro 2013, oltre ad essere finalista al Premio Museo Cervi “Resistenze” 2012 e al Premio Le Voci dell’Anima 2013.
I carabinieri (primo titolo I soldati conquistatori), che rappresenta l’opera teatrale più nota nella produzione joppoliana, è un amaro apologo sull’inutilità della guerra e della violenza bellica, espressa in chiave parodica e anti-realistica. Il testo conosce, oltre a diverse rappresentazioni (tra cui quella del 1962 al Festival dei Due Mondi di Spoleto per l’unica regia teatrale di Roberto Rossellini, con scene di Renato Guttuso, interpreti Turi Ferro, Pupella Maggio, Gastone Moschin), anche la riduzione cinematografica di Jean Luc Godard (Les carabiniers, 1963, su soggetto di Rossellini).
Primo testo interamente in italiano, realizzato dopo Nunzio e Bar, La festa è considerato dalla critica come uno spartiacque nella produzione di Spiro Scimone e Francesco Sframeli, che costruiscono un interno familiare isterico e raggelante, declinando un persistente senso di disagio su tre personaggi e la loro grigia quotidianità. L’allestimento scenico essenziale contribuisce, come i dialoghi, scarnificati in battute brevissime, a celebrare un milieu assurdo in cui la drammaturgia, con la propria peculiare cifra, si colloca. Oltre alla coppia Scimone-Sframeli, la terza presenza in scena è quella di Gianluca Cesale. La regia è di Gianfelice Imparato.