L'isolato 276 di Messina consta di due corpi di fabbrica che occupano ad est e ad ovest la superficie dell'isolato essendo separati da uno spazio intercluso nel quale, oltre ai percorsi di accesso alle singole unità trova posto un giardino. Fu realizzato a partire dal 1949 quando fu commissionato il progetto di massima agli architetti W. Frankl e M. Ridolfi. Il progetto venne elaborato nel corso dei due anni successivi e l’opera architettonica fu conclusa nel 1952.
L’isolato 276 del PR di Messina fu realizzato a partire dal 1949, quando fu commissionato il progetto di massima agli architetti W. Frankl e M. Ridolfi. Il progetto venne elaborato nel corso dei due anni successivi e l’opera architettonica fu conclusa nel 1952. L’intervento fu commissionato dall’Istituto Nazionale Case per gli Impiegati Statali e prevedeva che le case dovevano essere destinate agli impiegati dell’Istituto. L’intera area dell’isolato è occupata da sei edifici tra loro connessi a gruppi di tre disposti con andamento nord sud lungo le due estremità dell’isolato così da ottenere, nello spazio compreso tra loro, una cortile nel quale trova posto un giardino dove insistono piantumazioni anche con varie specie di alberature.
L’isolato 276 del PR di Messina fu realizzato a partire dal 1949, quando fu commissionato il progetto di massima agli architetti W. Frankl e M. Ridolfi. Il progetto venne elaborato nel corso dei due anni successivi e l’opera architettonica fu conclusa nel 1952. L’intervento fu commissionato dall’Istituto Nazionale Case per gli Impiegati Statali e prevedeva che le case dovevano essere destinate agli impiegati dell’Istituto. L’intera area dell’isolato è occupata da sei edifici tra loro connessi a gruppi di tre disposti con andamento nord sud lungo le due estremità dell’isolato così da ottenere, nello spazio compreso tra loro, una cortile nel quale trova posto un giardino dove insistono piantumazioni anche con varie specie di alberature. La caratteristica di ciascun corpo di fabbrica è data dalla disposizione del basamento nel quale trova posto il piano botteghe e che risulta staccarsi dai successivi piani in elevazione per il trattamento delle superfici che risultano coperte con lastre di marmo lavorato a subbia che ne rifasciano tutto il basamento che assorbe la differenza di quota tra la via Tommaso Cannizzaro e la via Del Vespro. L’edificio in elevazione è caratterizzato da superfici lisce trattate ad intonaco che mostrano sia la posizione delle finestre, sia la sagoma dei balconi, angolate secondo determinate direzioni che formano spigoli che si riverberano nella configurazione della veletta che conclude ciascuno dei sei edifici creando una certa protezione agli elementi sottostanti. Anche in questo caso un intervento poco ortodosso ha provveduto a colorare diversamente ciascun corpo di fabbrica utilizzando materiali diversi da quelli pensati in origine dai progettisti che, per la loro grana e colore, conferivano ai fabbricati una caratterizzazione totalmente diversa da quella odierna. Degno di nota è il cancello che dalla via T. Cannizzaro da accesso al cortile compreso tra i due corpi di fabbrica. Questo è realizzato con semplici tondini metallici che, opportunamente sagomati, costituiscono un disegno fortemente caratterizzante l’ingresso del complesso.