Il Centro Diurno Camelot è una struttura terapica dell'Asl di Messina. Situata presso uno dei numerosi edifici della cittadella della salute "Lorenzo Mandalari", presso il quartiere Giostra di Messina, si occupa di curare pazienti affetti da disturbi mentali attraverso l';arte terapia, la musicoterapia, la ludoterapia e l'ippoterapia.
Il Centro Diurno Camelot è una struttura terapica dell’Asl di Messina. Situata presso uno dei numerosi edifici della cittadella della salute “Lorenzo Mandalari”, presso il quartiere Giostra di Messina, si occupa di curare pazienti affetti da disturbi mentali attraverso l’arte terapia, la musicoterapia, la ludoterapia e l’ippoterapia. Sorto all’indomani della chiusura dei manicomi per volontà del dirigente della struttura, lo psichiatra Matteo Allone, e del suo staff di collaboratori, il Centro Diurno Camelot è un luogo d’incontro tra artisti e pazienti, medici e ricercatori del mondo accademico e della cultura. Con il Progetto Linguaggio Arte, avviato nel 1994 e con l’allestimento della nuova coloratissima sede (1997), il Centro Diurno Camelot è stato la palestra di formazione dell’artista outsider Gaetano Chiarenza (Messina 1943 – 2011), schizofrenico disorganizzato in cura presso il nosocomio che, grazie alla sensibilità dei medici e alla passione dello scultore Stello Quartarone, ha avuto modo di esprimersi in opere d’arte oggi al centro d’interesse degli studiosi[1]. Ancora oggi il Centro ospita parte delle opere di Gaetano Chiarenza insieme a una ricca serie di terrecotte dipinte, quadri e disegni prodotte dai pazienti. La grande sala del Centro, Il salone dei Cavalieri, decorata dai pannelli con i paladini dell’Opera dei Pupi, ospita ogni giorno numerosi utenti che in un clima familiare e rilassato si cimentano in varie attività ludico creative. Nell’Aprile 2015 il Camelot ospitato la Conferenza Tragico Effimera, ultimo atto della Trilogia sul Limite della Compagnia Carullo Minasi, spettacolo in cartellone presso il Teatro Vittorio Emanuele di Messina. Nel giugno dello stesso anno pazienti e personali della struttura si sono cimentati in uno spettacolo teatrale presso la Badiazza, l’antico monastero normanno svevo sito sul torrente omonimo, poco lontano dal quartiere Giostra. Ancora, nel settembre del 2015, il Centro è diventato una sala espositiva della mostra fotografica Storie d’Anima tra Nevrosi e Psicosi della psicologa e analista Valentina Salvini.
[1] Tra gli ultimi contributi, gli Atti del Convegno organizzato dall’Associazione Europea Arte Outsider (EAO)Heterotopias Outsider Environments in Europe, Palermo – Messina, 28 Maggio – 1 Giugno 2015, in corso di pubblicazione.
Il Centro Diurno Camelot è una struttura terapica dell’Asl di Messina. Situata presso uno dei numerosi edifici della cittadella della salute “Lorenzo Mandalari”, presso il quartiere Giostra di Messina, si occupa di curare pazienti affetti da disturbi mentali attraverso l’arte terapia, la musicoterapia, la ludoterapia e l’ippoterapia. Sorto all’indomani della chiusura dei manicomi per volontà del dirigente della struttura, lo psichiatra Matteo Allone, e del suo staff di collaboratori, il Centro Diurno Camelot è un luogo d’incontro tra artisti e pazienti, medici e ricercatori del mondo accademico e della cultura. Con il Progetto Linguaggio Arte, avviato nel 1994 e con l’allestimento della nuova coloratissima sede (1997), il Centro Diurno Camelot è stato la palestra di formazione dell’artista outsider Gaetano Chiarenza (Messina 1943 – 2011), schizofrenico disorganizzato in cura presso il nosocomio che, grazie alla sensibilità dei medici e alla passione dello scultore Stello Quartarone, ha avuto modo di esprimersi in opere d’arte oggi al centro d’interesse degli studiosi[1]. Ancora oggi il Centro ospita parte delle opere di Gaetano Chiarenza insieme a una ricca serie di terrecotte dipinte, quadri e disegni prodotte dai pazienti. La grande sala del Centro, Il salone dei Cavalieri, decorata dai pannelli con i paladini dell’Opera dei Pupi, ospita ogni giorno numerosi utenti che in un clima familiare e rilassato si cimentano in varie attività ludico creative. Nell’Aprile 2015 il Camelot ospitato la Conferenza Tragico Effimera, ultimo atto della Trilogia sul Limite della Compagnia Carullo Minasi, spettacolo in cartellone presso il Teatro Vittorio Emanuele di Messina. Nel giugno dello stesso anno pazienti e personali della struttura si sono cimentati in uno spettacolo teatrale presso la Badiazza, l’antico monastero normanno svevo sito sul torrente omonimo, poco lontano dal quartiere Giostra. Ancora, nel settembre del 2015, il Centro è diventato una sala espositiva della mostra fotografica Storie d’Anima tra Nevrosi e Psicosi della psicologa e analista Valentina Salvini. Una lettura sociologica del Camelot è stata pubblicata nell’autorevole rivista O.O.A. semestrale bilingue dell’Osservatorio Outsider Art dell’Università di Palermo. L’opera di Gaetano Chiarenza, fulcro dell’intervento del ricercatore valdostano Pier Paolo Zampieri, diventa un movente per uno sguardo grandangolare sui processi avviati dall’arte nei contesti urbani disagiati, secondo quella lettura consolidata dallo stesso Zampieri nel suo lavoro su Giovanni Cammarata e dall’attività del collettivo Zonacammarata, gruppo di volontari organizzatore di due diverse mostre di Chiarenza presso la suggestiva sede del Pensatoio di Vittorio Trimarchi a Maregrosso. “C’è un’ occasione, si voleva ridipingere la sala mensa, c’è un caso, un ausiliario dice: perché non facciamo un grande murales? E non appena viene accettata l’idea, e si sceglie l’immagine della mietitura con la sua potente simbologia di morte e di rinascita, questa visione si irradia in tutti i componenti del personale prima, e dei pazienti dopo, fino a trasformare radicalmente l’intera ‘atmosfera’ del centro. Quella potente immagine diventa il luogo di “negoziazione sociale” che sbrina la rassegnazione del personale e la cronicizzazione autistica in alcuni pazienti. Esprimere un’opinione sul colore del grano, porgere un pennello o addirittura prenderlo in mano e apporre un segno sul muro, che verrà commentato dagli altri, scatena una dinamica relazionale impensabile solo fino a pochi giorni prima. I muri da simbolo di chiusura e di separazione con l’esterno riacquistano, grazie al potere aperto dell’arte, quella dimensione eterotopica che è sempre il polo latente di ogni luogo (Foucault, 1966; Augé 1992). Quelle pareti diventano improvvisamente il diaframma sensibile e manipolabile posto tra paziente, medico e amministrazione (e città). Finito il murales (siamo nel 1992) e visti gli effetti generati, tutto il centro viene investito da questo metodo e non c’è più un solo oggetto che non venga radicalmente trasformato. I buchi nei muri diventano occhi di delfini, le crepe si trasformano in nuvole, i vecchi tavoloni grigi diventano stranianti tele orizzontali e i materiali di risulta si trasformano in sentieri e giardini. Come in una mossa di Judo, tutti i limiti, le disfunzioni, l’inadeguatezza degli edifici, diventano straordinarie risorse.”[2]
[1] Tra gli ultimi contributi, gli Atti del Convegno organizzato dall’Associazione Europea Arte Outsider (EAO)Heterotopias Outsider Environments in Europe, Palermo – Messina, 28 Maggio – 1 Giugno 2015, in corso di pubblicazione.
[2] Pier Paolo Zampieri: Inconsci urbani. Camelot e Gaetano Chiarenza, in O.O.A n.6, Glifo, Palermo 2013, pp.44-45.