Mario Ridolfi

Foto: 

Foto Ridolfi

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Foto Secondarie: 

Foto Mario Ridolfi

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Biografia: 

Mario Ridolfi nasce a Roma il 5 maggio del 1904 in seno ad una famiglia di artigiani che lavorano nel campo edile. Dal 1918 al 1924 durante il giorno lavora presso un ingegnere mentre la sera frequenta una scuola edile. Dal 1924, grazie anche auna borsa di studio, frequenta la Scuola Superiore di architettura di Roma, dove si laurea nel 1929 con un progetto per una colonia marina a Castel Fusano (RM). È uno degli esponenti del MIAR (Movimento Italiano per l’architettura Razionale) che veicolano l’architettura del primo novecento verso l’esperienza razionalista. Inizia a lavorare durante il periodo fascista con la partecipazione a diversi concorsi su Roma e nel 1932 vince il concorso per la realizzazione del Palazzo delle Poste a Piazza Bologna, realizzato pochi anni dopo. Nel corso della sua carriera Adalberto Libera gli presenta un giovane architetto tedesco, Wolfgang Frankl che - formatosi alla Tecnische Hochschulle di Stoccarda con docenti come Neufert fuggito dalla Germania dopo il 1933 - aveva già collaborato con Piccinato, Monaco e Lucchinenti. Con Frankl, e successivamente con Domenico Malagricci, iniziò una collaborazione che sarebbe durata per tutta la vita. Il suo linguaggio risente delle sollecitazioni che provengono dal Movimento Moderno anche se Ridolfi, pur abbracciando lo stile razionalista del periodo fascista, è maggiormente legato alla tradizione rispetto ai suoi contemporanei. La sua preoccupazione è, infatti, quella di legare le tendenze espressioniste o razionaliste con la tradizione italiana. Dopo la seconda guerra mondiale Ridolfi aderisce alla corrente del Neorealismo architettonico. La tendenza a verificare i metodi costruttivi tradizionali alla luce dell’esperienza razionalista si manifesta nello studio dei metodi costruttivi legati alla tradizione che trova spazio nel Manuale dell’Architetto, redatto dal Consiglio nazionale delle ricerche, in cui si indaga un approccio scientifico all’architettura attraverso una metodologia di analisi del progetto che è propria dello spirito del movimento moderno. Con Ludovico Quaroni progetta il quartiere Tiburtino INA-casa in cui la tendenza neorealista italiana si esprime in pieno. Dopo un’intensa attività progettuale in tutta Italia Ridolfi si ritira negli anni ’60 nelle Marmore, nei dintorni di Terni in una casa, detta “la bottaccia” che aveva costruito per se stesso dopo un grave incidente d’auto. Muore suicida nel novembre  del 1984.

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