In occasione del centenario del disastroso terremoto del 28 dicembre 1908, per iniziativa di due club service di Messina (Rotary ed Archeoclub) venne realizzato un monumento che rappresenta, in forma stilizzata, la città distrutta dal sisma. Tale monumento consiste in un mosaico pavimentale inserito nello spazio frontistante il teatro Vittorio Emanuele per ricordare, a futura memoria, il tragico avvenimento tellurico
In occasione del centenario del disastroso terremoto del 28 dicembre 1908, per iniziativa di due club service di Messina (Rotary ed Archeoclub) venne realizzato un monumento che rappresenta, in forma stilizzata, la città distrutta dal sisma. Tale monumento consiste in un mosaico pavimentale inserito nello spazio frontistante il teatro Vittorio Emanuele per ricordare, a futura memoria, il tragico avvenimento tellurico che interessò la città di Messina all’inizio del XX secolo. Quest’opera, frutto di una calibrata mediazione tra i progettisti, gli architetti Fabio Todesco e Antonio Marino, ed i presidenti dei rispettivi club service, Franco Munafò e Vito Noto, vuole ricordare un avvenimento del passato con l’impiego di una tecnologia di realizzazione all’avanguardia per il periodo. Si tratta infatti dell’impiego di una macchina dotata di frese a controllo numerico comandata da CAD (Computer-Aided Design) in grado di sagomare i differenti pezzi che costituiscono l’opera la cui realizzazione fu affidata alla ditta Sepam di Mistretta e che ha un diametro di circa 4,5 ml e si compone di 22 elementi in pietra assemblati in situ suddivisi in 10 settori circolari oltre al blocco centrale.
In occasione del centenario del disastroso terremoto del 28 dicembre 1908, per iniziativa di due club service di Messina (Rotary ed Archeoclub) venne realizzato un monumento che rappresenta, in forma stilizzata, la città distrutta dal sisma. Tale monumento consiste in un mosaico pavimentale inserito nello spazio frontistante il teatro Vittorio Emanuele per ricordare, a futura memoria, il tragico avvenimento tellurico che interessò la città di Messina all’inizio del XX secolo. Quest’opera, frutto di una calibrata mediazione tra i progettisti, gli architetti Fabio Todesco e Antonio Marino, ed i presidenti dei rispettivi club service, Franco Munafò e Vito Noto, vuole ricordare un avvenimento del passato con l’impiego di una tecnologia di realizzazione all’avanguardia per il periodo. Si tratta infatti dell’impiego di una macchina dotata di frese a controllo numerico comandata da CAD (Computer-Aided Design) in grado di sagomare i differenti pezzi che costituiscono l’opera la cui realizzazione fu affidata alla ditta Sepam di Mistretta e che ha un diametro di circa 4,5 ml e si compone di 22 elementi in pietra assemblati in situ suddivisi in 10 settori circolari oltre al blocco centrale. I marmi utilizzati per la composizione del medaglione policromo sono tutti siciliani fatta eccezione per l’azzurro che rappresenta il mare realizzato con l’azul macuba: la quarzarenite di Mistretta per il blocco di fondo sul quale è inciso l’andamento della fortificazioni, che individua il territorio intorno alla città, il rosso della pietra di S.Marco d’Alunzio che identifica le emergenze della città distrutta ed il nero del basalto dell’Etna che indica la trama del tessuto edilizio alle soglie del XX secolo. L’opera rappresenta l’edilizia e la viabilità della città distrutta dal sisma che, in qualche misura fu riproposta nel nuovo assetto voluto dall’ingegnere Borzì alla luce della normativa antisismica emanata nel 1909, proprio a seguito del disastroso evento tellurico. Nel medaglione sono messi in evidenza alcuni edifici significativi che mostrano lo sviluppo che aveva raggiunto la città che è possibile intuire anche dall’osservazione del gran numero di istituzioni civili e religiose presenti alla fine del XIX secolo.