Il profilo di Salvatore Castagna assume valore centrale nella storia dell’arte cittadina. Primo direttore della scuola d’arte a Messina, frequentatore assiduo del circolo dell’Ospe, Castagna è considerato tra le figure più interessanti del panorama siciliano. Al pari degli artisti italiani settentrionali a lui coevi, come Giò Ponti e Fausto Melotti, Castagna è stato un conoscitore delle tecniche della tradizione italiana, ricondotta a un’efficace dimensione moderna. Pittore, grafico, modellatore, esperto delle moderne tecniche tessili, partito da quel clima tra astrattismo e figurazione che contraddistinse l’arte dell’Isola negli anni ’50, Castagna approderà a un suo personale linguaggio, eclettico e mai univoco, vicino all’arte di Paul Klee.
Il profilo di Salvatore Castagna assume valore centrale nella storia dell’arte cittadina. Primo direttore della scuola d’arte a Messina, frequentatore assiduo del circolo dell’Ospe, Castagna è considerato tra le figure più interessanti del panorama siciliano. Al pari degli artisti italiani settentrionali a lui coevi, come Giò Ponti e Fausto Melotti, Castagna è stato un conoscitore delle tecniche della tradizione italiana, ricondotta a un’efficace dimensione moderna. Pittore, grafico, modellatore, esperto delle moderne tecniche tessili, partito da quel clima tra astrattismo e figurazione che contraddistinse l’arte dell’Isola negli anni ’50, Castagna approderà a un suo personale linguaggio, eclettico e mai univoco, vicino all’arte di Paul Klee. Scorrendo il catalogo della sua opera non sembrano essergli sfuggito nulla del grande fermento artistico che rianimò il Paese dopo il grande conflitto. Modigliani, Klee, Kandinskij, Burri, Minimalismo e optical art scandiscono le decadi della sua produzione in un continuo e dinamico dialogo interno all’immagine. Paesaggio urbano ha, inoltre, molti punti di contatto con la produzione coeva di Giuseppe Vanadia, amico del celebre gruppo d’intellettuali e artisti facente capo a Salvatore Pugliatti. Dal 1954 Castagna è a Messina, la città vive uno dei suoi momenti culturalmente più ricchi che stimolanti. Numerose sono le mostre e le manifestazioni culturali che ne fanno una presenza costante nel dibattito nazionale. Ricostruita dopo il terremoto, distrutta dai martellanti bombardamenti alleati, Messina affronta la seconda metà del Novecento con spirito di volitivo entusiasmo. E’ un momento di radicale mutamento dei caratteri sociali, economici e antropologici della nazione. Scrittori, intellettuali e artisti sono tra i principali motori di questo mutamento, tuttavia, essi registrano anche le perdite e le definitive trasformazioni della realtà che li circonda. Il paesaggio, elemento centrale dell’identità siciliana, viene immortalato in numerose estemporanee, praticamente su tutto il territorio isolano. Tuttavia, l’intellettualizzazione della mediterraneità e della cultura popolare, sancisce una sorta di sottile inquietudine, di prossima malinconia per ciò che la “modernità”, o una sua versione forse più esteriore che integrale, sta per cancellare definitivamente.
Il profilo di Salvatore Castagna assume valore centrale nella storia dell’arte cittadina. Primo direttore della scuola d’arte a Messina, frequentatore assiduo del circolo dell’Ospe, Castagna è considerato tra le figure più interessanti del panorama siciliano. Al pari degli artisti italiani settentrionali a lui coevi, come Giò Ponti e Fausto Melotti, Castagna è stato un conoscitore delle tecniche della tradizione italiana, ricondotta a un’efficace dimensione moderna. Pittore, grafico, modellatore, esperto delle moderne tecniche tessili, partito da quel clima tra astrattismo e figurazione che contraddistinse l’arte dell’Isola negli anni ’50, Castagna approderà a un suo personale linguaggio, eclettico e mai univoco, vicino all’arte di Paul Klee. Scorrendo il catalogo della sua opera non sembrano essergli sfuggito nulla del grande fermento artistico che rianimò il Paese dopo il grande conflitto. Modigliani, Klee, Kandinskij, Burri, Minimalismo e optical art scandiscono le decadi della sua produzione in un continuo e dinamico dialogo interno all’immagine. Paesaggio urbano ha, inoltre, molti punti di contatto con la produzione coeva di Giuseppe Vanadia, amico del celebre gruppo d’intellettuali e artisti facente capo a Salvatore Pugliatti. Dal 1954 Castagna è a Messina, la città vive uno dei suoi momenti culturalmente più ricchi che stimolanti. Numerose sono le mostre e le manifestazioni culturali che ne fanno una presenza costante nel dibattito nazionale. Ricostruita dopo il terremoto, distrutta dai martellanti bombardamenti alleati, Messina affronta la seconda metà del Novecento con spirito di volitivo entusiasmo. E’ un momento di radicale mutamento dei caratteri sociali, economici e antropologici della nazione. Scrittori, intellettuali e artisti sono tra i principali motori di questo mutamento, tuttavia, essi registrano anche le perdite e le definitive trasformazioni della realtà che li circonda. Il paesaggio, elemento centrale dell’identità siciliana, viene immortalato in numerose estemporanee, praticamente su tutto il territorio isolano. Tuttavia, l’intellettualizzazione della mediterraneità e della cultura popolare, sancisce una sorta di sottile inquietudine, di prossima malinconia per ciò che la “modernità”, o una sua versione forse più esteriore che integrale, sta per cancellare definitivamente. In Paesaggio Urbano Castagna dimostra tutta l’abilità tecnica nella complessa costruzione cromatica e volumetrica, nel dialogo ritmico tra i colori che, organizzati in moduli geometrici, salgono verso il limite estremo della tela. Questo vero e proprio muro di piccoli edifici irregolari, che richiamano inevitabilmente le “tipiche” baracche messinesi, ha un suo punto d’interruzione architettonica nella cupola della chiesa che fa capolino a sinistra, soffocata dalla maglia strettissima di edifici. La suggestione viene sia dal titolo, ma soprattutto dal diverso aspetto delle case in primo piano, una fila dai tetti rossi, sostenuta da grandi muri ricchi di sfumature materiche. In alto, confinato all’estremo sinistro della tela, un azzurro cielo si accorda alla piccola sinfonia coloristica dello spazio urbano che, nonostante l’horror vacui e l’inquietante “salire” della città, riesce a suggerisce il mood gioioso e limpido di un pomeriggio assolato. “Il dettaglio del disegno del piano baraccato permette di identificare una organizzazione precisa delle baracche. I nostri nonni che sono stati spesso in questo tipo di abitazioni per un certo tempo, raccontavano una situazione di assoluto equilibrio; dicevano che si viveva benissimo e che erano abbastanza confortevoli.”[1].
[1] Massimo Lo Curzio, Messina, Immagine Urbana e Restauro, in AA.VV. Messina dalla vigilia del Terremoto del 1908 all’avvio della ricostruzione, a cura di Antonio Baglio e Salvatore Bottari, Istituto di Studi Storici Gaetano Salvemini, Messina, 2010, p.546