Bartolo Cattafi poeta viaggiatore

Tra i molteplici interessi artistici di Bartolo Cattafi, celebrato per la limpidezza e la forza di un dettato poetico di assoluto rilievo nella storia letteraria del Novecento italiano, c'è anche la scrittura in prosa che, in forma di reportage d'autore, restituisce i contorni geografici ed emotivi di un viaggio durato tutta la vita. L'ineluttabilità del viaggio, in cui trova una delle scaturigini l'universo poetico cattafiano, cela un bisogno ontologico, storicamente radicato alle vicende biografiche di tanti letterati siciliani in esilio perenne dalla terra delle origini; ma rivela anche un impeto alla scoperta, all'avventura, che sigla un capitolo della storia personale dell'autore restituendo, al contempo, il profilo di un intellettuale impegnato con un resoconto quasi cronachistico del visibile e persino dell'invisibile. A metà tra la storia dei grandi eventi e una sceneggiatura fantastica dei luoghi, si profilano gli scritti di viaggio di Cattafi, pubblicati su diverse riviste e profondamente intrecciati alla produzione poetica, in un gioco fittissimo e suggestivo di echi e rimandi. Basti, a tal proposito, leggere quanto il poeta stesso dice di sè nella nota biografica che accompagna Partenza da Greenwich (1955), offendo un insolito autoritratto in terza persona:

Bartolo Cattafi è nato il 6 luglio 1922 a Barcellona (Messina) e ivi tuttora risiede. Si reca all'estero ogni volta che può e come può: certi suoi viaggi in Europa e in Africa e relative situazioni avventurose sono già oggetto di favola tra gli amici. Tra i paesi visitati predilige Irlanda, Inghilterra e Scozia, Spagna; ma vorrebbe conoscere meglio l'Africa; e poi recarsi in Asia, Oceania, America. Possiede una penna Sheaffer e una macchina Smith-Corona, modello Skyter, che spera di poter adoperare bene, un giorno o l'altro, se qualche giornale gliela farà portare in giro per il mondo. (Cattafi 2008, p. 7)