Pluripremiata, la serie di scatti è stata realizzata nel 2010 dalla fotografa messinese nella regione francese della Camargue, dove i tori nativi corrono liberi sul terreno paludoso della foce del fiume Rodano. Le fotografie sono un tributo alle celebri incisioni della Tauromachia, realizzata da Pablo Picasso nel 1959.
Pluripremiata, la serie di scatti è stata realizzata nel 2010 dalla fotografa messinese nella regione francese della Camargue, dove i tori nativi corrono liberi sul terreno paludoso della foce del fiume Rodano. Le fotografie sono un tributo alle celebri incisioni della Tauromachia, realizzata da Pablo Picasso nel 1959. A sua volta, Picasso si era inspirato alle straordinarie pitture rupestri di Lascaux, scoperte nel 1940 in Dordogna. Figure potentissime dalle silhouette espressive quanto sintetiche, i tori di Lascaux diventano in Picasso totemiche ombre, cariche di oscura e inquieta potenza. Potenza che, quasi etimologicamente, in una sorta di viaggio fotografico indietro nel tempo, Simona Bonanno cattura in questi scatti. Ombre massicce, imponenti e magiche, i tori di questa Tauromaquia pur nella ricorsa della carica, non perdono un’eleganza che la fotografa esalta con l’uso sapiente del bianco e nero. Una foto della serie è stata finalista all’Art Photography Show del 2012, una seconda è stata premiata con la menzione al merito al Premio Julia Margaret Cameron. Il taglio artistico della fotografia di Simona Bonanno è qui maggioritario. D’altra parte il progetto è presentato dalle pagine del suo blog proprio come un “tributo al lavoro di Picasso”. Il dialogo con l’arte contemporanea è presente in tutti gli scatti di quest’artista. Anche uno dei suoi ultimi progetti, 90 year x 24 hour, seppur così intimo, tipico e familiare, segue le dinamiche di studio, osservazione e ricerca estetica dell’arte relazionale. Mentre una sperimentazione formale molto nitida e attenta intorno alle forme inusuali del mondo è alla base di Ordinary World, Tauromaquia rimane una prova “classica”, solidamente connessa con la storia dell’arte e la storia della fotografia. E, infatti, è impossibile non mettere a paragone la sequenza di questo toro incantato con i proto cinematografici scatti di Eadweard Muybridge (1830 – 1904) realizzati nel 1872 per Leland Stanford, il governatore della California che volle scoprire attraverso la fotografia se i cavalli, sua grande passione, staccano, durante il galoppo, tutte e quattro le zampe da terra.
Pluripremiata, la serie di scatti è stata realizzata nel 2010 dalla fotografa messinese nella regione francese della Camargue, dove i tori nativi corrono liberi sul terreno paludoso della foce del fiume Rodano. Le fotografie sono un tributo alle celebri incisioni della Tauromachia, realizzata da Pablo Picasso nel 1959. A sua volta, Picasso si era inspirato alle straordinarie pitture rupestri di Lascaux, scoperte nel 1940 in Dordogna. Figure potentissime dalle silhouette espressive quanto sintetiche, i tori di Lascaux diventano in Picasso totemiche ombre, cariche di oscura e inquieta potenza. Potenza che, quasi etimologicamente, in una sorta di viaggio fotografico indietro nel tempo, Simona Bonanno cattura in questi scatti. Ombre massicce, imponenti e magiche, i tori di questa Tauromaquia pur nella ricorsa della carica, non perdono un’eleganza che la fotografa esalta con l’uso sapiente del bianco e nero. Una foto della serie è stata finalista all’Art Photography Show del 2012, una seconda è stata premiata con la menzione al merito al Premio Julia Margaret Cameron. Il taglio artistico della fotografia di Simona Bonanno è qui maggioritario. D’altra parte il progetto è presentato dalle pagine del suo blog proprio come un “tributo al lavoro di Picasso”. Il dialogo con l’arte contemporanea è presente in tutti gli scatti di quest’artista. Anche uno dei suoi ultimi progetti, 90 year x 24 hour, seppur così intimo, tipico e familiare, segue le dinamiche di studio, osservazione e ricerca estetica dell’arte relazionale. Mentre una sperimentazione formale molto nitida e attenta intorno alle forme inusuali del mondo è alla base di Ordinary World, Tauromaquia rimane una prova “classica”, solidamente connessa con la storia dell’arte e la storia della fotografia. E, infatti, è impossibile non mettere a paragone la sequenza di questo toro incantato con i proto cinematografici scatti di Eadweard Muybridge (1830 – 1904) realizzati nel 1872 per Leland Stanford, il governatore della California che volle scoprire attraverso la fotografia se i cavalli, sua grande passione, staccano, durante il galoppo, tutte e quattro le zampe da terra. L’esperimento, realizzato con 24 macchine fotografiche, entrò nella storia e, sicuramente, non dovette neanche sfuggire a Picasso che sembra quasi citare il bianco e nero di Muybridge anche nelle sue strabilianti incisioni della Tauromaquia. In realtà, la questione del movimento è determinante anche per gli artisti primitivi. Nella caverna di Lascaux il movimento dei grandi animali raffigurati è reso attraverso la ripetizione delle figure, sovrapposizioni, salti di scala e segni grafici. L’uomo preistorico visitava queste buie grotte con delle torce che illuminavano progressivamente le immagini con la loro fiamma tremolante, al passo lento, forse in processione, dei visitatori. Quindi: Lascaux, Muybridge, Picasso, Bonanno. In Lascaux è la rappresentazione del movimento è un rito, in Muybridge è diventato una curiosità scientifica che odora di cinema, in Picasso è l’enfasi esotica della vera lotta coi tori, in Bonanno forse tutte queste cose. Tuttavia c’è più Lascaux che Parigi in questi scatti. Il senso di potenza, di viscerale forza, il fascino oscuro di questa massa di muscoli incontrollabile sembra provenire da una sensibilità colta e preparata a cogliere i fenomeni della realtà, tuttavia profondamente impressionata dalla loro portata. Prima dell’invenzione dei fratelli Lumiere il racconto per immagini alludeva al movimento senza poterlo completamente rappresentare. L’impossibilità tecnica di rappresentare un’immagine nel suo divenire era superata dalla forza espressiva del segno, dalla capacità dell’artista di far muove le figure nella mente di chi le guardava, aggiungendovi pure le tracce segrete e vibranti delle proprie sensazioni. La Tauromaquia di Simona Bonanno si muove in questa direzione: il documento fotografico è intriso di qualità formali, tensione dinamica e tensione emotiva. Così lo spettatore presto si convince che il toro era una scusa per una buona opera d’arte.