Pietro Inzoli: Il dolore, s.d.

Artista: 
Testo Ridotto: 

L’opera, un pastello su carta, appare riprodotta sul numero uno della rivista Sicania del 1906. Nello stesso numero è presente un articolo commemorativo dell’artista scomparso qualche anno prima.  Il dolore oltre a dimostrare il grande livello raggiunto da Inzoli nel campo della grafica è anche una testimonianza della sua cultura aggiornata alle novità del divisionismo conosciute nei suoi soggiorni nella capitale. 

Testo Medio: 

L’opera, un pastello su carta, appare riprodotta sul numero uno della rivista Sicania del 1906. Nello stesso numero è presente un articolo commemorativo dell’artista scomparso qualche anno prima.  Il dolore oltre a dimostrare il grande livello raggiunto da Inzoli nel campo della grafica è anche una testimonianza della sua cultura aggiornata alle novità del divisionismo conosciute nei suoi soggiorni nella capitale. In una stanza povera, priva di arredamento, una donna tiene la testa tra le mani, reclinando il busto in avanti. Siede su una rudimentale savonarola, i suoi abiti indicano un’umile estrazione sociale. Il volume della spessa gonna è reso grazie al potente chiaroscuro che scolpisce le pieghe del tessuto. La capacità d Inzoli di rappresentare le qualità tattili dell’abito è evidente anche nello spesso e scuro grembiule, su cui quasi poggia la manica della camicia a righe della popolana, anch’essa dettagliatamente descritta fino alle numerose e realistiche pieghe all’altezza dell’ascella. Il segno grafico di Inzoli cambia sulle mani, ben evidenti fuori dalla corta manica, e nella fitta trama dell’acconciatura, che sembra quasi resa capello per capello. Tutta l’immagine è costruita nel segno del divisionismo, versione italiana, meno scientifica e più sensibili ai temi sociali e psicologici, del pointillisme e dell’impressionismo francese. Così come per la pittura di Gaetano Previati (Ferrara, 31 agosto 1852 – Lavagna, 21 giugno 1920), l’incisione di Inzoli si fonda su filamenti frastagliati, che s’infittiscono e si diradano, creando un’immagine dalla grana ricca e frastagliata. Il titolo dell’opera, più che una generica rappresentazione allegorica, sembra connettersi maggiormente al clima del tardo Ottocento, quando sia il divisionismo in pittura sia il realismo in letteratura, testimoniarono l’interesse degli intellettuali e degli artisti verso la realtà sociale dell’epoca. In un secolo di straordinarie trasformazioni economiche, politiche, tecniche e culturali, l’arte registrò il mutamento sia con i temi, che con lo stile, in un vorticoso e rapido mutamento che da lì a pochi anni vedrà sorgere le avanguardie.

Testo Esteso: 

L’opera, un pastello su carta, appare riprodotta sul numero uno della rivista Sicania del 1906. Nello stesso numero è presente un articolo commemorativo dell’artista scomparso qualche anno prima.  Il dolore oltre a dimostrare il grande livello raggiunto da Inzoli nel campo della grafica è anche una testimonianza della sua cultura aggiornata alle novità del divisionismo conosciute nei suoi soggiorni nella capitale. In una stanza povera, priva di arredamento, una donna tiene la testa tra le mani, reclinando il busto in avanti. Siede su una rudimentale savonarola, i suoi abiti indicano un’umile estrazione sociale. Il volume della spessa gonna è reso grazie al potente chiaroscuro che scolpisce le pieghe del tessuto. La capacità d Inzoli di rappresentare le qualità tattili dell’abito è evidente anche nello spesso e scuro grembiule, su cui quasi poggia la manica della camicia a righe della popolana, anch’essa dettagliatamente descritta fino alle numerose e realistiche pieghe all’altezza dell’ascella. Il segno grafico di Inzoli cambia sulle mani, ben evidenti fuori dalla corta manica, e nella fitta trama dell’acconciatura, che sembra quasi resa capello per capello. Tutta l’immagine è costruita nel segno del divisionismo, versione italiana, meno scientifica e più sensibili ai temi sociali e psicologici, del pointillisme e dell’impressionismo francese. Così come per la pittura di Gaetano Previati (Ferrara, 31 agosto 1852 – Lavagna, 21 giugno 1920), l’incisione di Inzoli si fonda su filamenti frastagliati, che s’infittiscono e si diradano, creando un’immagine dalla grana ricca e frastagliata. Il titolo dell’opera, più che una generica rappresentazione allegorica, sembra connettersi maggiormente al clima del tardo Ottocento, quando sia il divisionismo in pittura sia il realismo in letteratura, testimoniarono l’interesse degli intellettuali e degli artisti verso la realtà sociale dell’epoca. In un secolo di straordinarie trasformazioni economiche, politiche, tecniche e culturali, l’arte registrò il mutamento sia con i temi, che con lo stile, in un vorticoso e rapido mutamento che da lì a pochi anni vedrà sorgere le avanguardie.  In questo scenario, gli artisti messinesi, così come esaurientemente argomentato da Caterina Di Giacomo[1], risultano disegnatori aggiornati e qualitativamente al pari delle produzioni europee, nonostante il clima latamente provinciale della città. Di fatto, il pastello di Inzoli è pregno un grandissimo livello tecnico esecutivo e un’estetica solidamente strutturata intorno all’osservazione della realtà. Non conosciamo il contesto dell’opera, tuttavia, essa appariva su Sicania a corredo di un articolo di Perroni Grande sulla censura borbonica. Inzoli, all’epoca, era morto da tre anni. Di lui, a causa della distruzione delle opere perpetrata dall’artista medesimo, è noto un esiguo corpus grafico.  Le commissioni e gli incarichi pubblici come incisore ci portano a considerarlo assai stimato anche a livello nazionale. La calcografia, all’epoca, era uno strumento imprescindibile per la divulgazione delle immagini, specialmente per le opere che, realizzate per contesti ufficiali, dovevano essere immediatamente divulgate attraverso periodici o semplici riproduzioni. La fotografia era ancora imperfetta e il suo grado di resa della pittura ancora insoddisfacente. La cultura ufficiale aveva necessità di far conoscere agli italiani il patrimonio antico e moderno della nuova nazione. In realtà, l’incisione era l’applicazione della tradizione principe dell’arte figurative della penisola: il disegno. Inzoli, che ne era il massimo esperto in città, rientra, per le impressionanti capacità tecniche, nel quadro della cultura accademica. Ben lontano da una visione ingessata, però, Dolore testimonia quanto l’artista avesse appresso dalla lezione di divisionisti e con quanta facilità l’avesse reinterpretata, svelandone la complessa e articolata trama costitutiva.

 


[1]Caterina Di Giacomo, Il disegno a Messina fra due secoli: retaggi accademici ed impulsi innovativi, in Gli anni dimenticati. Pittori a Messina tra Otto e Novecento, catalogo della mostra a cura di Gioacchino Barbera, Sicania, Messina 1998, pp.103 -105. 

 

Galleria Immagini: 
Gallerie Immagini Secondarie: 
Tag Principali: 
QR Code: 

Tag Tecnica: