Ranieri Wanderlingh: La messaggera, 2009.

Testo Ridotto: 

L’opera appartiene al nuovo ciclo del Pop Romantico, inaugurato da Wanderlingh a partire dagli anni 2000. Sintesi dello stile e dei temi dell’artista messinese, La Messaggera parrebbe essere una metafora proprio dell’arte stessa del pittore: tra simboli, archetipi e rifermenti alla cultura classica e africana, l’olio raccoglie la summa di quest’artefice romantico dalle suggestioni multiple, sovrapposte e mai confuse.

Testo Medio: 

L’opera appartiene al nuovo ciclo del Pop Romantico, inaugurato da Wanderlingh a partire dagli anni 2000. Sintesi dello stile e dei temi dell’artista messinese, La Messaggera parrebbe essere una metafora proprio dell’arte stessa del pittore: tra simboli, archetipi e rifermenti alla cultura classica e africana, l’olio raccoglie la summa di quest’artefice romantico dalle suggestioni multiple, sovrapposte e mai confuse. Il titolo dell’opera rimanda, naturalmente, al nudo femminile in rosso, citazione moderna delle celebri Gorgoni in corsa della pittura vascolare, e più in generale, dell’arte greco arcaica. Figura monocroma totalmente bidimensionale dialoga con i due cavalli alle sue spalle, dei quali le forme del basso ventre possono essere considerate un presupposto formale. Sul braccio sinistro della figura è iscritto quello che sembrerebbe uno scudo, mentre davanti a lei s’innalza una sorta di totem fiammeggiante dal potente eco picassiano. Un uccello poco più in basso, forse un colibrì per la livrea multiforme, spicca il volo mentre la zampa anteriore sinistra del cavallo affonda dietro il vaso dalle forme neoclassiche. In alto, due volti africani guardano la scena, ennesima suggestione culturale e formale di questo puzzle caleidoscopico di simboli. La figura femminile, e in genere, l’universo romantico ed erotico sono al centro dell’arte di Ranieri Wanderlingh. La coppia uomo donna, l’amore, l’innamoramento sono elementi largamente presenti nella sua produzione. La Messaggera qui sembra, tuttavia, una creatura più sacra che erotica, e, per quanto prorompenti, le sue forme sono maggiormente connesse alla natura che alla seduzione. Anche le silhouette dei cavalli dietro di lei vanno interpretati in chiave archetipale: animali simbolo della libertà e della libido, sono storicamente connessi alle forze istintive della psiche, così come abilmente rappresentato da Platone nella celebre metafora dell’auriga presente nel Fedro

Testo Esteso: 

L’opera appartiene al nuovo ciclo del Pop Romantico, inaugurato da Wanderlingh a partire dagli anni 2000. Sintesi dello stile e dei temi dell’artista messinese, La Messaggera parrebbe essere una metafora proprio dell’arte stessa del pittore: tra simboli, archetipi e rifermenti alla cultura classica e africana, l’olio raccoglie la summa di quest’artefice romantico dalle suggestioni multiple, sovrapposte e mai confuse. Il titolo dell’opera rimanda, naturalmente, al nudo femminile in rosso, citazione moderna delle celebri Gorgoni in corsa della pittura vascolare, e più in generale, dell’arte greco arcaica. Figura monocroma totalmente bidimensionale dialoga con i due cavalli alle sue spalle, dei quali le forme del basso ventre possono essere considerate un presupposto formale. Sul braccio sinistro della figura è iscritto quello che sembrerebbe uno scudo, mentre davanti a lei s’innalza una sorta di totem fiammeggiante dal potente eco picassiano. Un uccello poco più in basso, forse un colibrì per la livrea multiforme, spicca il volo mentre la zampa anteriore sinistra del cavallo affonda dietro il vaso dalle forme neoclassiche. In alto, due volti africani guardano la scena, ennesima suggestione culturale e formale di questo puzzle caleidoscopico di simboli. La figura femminile, e in genere, l’universo romantico ed erotico sono al centro dell’arte di Ranieri Wanderlingh. La coppia uomo donna, l’amore, l’innamoramento sono elementi largamente presenti nella sua produzione. La Messaggera qui sembra, tuttavia, una creatura più sacra che erotica, e, per quanto prorompenti, le sue forme sono maggiormente connesse alla natura che alla seduzione. Anche le silhouette dei cavalli dietro di lei vanno interpretati in chiave archetipale: animali simbolo della libertà e della libido, sono storicamente connessi alle forze istintive della psiche, così come abilmente rappresentato da Platone nella celebre metafora dell’auriga presente nel Fedro. Tutta l’immagine può essere interpretata come una visione psichica, concettualmente affine allo spirito di certe opere tarde di Dalì (Torero allucinogeno, 1970). Il surrealismo morboso e psicotropo però non è presente. Wanderlingh è un pittore a levare, molto sintetico e grafico. Le sue composizioni giocano su trasparenze di layers cromatici, le superfici pittoriche sono lucide e piatte come porcellane dipinte, che egli stesso, di fatto, produce da più di venti anni. La linea grafica, il segno, interviene qui come decorazione, come aggiunta a forme già solide e dichiarate. Il dettaglio è accattivante, come nel capezzolo e nell’ombelico della Messaggera o nelle sopracciglia blu delle due teste africane, e contribuisce a spezzare il ritmo monumentale e articolato della composizione. In vero, Wanderlingh lavora solitamente con immagini più semplici e dirette, per questo la Messaggera rappresenta l’occasione per un’analisi più complessiva della sua estetica. Teresa Pugliatti sostiene che questo artista è “poco italiano e per nulla siciliano o messinese” (Pugliatti, 2009). L’affermazione è plausibile se consideriamo la pittura di Wanderlingh all’interno della tradizione di temi e sentimenti dell’arte italiana, fino a ieri. Tuttavia, nel progressivo e generale riposizionamento della cultura figurativa della Penisola all’interno del mare caotico e orizzontale dell’arte contemporanea, l’ecletticità di questo artista e il calore del suo “pop romantico” sembrano proprio di netta provenienza mediterranea, e sicula in particolare, laddove proprio sicilianissima sembra la sua capacità di impadronirsi e rielaborare gli apporti più disparati ed eterogenei della storia dell’arte e dell’estetica contemporanea. Il termine Pop romantico, per esempio, rimanda all’arte di Andy Warhol, vale a dire il più freddo e iconoclasta degli artisti del Novecento. Le sue Brillo boxes (1964), o la sua Campbell Soup (1968), sono quanto di più glaciale si possa immaginare per un’opera d’arte. Il grande matrimonio dell’arte con il mercato inizia con lui,  l’aggettivo popular: popolare, sarà l’obiettivo finale di molti degli artisti succedutigli. Tuttavia, se l’istanza d’opera d’arte come oggetto bello, gradevole, e in vendita, viene, giustamente, colta dal Wanderlingh, pittore e maestro ceramista, il romanticismo delle sue immagini, il suo pensiero innamorato, lasciano immaginare ancora spiragli d’umanità e delicata bellezza che, di fatto, nella realtà della nostra epoca tendono, lentamente, a sparire. 

Galleria Immagini: 
Gallerie Immagini Secondarie: 

Galleria Opere Ranieri Wanderlingh

  • Ranieri Wanderling: Per le vie della metropoli, 1981,olio e collage su tela, 90 x 70 cm.
  • Ranieri Wanderling: Aiace, 1990,acrilico su tela, 50 x 50 cm.
  • Ranieri Wanderling: Nudo Bianco, 1992, acrilico su tela cm 150 x 100 cm.
  • Ranieri Wanderling: La cova, 1999, olio su tela, 50 x 70 cm.
  • Ranieri Wanderling: Coffe for one, 2007, olio su tela, 57 x 44 cm.
  • Ranieri Wanderling: Simbologia domestica,2009, olio su tela, 20 x 20 cm.
  • Ranieri Wanderling: Bios, 2005, pietra e marmi, 18 x 7 metri, Messina.
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Courtesy Ranieri Wanderling
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