La foto appartiene al servizio realizzato dal fotografo per l’atelier siciliano di Francesca Paternò “Le Vie della Seta”. Apparso sulla rivista “Le Nozze Magazine” nel febbraio del 2015, lo scatto è una testimonianza dello stile fotografico di Vetrano. Reinterpretando l’immagine e l’arte della pittrice messicana Frida Kahlo (Coyoacán, 6 luglio 1907 – Coyoacán, 13 luglio 1954), il fotografo crea un’icona seducente ed esotica di grande eleganza.
La foto appartiene al servizio realizzato dal fotografo per l’atelier siciliano di Francesca Paternò “Le Vie della Seta”. Apparso sulla rivista “Le Nozze Magazine” nel febbraio del 2015, lo scatto è una testimonianza dello stile fotografico di Vetrano. Reinterpretando l’immagine e l’arte della pittrice messicana Frida Kahlo (Coyoacán, 6 luglio 1907 – Coyoacán, 13 luglio 1954), il fotografo crea un’icona seducente ed esotica di grande eleganza. La modella al centro del doppio fondale siede in una posa complessa tra un gruppo di sedie. Le gambe della donna, fasciate da spesse calze verdi in pendant con le scarpe rosse, si allungano poggiandosi sullo schienale di una sedia riversa sul pavimento, dando ampio spazio ai tessuti del bellissimo abito. Il braccio sinistro della modella forma un angolo retto ben teso, segno di forza e personalità, ampliando il campo occupato dal suo corpo e connettendolo al fondale floreale. Questo espediente allarga e monumentalizza le forme della modella, la cui testa si trova a occupare il vertice di un triangolo la cui base è formata dalle due sedie. La luce illumina parte del volto della donna, dando risalto e plasticità ad alcuni particolari anatomici: il mento, la mascella ossuta, le labbra carnose e la forma degli occhi. La penombra sul lato sinistro del volto smorza l’effetto limonoso e lucido della foglia, particolare estroso ben accordato con le linee dell’abito e la paletta cromatica dell’immagine di cui costituisce l’apice cromatico e luminoso. Tuttavia, non è la foglia il punctum della foto. Lo spettatore è colpito, soprattutto, dal lungo braccio rigido nella posa che tiene la sedia. Prolungamento dell’espressione sfacciata e sicura del volto, il braccio dichiara tutta la vanità di un gesto apparentemente inutile ma che, in realtà, è l’affermazione di una femminilità creativa e potente che ben rimanda alla vita e all’opera della pittrice messicana.
La foto appartiene al servizio realizzato dal fotografo per l’atelier siciliano di Francesca Paternò “Le Vie della Seta”. Apparso sulla rivista “Le Nozze Magazine” nel febbraio del 2015, lo scatto è una testimonianza dello stile fotografico di Vetrano. Reinterpretando l’immagine e l’arte della pittrice messicana Frida Kahlo (Coyoacán, 6 luglio 1907 – Coyoacán, 13 luglio 1954), il fotografo crea un’icona seducente ed esotica di grande eleganza. La modella al centro del doppio fondale siede in una posa complessa tra un gruppo di sedie. Le gambe della donna, fasciate da spesse calze verdi in pendant con le scarpe rosse, si allungano poggiandosi sullo schienale di una sedia riversa sul pavimento, dando ampio spazio ai tessuti del bellissimo abito. Il braccio sinistro della modella forma un angolo retto ben teso, segno di forza e personalità, ampliando il campo occupato dal suo corpo e connettendolo al fondale floreale. Questo espediente allarga e monumentalizza le forme della modella, la cui testa si trova a occupare il vertice di un triangolo la cui base è formata dalle due sedie. La luce illumina parte del volto della donna, dando risalto e plasticità ad alcuni particolari anatomici: il mento, la mascella ossuta, le labbra carnose e la forma degli occhi. La penombra sul lato sinistro del volto smorza l’effetto limonoso e lucido della foglia, particolare estroso ben accordato con le linee dell’abito e la paletta cromatica dell’immagine di cui costituisce l’apice cromatico e luminoso. Tuttavia, non è la foglia il punctum della foto. Lo spettatore è colpito, soprattutto, dal lungo braccio rigido nella posa che tiene la sedia. Prolungamento dell’espressione sfacciata e sicura del volto, il braccio dichiara tutta la vanità di un gesto apparentemente inutile ma che, in realtà, è l’affermazione di una femminilità creativa e potente che ben rimanda alla vita e all’opera della pittrice messicana. Scegliendo il tributo a Frida Kahlo per questi scatti pubblicitari Vetrano coglie nel segno. La pittrice messicana è tra la più note e massmedializzate degli ultimi anni, la sua immagine è diffusissima e il suo carisma è un ottimo traduttore dei valori estetici proposti dal brand. Donna magica e piena del calore del sud, donna forte e risoluta, la Kahlo offre lo spunto per uno scatto artistico la cui finalità commerciale non incide sulla bellezza e la complessità dell’immagine. Questa icona “glocale” va letta anche nel contesto della società siciliana nel secondo decennio del XXI secolo. In un processo contraddittorio caratterizzato da una fortissima crisi politica ed economia, la Sicilia del nuovo millennio proietta la sua identità caratteristica attraverso la donna e il costume, temi classici della fotografia nell’isola e protagonisti indiscussi delle campagne pubblicitarie. Tuttavia, rispetto al passato, il cambio di passo è radicale. La donna fotografata da Vetrano non è un oggetto del desiderio, non è più una seducente e peccaminosa creatura che scompiglia l’animo degli uomini, lei è ormai emancipata, sfacciatamente sicura di se e del suo potere, libera dallo sguardo giudicante dell’uomo, pienamente certa dei suoi mezzi e della sua intelligenza. E’ una donna che non teme né l’autorità paterna, né l’occhio sociale, la sua personalità è dichiaratamente libera e anticonformista, non chiede un riconoscimento estetico, il suo mondo interamente femminile non ha bisogno di giustificazioni, ella ne è padrona e decide di giocare con esso rilanciando al mondo la dichiarazione della sua libertà. Le differenze con il passato sono nette e radicale, e, forse, è necessaria una breve citazione per rimarcarle ulteriormente: in passato “I visitatori coglievano nelle donne siciliane le tracce dell’eredità greca nell’isola, mentre le contadine romane erano considerate discendenti dirette degli antichi latini […] Questa immagine era in grado di offrire ai maschi stranieri un piacevole diversivo: in confronto alle donne francesi, raffinate e artificiose, alle inglesi, distaccate e composte come una rosa, e in epoche più recenti alle americane sportive ed emancipate, le donne italiane, indomabili e vitali, promettevano calore e passione, un sentimento di adesione incondizionata al proprio destino biologico un forte legame al rifiuto di competere con le prerogative dell’uomo”[1]. Prerogative che in questo scatto libero e suadente, non sembrano neanche prese in considerazione.
[1] Stephen Gundle, Figure del desiderio: storia della bellezza femminile italiana, Laterza, 2009, Roma-Bari, pp.430-31.