Foto Profilo Vann'Antò
Di origini ragusane, Giovanni Antonio Di Giacomo, più noto con lo pseudonimo di Vann'Antò, è uno dei protagonisti della stagione futurista di inizio Novecento a Messina. Il suo approdo al futurismo, sancito dalla fondazione della rivista messinese «La Balza futurista» (1915), con Luciano Nicastro e Guglielmo Jannelli, è anticipato da un lungo apprendistato che, specialmente negli anni universitari, a Catania, lo inizia alle avanguardie e al verso libero in Italia e in Francia, oggetto della sua tesi di laurea e, successivamente, di attività di traduzione dal francese. Dopo l'esperienza bellica e il definitivo rientro a Messina, dove lavora come insegnante, egli è tuttavia già lontano dai proclami marinettiani, rispetto ai quali aveva, peraltro, sempre mantenuto una posizione di riserbo evidente in certi luoghi della produzione poetica. Nonostante ciò, Vann'Antò partecipa alla campagna "antipassatista" che prevede, il 16 aprile 1921, un lancio di volantini sul Teatro Greco di Siracusa, in occasione della prima delle Coefore di Eschilo, per rivendicarne l'utilizzo da parte dei giovani autori siciliani, al fine di rappresentare opere moderne. L'appello è firmato, tra gli altri, dai messinesi Carrozza e Jannelli, il quale, nel 1924, redige il volumetto Il teatro greco di Siracusa ai giovani siciliani, insieme a Nicastro. Tra gli interessi di Vann'Antò, che ricopre anche l'incarico di professore di Letteratura delle tradizioni popolari all'Università di Messina, c'è l'orizzonte folklorico e il mondo contadino, da cui proveniva, recuperato nell'opera poetica, in cui sono comprese raccolte in dialetto siciliano, ma anche in studi sulle poesie popolari. La figura di Vann'Antò a Messina è legata a scrittori, intellettuali e artisti che vanno da Ignazio Buttitta a Renato Guttuso, sino ai componenti della "brigata" allusa nei versi di Vento a Tindari dall'amico Salvatore Quasimodo.