Foto Profilo Vincenzo Consolo
Caratterizzato da un potente e imprendibile timbro sperimentale, il corpus narrativo consoliano riflette l'inesausta ricerca condotta dallo scrittore di San'Agata di Militello sul corpo della parola e sulle ferite del tempo presente. Osservando i fatti della sua Sicilia dalla capitale lombarda, dove si trasferisce sin dagli anni Cinquanta, Consolo inaugura un originale connubio tra impegno civile e forme del narrare, trasferendo nei romanzi le suggestioni della storia e della condizione contadina, la riflessione sulle trasformazioni sociali e gli umori di una lingua contaminata e riannodata alle sue fertili radici dialettali. Scrittore, giornalista e saggista, Consolo annovera tra i suoi numi tutelari i conterranei Sciascia e Piccolo, Verga, Tomasi di Lampedusa, Vittorini e Capuana, ma anche Gadda, Calvino e Pasolini. Usciti a più di dieci anni di distanza uno dall’altro, La ferita dell’aprile (1963), Il sorriso dell’ignoto marinaio (1976) e Retablo (1987), rappresentano gli esiti di un percorso romanzesco composito e nutrito da molteplici suggestioni. Tra le altre opere, vi sono Lunaria (1985); Le pietre di Pantalica (1988); Nottetempo, casa per casa (1992); L’olivo e l’olivastro (1994); Di qua dal faro (1999); Il viaggio di Odisseo (1999); Rappresentare il Mediterraneo (con F. Cassano, 2000); La terra di Archimede (con S. Russo e G. Voza, 2001); Omaggio al Quirinale (2004); Il corteo di Dioniso (2009); La mia isola è Las Vegas (2012).