Favola metropolitana ambientata a Roma, città d'adozione dell'autore, presenta in chiave ironica il concetto di talento raffigurandolo nelle sue variegate manifestazioni esperienziali: in bilico tra chi sceglie di lasciarlo avvizzire e chi, non accontentandosi di sfruttarlo blandamente, preferisce coltivarlo e accrescerlo, mostra come tramite un esercizio e una dedizione costante si possano potenziare realmente le inclinazioni di ciascuno, anche se atipiche e singolari.
Favola metropolitana ambientata a Roma, città d'adozione dell'autore, presenta in chiave ironica il concetto di talento raffigurandolo nelle sue variegate manifestazioni esperienziali: in bilico tra chi sceglie di lasciarlo avvizzire e chi, non accontentandosi di sfruttarlo blandamente, preferisce coltivarlo e accrescerlo, mostra come tramite un esercizio e una dedizione costante si possano potenziare realmente le inclinazioni di ciascuno, anche se atipiche e singolari.
Protagonista della storia è Daniele, prestigiatore dilettante che vive perpetrando una cronica indolenza umana e spirituale che rifugge da qualunque forma di impegno. Gli studi universitari, la carriera lavorativa, le relazioni interpersonali, per lui tutto risulta eccessivamente gravoso, spossante. “Accontentarsi” è il suo unico credo. Un giorno però, questo circolo vizioso viene interrotto da un accadimento imprevisto: durante l'ennesimo spettacolino malpagato per intrattenere dei bambini, Daniele si rende conto del fatto che i suoi giochi di prestigio, apparentemente artificiali e truccati, riescono realmente per “magia”. La scoperta di queste prodigiose capacità lo induce ad indagare sulla natura del dono che sembra possedere, per condurlo infine a riconsiderare alcune delle sue stesse scelte di vita. Per la prima volta affronta un duro percorso di introspezione il cui livello si rifletterà proporzionalmente sulla difficoltà di realizzare il suo più ardito numero di illusionismo, nel quale la sua stessa vita sarà messa a repentaglio. Ad accompagnarlo in questa avventura ci sarà l’altrettanto inaspettata amicizia di Carlo, conosciuto durante una sua esibizione, e la presenza ingombrante dell’ombra della relazione finita con la fidanzata di un tempo.
La trasposizione di molti vissuti emotivi dell’autore nelle vicende create ha reso possibile la trasformazione di questa storia in una sorta di meta biografia, dove il binario dell’apparenza viene percorso su due livelli: narrativo, per la preferenza di alcuni escamotage che compongono l’intreccio della trama; contenutistico, per l’individuazione metaforica della prestidigitazione quale espressione sintomatica dei tormenti interiori e delle scelte umane e professionali del protagonista.
Realizzato grazie alla palpabile sintonia tra disegnatore e autore, l’articolato obiettivo del dialogo tra le due scritture, quella figurativa e quella testuale e la loro contestualizzazione tramite la grafica che le supporta fisicamente, risulta raggiunto.
Favola metropolitana ambientata a Roma, città d'adozione dell'autore, presenta in chiave ironica il concetto di talento raffigurandolo nelle sue variegate manifestazioni esperienziali: in bilico tra chi sceglie di lasciarlo avvizzire e chi, non accontentandosi di sfruttarlo blandamente, preferisce coltivarlo e accrescerlo, mostra come tramite un esercizio e una dedizione costante si possano potenziare realmente le inclinazioni di ciascuno, anche se atipiche e singolari.
Protagonista della storia è Daniele, prestigiatore dilettante che vive perpetrando una cronica indolenza umana e spirituale che rifugge da qualunque forma di impegno. Gli studi universitari, la carriera lavorativa, le relazioni interpersonali, per lui tutto risulta eccessivamente gravoso, spossante. “Accontentarsi” è il suo unico credo. Un giorno però, questo circolo vizioso viene interrotto da un accadimento imprevisto: durante l'ennesimo spettacolino malpagato per intrattenere dei bambini, Daniele si rende conto del fatto che i suoi giochi di prestigio, apparentemente artificiali e truccati, riescono realmente per “magia”. La scoperta di queste prodigiose capacità lo induce ad indagare sulla natura del dono che sembra possedere, per condurlo infine a riconsiderare alcune delle sue stesse scelte di vita. Per la prima volta affronta un duro percorso di introspezione il cui livello si rifletterà proporzionalmente sulla difficoltà di realizzare il suo più ardito numero di illusionismo, nel quale la sua stessa vita sarà messa a repentaglio. Ad accompagnarlo in questa avventura ci sarà l’altrettanto inaspettata amicizia di Carlo, conosciuto durante una sua esibizione, e la presenza ingombrante dell’ombra della relazione finita con la fidanzata di un tempo. La trasposizione di molti vissuti emotivi dell’autore nelle vicende create ha reso possibile la trasformazione di questa storia in una sorta di meta biografia, dove il binario dell’apparenza viene percorso su due livelli: narrativo, per la preferenza di alcuni escamotage che compongono l’intreccio della trama; contenutistico, per l’individuazione metaforica della prestidigitazione quale espressione sintomatica dei tormenti interiori e delle scelte umane e professionali del protagonista.
Realizzato grazie alla palpabile sintonia tra disegnatore e autore, l’articolato obiettivo del dialogo tra le due scritture, quella figurativa e quella testuale e la loro contestualizzazione tramite la grafica che le supporta fisicamente, risulta raggiunto. Al lettore incuriosito, talvolta disilluso, che interagisce fortemente con la storia, il contenuto del libro arriva quale strumento in grado di produrre significati ed alimentare il senso della possibilità della vita.
A seguito di alcune prove in bicromie di vari toni, la scelta è ricaduta su una “sottrazione estetica” indirizzata verso l’utilizzo preminente di un grigio che esaltasse le componenti volumetriche. Il bianco e nero, arricchito da sfumature acquerellate, esprime la comune volontà dello sceneggiatore e del disegnatore di soddisfare il conseguimento di una soluzione che valorizzi al massimo sia le scene più leggere sia quelle più introspettive. La copertina del volume, con tinte più marcatamente pittoriche, è realizzata in ogni sua fase senza il ricorso a tecniche digitali. L’introduzione è di Paolo Nori, scrittore emiliano che ha omaggiato il volume con il testo scritto in seguito alle appassionate richieste dello sceneggiatore che lo stima fortemente. L’ampia sezione di “making of” analizza la creazione dei personaggi e degli ambienti, in ossequio alla linea editoriale utilizzata dalla Tunué per la collana Prospero's Books.
Non c'è trucco
Pubblicazione Non c'è trucco
Spigolatura Non c'è trucco
Per reperire la documentazione sui vari luoghi da rappresentare nella storia, il disegnatore scatta molte foto in giro per la capitale, soprattutto di notte, per evitare traffico e turisti. Durante uno di questi tour fotografici, viene fermato da una pattuglia di polizia che gli chiede spiegazioni sull’ambiguità dei luoghi fotografati, delle angolazioni singolari, dell’ora scelta. Quando l’autore risponde dicendo di essere uno sceneggiatore di fumetti che sta facendo un reportage per il suo prossimo libro, i sospetti delle forze dell'ordine aumentano e decidono di effettuare un controllo per verificare l’esistenza di eventuali precedenti.