Salvatore De Pasquale: La Tortorella, 1929 c.a.

Testo Ridotto: 

L’opera, conservata nelle collezioni della Provincia Regionale di Messina, era ritenuta dispersa.  Nel 2008, lo storico d’arte Luigi Giacobbe con un articolo sulla rivista Karta, inquadra questa tavola dipinta a olio all’interno della produzione, ancora poco conosciuta, di Salvatore De Pasquale. Presentata nel 1929 alla II Mostra d’arte del sindacato fascista delle arti a Palermo, insieme con altri due dipinti e un’incisione, La Tortorella meritò la allora rara, riproduzione fotografica sul catalogo dell’esposizione.

Testo Medio: 

L’opera, conservata nelle collezioni della Provincia Regionale di Messina, era ritenuta dispersa.  Nel 2008, lo storico d’arte Luigi Giacobbe con un articolo sulla rivista Karta, inquadra questa tavola dipinta a olio all’interno della produzione, ancora poco conosciuta, di Salvatore De Pasquale. Presentata nel 1929 alla II Mostra d’arte del sindacato fascista delle arti a Palermo, insieme con altri due dipinti e un’incisione, La Tortorella meritò la allora rara, riproduzione fotografica sul catalogo dell’esposizione.Tale riproduzione fu inserita dai curatori del catalogo Gli Anni dimenticati (1998), mostra fondamentale per lo studio di un periodo della storia dell’arte messinese, allora non organicamente affrontato. Tuttavia fino all’intervento di Luigi Giacobbe del ritratto non si avevano più notizie certe. E’ unanimemente considerato espressione di quella corrente pittorica denominata Realismo Magico, cui appartengono anche molte delle altre opere esposte alla mostra del ’29, compreso Passando, suggestiva opera di Adolfo Romano, altro messinese presente alla mostra di Palermo.  Il termine realismo magico fu usato per la prima volta nel 1925 dal critico tedesco Franz Roh per descrivere il realismo dettagliato e straniante che si andava diffondendo in Germania per contatto con Novecento di Margherita Sarfatti e il così detto ritorno all’ordine. Le tendenze classiciste che divennero prevalenti alla fine degli anni ’20, costituirono la precoce scomparsa in Italia dell’Avanguardia, e il definitivo trionfo di quella pittura come tradizione e mestiere che modernamente aveva riportato in auge De Chirico con Metafisica. Esponenti del realismo magico furono i pittori: Antonio Donghi, Felice Casorati, Ferruccio Ferrazzi, Ubaldo Oppi etc. Così come per le opere di questa corrente, anche nella tavola di De Pasquale si coglie una rappresentazione fedele al dato reale, interessata alla resa dei particolari della vita quotidiana, tuttavia immersa in una tensione atemporale e metafisica.

Testo Esteso: 

L’opera, conservata nelle collezioni della Provincia Regionale di Messina, era ritenuta dispersa.  Nel 2008, lo storico d’arte Luigi Giacobbe con un articolo sulla rivista Karta, inquadra questa tavola dipinta a olio all’interno della produzione, ancora poco conosciuta, di Salvatore De Pasquale. Presentata nel 1929 alla II Mostra d’arte del sindacato fascista delle arti a Palermo, insieme con altri due dipinti e un’incisione, La Tortorella meritò la allora rara, riproduzione fotografica sul catalogo dell’esposizione.Tale riproduzione fu inserita dai curatori del catalogo Gli Anni dimenticati (1998), mostra fondamentale per lo studio di un periodo della storia dell’arte messinese, allora non organicamente affrontato. Tuttavia fino all’intervento di Luigi Giacobbe del ritratto non si avevano più notizie certe. E’ unanimemente considerato espressione di quella corrente pittorica denominata Realismo Magico, cui appartengono anche molte delle altre opere esposte alla mostra del ’29, compreso Passando, suggestiva opera di Adolfo Romano, altro messinese presente alla mostra di Palermo.  Il termine realismo magico fu usato per la prima volta nel 1925 dal critico tedesco Franz Roh per descrivere il realismo dettagliato e straniante che si andava diffondendo in Germania per contatto con Novecento di Margherita Sarfatti e il così detto ritorno all’ordine. Le tendenze classiciste che divennero prevalenti alla fine degli anni ’20, costituirono la precoce scomparsa in Italia dell’Avanguardia, e il definitivo trionfo di quella pittura come tradizione e mestiere che modernamente aveva riportato in auge De Chirico con Metafisica. Esponenti del realismo magico furono i pittori: Antonio Donghi, Felice Casorati, Ferruccio Ferrazzi, Ubaldo Oppi etc. Così come per le opere di questa corrente, anche nella tavola di De Pasquale si coglie una rappresentazione fedele al dato reale, interessata alla resa dei particolari della vita quotidiana, tuttavia immersa in una tensione atemporale e metafisica.Tensione resa dalla fissità del soggetto e dall’estraneità della giovane effigiata rispetto alla tortora che la bella mano tiene davanti a lei. La posa di spalle è stata correttamente riportata da Giacobbe nell’alveo delle citazioni classiciste, con un rimando alla Beatrice Cenci (1662 c.a.) di Palazzo Barberini, attribuita incertamente a Guido Reni o Elisabetta Sirani.  Il classicismo però non è totale e il dipinto risente della matrice eclettica della formazione di De Pasquale. La spessa linea di contorno, le lumeggiature e la corposità materica del piumaggio della colomba rimandano al divisionismo di Boccioni e più in generale al contatto di De Pasquale con i maggiori centri della cultura del primo Novecento, laddove la pittura, attraverso l’impressionismo e le avanguardie, si era emancipata dalla realtà per affrontare un solitario percorso di auto analisi e sperimentazione. Per via del numero notevole di tappe toccate da De Pasquale durante la sua stagione formativa in giro per il mondo (Svizzera, Francia, Inghilterra, India e Sri Lanka), gli studiosi ritengono accessibile solo una parte della produzione di De Pasquale, dimenticando che il pittore lavorò e operò principalmente nella sua città, e fino alla sua morte, a contatto con le committenze più esigenti e prestigiose. Di lui scrive un contemporaneo, il giornalista Ivanoe Fossani: “Il pittore Salvatore De Pasquale, piccolo, segaligno, tutto nervi, occhi vivacissimi, barbetta breve, già conosciuto dagli esoterici dell’arte, ha in grande onore, oltre altre qualità, la modestia”. La descrizione dell’artista sembra avere un corrispettivo nell’abilità e nella vivacità con cui si De Pasquale si destreggiò tra gli stili, adattandosi ai contesti, e alle richieste della clientela, cimentandosi nella copia, suoi le gigantografie di celebri capolavori per la villa di Eugenio De Pasquale a Contesse, e nella stesura di progetti, come quello presentato nel 1930 per una fontana, poi non realizzata, in piazza Unità d’Italia. 

Galleria Immagini: 

La Tortorella, 1929 c.a.

  • Salvatore De Pasquale: La Tortorella, 1929 c.a.,olio su tavola, 49 x 39, 4 cm, Provincia Regionale di Messina.
  • Salvatore De Pasquale: La Tortorella (particolare), 1929 c.a.,olio su tavola, 49 x 39, 4 cm, Provincia Regionale di Messina.
Credits: 
Archiviomumart, Magika.
Gallerie Immagini Secondarie: 

Galleria Opere Salvatore De Pasquale

  • Salvatore De Pasquale:Il ritorno dal lavoro, 1916, olio su legno, 16 x 25 cm.
  • Salvatore De Pasquale:La conchiglia, 1926,olio su tavaola, 71 x 57 cm, Museo Regionale di Messina.
  • Salvatore De Pasquale: Fede, Giustizia, Speranza, Carità, affresco, cappella Pierce, Cimitero Monumentale di Messina.
  • Salvatore De Pasquale: Allegoria della pittura, (dal foyer del distrutto Teatro Peloro), olio su tavola, 100 x 200 cm, 1932, Collezione privata.
  • Salvatore De Pasquale: Zeus e Antiope (?), (dal foyer del distrutto Teatro Peloro), olio su tavola, 100 x 200 cm, 1932, Collezione privata.
Credits: 
Sicania; Archiviomonumart/Magikamessina
Data Luogo Opera: 
Tag Principali: 
QR Code: 

Tag Tecnica: 
Tag Tipo Opera: